È difficile “vedere” cosa sta pensando qualcuno: di solito ci si basa sul tono della voce, la postura e l’espressione del viso. Nei fumetti è più semplice: le nuvole che contengono i pensieri sono collegate alla testa da nuvolette sempre più piccole – il che rende facile “leggere” nella mente del protagonista.

A teatro sono necessarie convenzioni diverse. Nel suo spettacolo “InvisibilMente” il gruppo Menoventi proietta i pensieri dei due protagonisti su uno schermo alle loro spalle. Gli attori accolgono il pubblico all’ingresso come farebbero delle semplici maschere, e mantengono tale ruolo fino alla fine dello spettacolo. Poiché lo show tarda a iniziare, i due entrano in scena per spiegare il ritardo. All’improvviso, e a loro insaputa, i loro pensieri più intimi compaiono sullo sfondo. Il pubblico può letteralmente “leggere” nella loro mente, e la complessa interazione tra il discorso alle loro spalle e quello in primo piano, recitato dai due personaggi, ha giustamente guadagnato allo spettacolo l’aggettivo di “surreal-popolare”. Un’idea semplice e d’effetto, che ho apprezzato alle Artificerie Almagià di Ravenna l’11 maggio 2012.

Alessandro Miele e Consuelo Battiston

Per consentire al lettore di “vedere” nel pensiero di un individuo, sulla rivista Fantastic del dicembre 1955 John Toland usa una terza convenzione: il carattere in corsivo.

Russell Peters, protagonista del racconto “The Man Who Reads Minds” (L’uomo che legge nella mente), scopre tutto d’un tratto di sentire i pensieri degli altri mentre si trova sulla metropolitana. Perché ‘sto stupido non toglie il gomito dal mio giornale? si chiede una biondina mentre Russell si aggrappa per non cadere durante una curva. Chi legge capisce subito che il corsivo svela i pensieri dei passeggeri della metropolitana, che il protagonista è costretto a sentire senza che loro se ne accorgano. All’inizio Russell crede di aver a che fare con una ventriloqua di professione, per poi rendersi conto di aver acquisito un superpotere.

Durante un incontro con il suo datore di lavoro, l’uomo può cogliere i primi frutti del potere: «Sì, sto leggendo nella sua mente, signore.» Confuso, il capo replica: «Ma che razza di trucco è questo?» Ma davvero quest’uomo è in grado di farlo? Ho sentito in televisione di un tizio che... «Certo che sono in grado di farlo. E sono anche molto meglio di Dunninger, perché posso leggere nel pensiero parola per parola.» «Ma io non...» credo alla telepatia. «Non crede alla telepatia. So che è difficile crederci. Mi è capitato questa mattina per la prima volta.»

Scettico, il capo lo mette alla prova: «Dimmi allora a cosa sto pensando.» Torta alle fragole, torta ai mirtilli... «Torta alle fragole, torta ai mirtilli!» D’in su la vetta della torre antica... «...passero solitario, alla campagna cantando vai.»

Il suo salto professionale non è comunque proporzionato all’eccezionalità della condizione: condotto ai piani alti dell’azienda, gli viene raddoppiato lo stipendio e gli viene concessa mezza giornata di riposo. Più interessanti i pensieri che fa sulla strada del ritorno verso casa:

Ricordava di aver letto la storia di un uomo dai poteri telepatici che era impazzito, essendo costretto a confrontarsi con i pensieri più crudeli e spietati che si nascondevano nella mente degli altri (come se gli altri avessero pensieri più cattivi di quelli che abbiamo noi). Nella sua esperienza, però, succedeva il contrario: trovava che le persone erano decisamente più interessanti da quando si accorgeva che le loro azioni più stupide e incaute erano fatte quasi sempre con le migliori intenzioni. [...] Era meravigliato dall’improvvisa mancanza di paura verso gli sconosciuti. In un attimo il mondo era diventato un luogo intimo. (1) 

Un’autentica lettura del pensiero rendeva inutili (e fuorvianti) anche le più sofisticate tecniche mentalistiche di lettura dei segnali del corpo:

