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32-41 di 42 documenti del Cinquecento
Jean CHASSANION

Histoires memorables des grans et merveilleux jugemens et punitions de Dieu

Jean Le Preux, Genève 1586 (I ed. 1581).

Trattato sulle punizioni divine, contiene anche un capitolo dedicato agli illusionisti e agli intrattenitori ("Des magiciens & enchenteurs"). Riporta tra l'altro una delle descrizioni più antiche del numero chiamato "Bullet Catch" (o "Bullet Trick"), performance di repertorio in cui persero la vita almeno dodici illusionisti. L'episodio narrato da p. 136 parla di un uomo chiamato Couleu, che girava di città in città con pistole e archibugi e si faceva sparare addosso acchiappando i proiettili con le mani e senza riportare ferite.

Girolamo BARGAGLI

Dialogo de giuochi che nelle vegghie sanesi si usano di fare

Giovanni Griffio, Venezia 1592.

Collezione di giochi di società diffusi a Siena nel Cinquecento.

Tomaso GARZONI

La Piazza universale de tutte le professioni del mondo

Giovanni Battista Somasco, Venezia 1593 (I ed. 1589).

Trattato enciclopedico su tutti i mestieri e le professioni del mondo (compresa l'arte di non far nulla), è un composito mosaico di citazioni di altri libri che coglie la quotidianità anche nei suoi aspetti più umoristici e grotteschi. In questa edizione il libro si apre con una dedica al prestigiatore mantovano Abramo Colorni (1544-1599). Tra le professioni non manca quella "de maghi, incantatori o venefici, o malefici, o negromanti largamente presi, e prestigiatori, e strie." (Discorso XLI alle pp. 417 e segg.)

Horatio GALASSO D'ARIENZO

Giuochi di carte bellissimi di regola e di memoria

Venezia 1593.

Ricca collezione di giochi di prestigio con le carte e di tecniche mnemoniche, è una delle prime opere a stampa a descrivere il principio "un passo avanti" e il preordinamento di un mazzo di carte su base matematica. Quattro anni dopo la sua uscita il volume verrà plagiato nei Giuochi di carte bellissimi composti per il Cartaginese (1597).

CARTAGINESE

Giuochi di carte bellissimi composti per il Cartaginese

Francesco Dalle Donne, Verona 1597.

Plagio dei Giuochi di carte bellissimi di regola e di memoria di Horatio Galasso, pubblicati a Venezia quattro anni prima.

Le dodechedron de fortune

Gilles Robinot, Paris 1615 (I ed. 1560).

Libro di sorte del 1615, può essere navigato come un ipertesto e interrogato facendo uso di un dado a dodici facce (il dodecaedro del titolo).

Pietro ARETINO

Le carte parlanti

Marco Ginammi, Venezia 1650 (I ed. 1584).

Dialogo in cui Pietro Aretino racconta l'esibizione mentalistica di Dalmao, l'illusionista spagnolo che riusciva a leggere nel pensiero le carte da gioco (pp. 213-214). Dalmao potrebbe essere il mago a cui fa riferimento Gerolamo Cardano nel De Subtilitate (1554) e Tomaso Garzoni ne Il serraglio de gli stupori del mondo (1613).

Reginald SCOT

The Discoverie of Witchcraft

Giles Calvert, London 1651 (I ed. 1584).

Edizione 1651 del trattato che Reginald Scot scrisse dopo aver assistito, in qualità di Giudice di Pace, a un processo di stregoneria a Rochester. Visti i supplizi cui fu condannata l'imputata Margaret Simons, Scot decise di intraprendere una vasta indagine sui tecnicismi attraverso cui produrre effetti straordinari che escludono l'intervento diabolico - oggetto delle accuse mosse alla povera strega. Con la guida di un mago francese di nome Cautares, Reginald Scot realizzò la monumentale opera sulla stregoneria che entrerà nella storia come il primo testo in lingua inglese ad occuparsi di giochi di prestigio. Scritto con l'esplicito intento di mettere in guardia da un'applicazione troppo facile dell'aggettivo %u201Cdiabolico%u201D ai fenomeni magici, il libro sulla stregoneria di Scot subì le stesse conseguenze cui andavano incontro le streghe dell'epoca: re Giacomo VI di Scozia, di indole molto superstiziosa, ne fece bruciare tutte le copie in circolazione. Fortunatamente alcuni esemplari si salvarono dai roghi, costituendo oggi un documento di inestimabile valore non soltanto dal punto di vista artistico: per l'epoca in cui venne pubblicato si trattò, infatti, di uno dei più illuminati tentativi di un uso della ragione in ambito giudiziario, ben due secoli prima dello storico Dei delitti e delle pene (1763) di Cesare Beccaria.

Giovanni Battista DELLA PORTA

Della magia naturale

Antonio Bulifon, Napoli 1677 (I ed. 1550).
Reginald SCOT

The Discoverie of Witchcraft

Elliot Stock, London 1886 (I ed. 1584).

Ristampa del 1886 del trattato che Reginald Scot scrisse dopo aver assistito, in qualità di Giudice di Pace, a un processo di stregoneria a Rochester. Visti i supplizi cui fu condannata l'imputata Margaret Simons, Scot decise di intraprendere una vasta indagine sui tecnicismi attraverso cui produrre effetti straordinari che escludono l'intervento diabolico - oggetto delle accuse mosse alla povera strega. Con la guida di un mago francese di nome Cautares, Reginald Scot realizzò la monumentale opera sulla stregoneria che entrerà nella storia come il primo testo in lingua inglese ad occuparsi di giochi di prestigio. Scritto con l'esplicito intento di mettere in guardia da un'applicazione troppo facile dell'aggettivo “diabolico” ai fenomeni magici, il libro sulla stregoneria di Scot subì le stesse conseguenze cui andavano incontro le streghe dell'epoca: re Giacomo VI di Scozia, di indole molto superstiziosa, ne fece bruciare tutte le copie in circolazione. Fortunatamente alcuni esemplari si salvarono dai roghi, costituendo oggi un documento di inestimabile valore non soltanto dal punto di vista artistico: per l'epoca in cui venne pubblicato si trattò, infatti, di uno dei più illuminati tentativi di un uso della ragione in ambito giudiziario, ben due secoli prima dello storico Dei delitti e delle pene (1763) di Cesare Beccaria.

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