Essere atei implica la mancanza di profonde emozioni spirituali? Non necessariamente.

Recentemente sono state ritrovate le ceneri di alcuni quadri di Picasso, Matisse, Gauguin e altri grandi pittori. È sospettata di averli bruciati una donna polacca, madre del ladro che li sottrasse nell’ottobre 2012 dal museo Kunsthal di Rotterdam.

Il fatto riporta alla mente il curioso studio che Jesse Prinz condusse con Angelika Seidel presso la City University of New York (CUNY). I due ricercatori rivolsero ai soggetti la seguente domanda:

Immagina che la Gioconda venga distrutta dal fuoco, e che il Louvre possieda una sua copia così perfetta da ingannare anche i più grandi esperti. Se si potesse mostrare solo una cosa, preferiresti che fossero esposte le ceneri o il duplicato?

L’80% dei soggetti intervistati rispose che preferiva le ceneri.

Sembra, dunque, che tendiamo ad attribuire un significato quasi magico agli originali. Tale “aura” ha un effetto trasversale su atei, agnostici e credenti. Lo stesso Prinz, ateo dichiarato, si è ispirato alle proprie emozioni per elaborare lo studio sulla Gioconda. Come scrive nel suo articolo “Come funziona la meraviglia”,

Seppure mi dichiari ateo, ho impiegato un po’ di tempo per capire che sono una persona spirituale. Frequento regolarmente i musei per soffermarmi, in silenziosa reverenza, di fronte alle opere d’arte che amo. (1) 

E tu, preferiresti che fossero esposte le ceneri o il duplicato? (2) 


Note

1. Jesse Prinz, “How wonder works” in Aeon Magazine, 21.6.2013.

2. Grazie a Ferdinando Buscema per la segnalazione dell’articolo di Jesse Prinz.

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