Ad esempio il giovane dallo sguardo truce che sedeva di fronte a lui aveva un aspetto scontroso e arrogante, ma nella sua mente c’erano solo pensieri romantici rivolti alla timida ragazza che sedeva accanto a lui. In pochi istanti Russell scoprì che il ragazzo aveva preso la metropolitana proprio a quell’ora di pranzo per sedersi accanto a lei. Nonostante fossero trascorsi due mesi, però, non aveva osato tentare alcun approccio. (2) 

Poiché anche la ragazza nutriva sentimenti simili per il giovane, Russell si avvicina a lui dicendogli «Lei vuole che tu ti faccia avanti» e sussurrando alla ragazza: «Lui vuole conoscerti ma non riesce a dirtelo.»

Dopo aver sorriso a entrambi, prese il Daily News dalle mani della ragazza e lo diede a lui. Entrambi lo guardarono come si guarda un pazzo. L’uomo corse verso l’uscita e raggiunse la banchina mentre le porte si stavano già chiudendo. Poi sbirciò dalla finestra e vide i due chiacchierare amichevolmente. (3) 

Russell usa il suo potere per risolvere problemi di poco conto, proprio come Superman. Accorgendosi del paradosso, Umberto Eco aveva scritto:

Superman svolge la sua attività a livello della piccola comunità in cui vive (Smallville nella fanciullezza, Metropolis da adulto) e [...] se pure affronta con disinvoltura viaggi in altre galassie, ignora praticamente, non dico la dimensione “mondo”, ma la dimensione “Stati Uniti”. [...] Abbiamo in Superman un perfetto esempio di coscienza civile completamente scissa dalla coscienza politica. Il civismo di Superman è perfetto, ma si esercita e si configura nell’ambito di una piccola comunità chiusa. È singolare come, volgendosi al bene, Superman spenda enormi energie per organizzare spettacoli di beneficenza, onde raccogliere denari per orfani e indigenti. Il paradossale spreco di mezzi (la stessa energia potrebbe essere impiegata per produrre direttamente ricchezze o per modificare radicalmente situazioni più vaste) non cessa di colpire il lettore, che vede Superman perennemente impegnato in spettacoli di tipo parrocchiale. (4) 

L’altro dettaglio curioso riguarda il contrasto tra l’ammiccante copertina e la pruderie del racconto di Toland. Sulla prima pagina, il titolo “L’uomo che legge nella mente” era reso più provocante dall’inciso tra parentesi “(conosceva tutti i segreti più intimi di lei)”. Coerentemente con il tono allusivo, le lunghe gambe ritratte da Edward Valigursky promettevano risvolti bollenti – ma erano, in realtà, una cifra stilistica ricorrente nella produzione dell’artista americano. (5) 

Copertine di Edward Valigursky da Fantastic di dicembre 1955, dicembre 1956 e febbraio 1958.

Nel corso del testo, infatti, non c’è traccia di erotismo. Il massimo della trasgressione si raggiunge nell’incontro di Russell con Juno – rigorosamente “moglie” e “amore della sua vita” – che Toland risolve con prosa imbarazzata:

Quando Russell, con il suo pigiamino contenitivo a scacchi entrò nel letto matrimoniale, si stupì di scoprire telepaticamente che Juno – proprio come lui – era ansiosa di esplorare persorsi inediti. I due maturarono così nuove esperienze lungo strade di fronte alle quali i benpensanti avrebbero sollevato il sopracciglio. (6) 

Il racconto si chiude dopo poche pagine, senza mai decollare e lasciando in sospeso un soggetto che avrebbe meritato sviluppi più brillanti.


Note

1. John Toland, “The Man Who Reads Minds”, Fantastic, Vol. 4, N. 6, dicembre 1955, pp. 51-52.

2. John Toland, op.cit., pp. 51-52.

3. John Toland, op.cit., p. 52.

4. Umberto Eco, Apocalittici e integrati, Bompiani, Milano 1964, pp. 219-261.

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6. John Toland, op.cit., p. 57.

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