Trova il Santo Graal, l’Arca perduta e il mostro di Lochness. Poi confessa la burla e ammette che era tutto un gioco, scegliendo la stessa parola con cui l’avevo definito un anno fa.

Per raccontare l’evoluzione del mito di Rennes-le-Château e del suo tesoro nascosto, nel marzo 2011 avevo usato la metafora del gioco infinito nell’accezione di James Carse. Nel 2003, dopo la pubblicazione de Il codice Da Vinci, il gioco era stato preso in mano da Bill Wilkinson, uno scrittore inglese che raccontò di aver trovato la tomba di una donna risalente al primo secolo, sepolta ai piedi della collina di Rennes-le-Château coperta da un drappo templare. Accanto a lei, alcune monete romane dell’epoca di Gesù e una coppa. Si trattava di Maria Maddalena e del Santo Graal? “L’uomo della tomba” (The Tombman) anagrammò il suo nome, e firmandosi Ben Hammott realizzò un gigantesco sito web, girò un film insieme a Renè Barnett e scrisse svariati libri sull’argomento.

Apprezzando il risvolto ludico delle scoperte di Wilkinson, nel mio articolo ironizzavo sull’operazione dedicandole una sola riga:

Alcuni produttori cinematografici affermano di aver trovato nei dintorni una tomba templare contenente il corpo della Maddalena, il Santo Graal, delle monete romane e reliquie di ogni tipo.

Molti appassionati – anche italiani – avevano accolto con interesse le sue rivelazioni, attribuendo loro una certa credibilità. Tale costruzione mitologica, del tutto prevedibile secondo lo scenario del gioco infinito ma priva di fascino autentico e poco rispettosa dell’estetica del mito originario, mi aveva sempre lasciato piuttosto indifferente: intervistato sull’argomento, avevo risposto in modo vago alla rivista Fenix, dubitando che la mitologia eretta da Wilkinson avrebbe retto alla prova del tempo.

Quel giorno è arrivato, e il 14 marzo 2012 Bill Wilkinson ha vuotato il sacco sul forum curato da Andy Gough. E per definire il ruolo dei tanti che l’hanno ingenuamente sostenuto, in linea con il modello da me proposto, ha scelto la metafora del gioco:

Tutto ciò che ho detto di aver scoperto è una bufala, realizzata da me e da me soltanto.
Sandy, Bill, Pat, Renè e Bruce, mio fratello e tutti gli altri non erano che pedine inconsapevoli nel mio gioco – così lo definisco in mancanza di una parola migliore. Non so perché io abbia fatto una cosa del genere, o perché abbia portato avanti quello che in un primo momento era uno stupido scherzo che col tempo è sfuggito dal mio controllo. NOn volevo ingannare nessuno, anche se poi devo ammettere che quello che seguì fu un inganno bello e buono.
Forse l’ho fatto per i soldi, anche se le entrate sono state molto scarse e mi sono presto reso conto che si trattava di un’operazione poco redditizia.
L’ho fatto per la fama e l’attenzione? Forse. In alcune occasioni mi ha fatto piacere, ma non era ciò che mi spingeva davvero.
Forse l’ho fatto soltanto per dimostrare a me stesso che avrei potuto farla franca. Davvero non lo so.
So che chiedere scusa ai tanti amici e conoscenti che ho ingannato nel corso degli anni non può in alcun modo compensare quello che ho fatto. Probabilmente non c’è nulla che io possa dire o fare ora per riparare il torto. Ma io sono molto, molto dispiaciuto e so che perderò molti di loro, e questa perdita – a parte il reiterato inganno – è forse la conseguenza peggiore del mio spregevole comportamento, di cui sono davvero turbato.
Ho guadagnato alcune somme dalle mie rivelazioni, sì, e anche attraverso la vendita dei libri, ma quasi tutti i soldi li ho reinvestiti in ulteriori ricerche e nei miei molti viaggi a Rennes-le-Château per cercare di trovare qualcosa di reale che credo ancora si trovi lì. È una cosa che continuerò a fare. Credo che Saunière abbia scoperto un segreto, qualcosa di nascosto nei pressi di Rennes-le-Château, e che ci sia qualcosa di veramente sorprendente da trovare. È qualcosa che continuerò a cercare.
Non ho avuto che enormi sfortune da quando mi sono imbattuto nella vicenda di Rennes-le-Château: lo devo a un cattivo karma, quasi certamente. Oggi non ho né denaro, né una vita familiare, non ho casa e mi sono rimasti pochi amici. Probabilmente è quello che mi meritavo.
Mi scuso con tutti coloro che mi hanno sostenuto nel corso degli anni, tutti coloro che hanno comprato il mio libro, ma più di tutto mi scuso con i miei amici e parenti che ho trascurato. Non ci sono scuse sufficienti nei confronti di Sandy, Bill, Renè e di molti altri, che sono stati cari amici e che mi hanno sostenuto in tutti questi anni. Ho mentito e ingannato in una maniera così grande che non posso neppure sperare di essere perdonato. Chiunque voglia essere rimborsato per le spese sostenute nell’acquisto del mio libro non ha che da contattarmi per il rimborso, e non appena avrò recuperato un po’ di soldi lo rimborserò.
Ben Hammott

Nel frattempo, Wilkinson era riuscito nell’impresa di fotografare il mostro di Lochness e l’Arca dell’Alleanza.

L’Arca dell’Alleanza (a sinistra) e il mostro di Lochness (a destra) in due fotografie di Bill Wilkinson

Uno dei risvolti della vicenda è degno di nota: Wilkinson ha fatto crollare la grotta all’interno della quale aveva collocato i falsi resti di Maria Maddalena e le varie reliquie acquistate su Ebay. Nel cuore della collina di Rennes-le-Château, dunque, si trova oggi una grotta inaccessibile, che custodisce alcuni dei manufatti da lui piazzati ad arte per girare il suo film. Resti che un giorno verranno riportati alla luce da uno dei nostri pronipoti, magari tra alcuni secoli. Quel giorno, la storia di Wilkinson potrebbe essersi perduta nelle pieghe del tempo, e per gli archeologi del futuro non sarà facile spiegare la presenza di monete palestinesi nel cuore dei Pirenei, a poca distanza dal luogo dove visse il sacerdote che si arricchì grazie a un tesoro misterioso.

Da oggi, grazie a Wilkinson, chi potrà dire che non c’è davvero un tesoro sorprendente ai piedi della collina di Rennes?

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