Il modo migliore per commemorare il 70° anniversario dello sbarco in Normandia è riscoprire l’opera “I novemila caduti” realizzata nel 2013 dagli artisti inglesi Jamie Wardley e Andy Moss.

Che la meraviglia si possa usare per scopi militari è cosa nota. Nel 1996 Harlan K. Ullman e James P. Wade scrissero un libro che teorizzava l’uso dello stupore a fini bellici: si intitolava Shock and Awe (che può tradursi in “Colpisci e stupisci”) e nel 2003 il governo americano usò l’espressione per definire il massiccio attacco aereo dell’Iraq da parte di millesettecento mezzi. Il fitto bombardamento, mirato a prendere di sorpresa gli iracheni e paralizzarli psicologicamente – oltre che militarmente – era in linea con la teoria di Ullman e Wade; secondo i due autori, fare la voce grossa e mettere in campo mezzi mastodontici evoca

la percezione e l’aspettativa di una sconfitta certa, la minaccia e il timore di azioni che possano bloccare completamente o in parte la società del nemico o azzerare la sua capacità di combattere senza arrivare alla completa distruzione fisica. (1) 

Dal cavallo di Troia alle bombe atomiche, fino agli attentati alle Torri Gemelle, la storia umana è costellata di episodi di morte e distruzione in cui il gigantismo ha avuto un impatto psicologico determinante, facendo precipitare le vittime in una condizione di impotenza e vulnerabilità. Ma se, in questi casi, lo stupore è stato usato per annientare gli esseri umani, ogni epoca ha dovuto fare i conti con la resistenza di individui illuminati: uomini che hanno usato la stessa arma contro regimi violenti e repressivi.

L’imponente “marcia del sale” organizzata nel 1930 dal Mahatma Gandhi contro l’oppressione inglese coinvolse decine di migliaia di persone, durò ventiquattro giorni e coprì una distanza di quasi quattrocento chilometri. Il tutto si svolse senza alcun atto di violenza, gettando nello sconcerto il governo per le dimensioni della protesta. L’impatto psicologico dell’azione fu tale che il battaglione dei Royal Garhwal Rifles si rifiutò di sparare sui manifestanti, ricevendo per questo dure sanzioni.

Qualche anno più tardi Martin Luther King propose una simile azione choc per opporsi alla segregazione razziale sui mezzi di trasporto pubblici: per più di un anno, dal 5 dicembre 1955, la comunità nera di Montgomery smise di usare gli autobus. L’operazione fu decisa e coordinata in soli quattro giorni, cogliendo di sorpresa le forze dell’ordine e raccogliendo un’adesione di oltre il 90 per cento dei neri. Contro ogni aspettativa, i tassisti di colore contribuirono allo sconcerto abbassando il prezzo delle corse e allineandolo a quello degli autobus. La polizia tentò invano di fermare il boicottaggio, che si concluse solo quando la Corte Suprema degli Stati Uniti dichiarò fuorilegge la segregazione razziale sui mezzi di trasporto.

Il mondo dell’arte ha sfruttato il gigantismo per promuovere gli stessi ideali. Il 21 settembre 2013 Wardley e Moss hanno ricordato i novemila morti dello sbarco in Normandia sulla spiaggia di Arromanches – dove il 6 giugno 1944 si scontrarono le forze alleate e i tedeschi. Che cosa sarebbe successo se ciascun cadavere avesse lasciato sulla sabbia un’impronta durevole nel tempo? Quale sarebbe stato l’impatto visivo di novemila corpi, accasciati l’uno accanto all’altro? Sin dal primo mattino, centinaia di persone hanno usato degli stencil per creare impronte umane sulla spiaggia.

Fotografia riprodotta per gentile concessione di Jamie Wardley.

L’obiettivo era raggiungere il considerevole numero di novemila silhouette entro le tre del pomeriggio. Numerose fotografie aeree documentano un’opera dalla lunghezza complessiva di oltre un chilometro.

Fotografia riprodotta per gentile concessione di Jamie Wardley.

La forza simbolica del cimitero così concepito è stata ulteriormente rafforzata dall’arrivo dell’alta marea, prevista per le tre del pomeriggio: l’acqua ha cancellato le silhouette, rappresentando nel modo più efficace l’esperienza dei caduti – le cui vite sono state letteralmente spazzate via dalla guerra.

Questa storia è tratta da L’arte di stupire, un manuale della Meraviglia scritto da Mariano Tomatis e Ferdinando Buscema.


Note

1. Harlan K. Ullman e James P. Wade, Shock And Awe: Achieving Rapid Dominance, National Defence University, Washington (District of Columbia) 1996, cap. 5.

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