Nel 1890 le pareti di Torino si riempirono delle pubblicità di Pickman: il mentalista belga si esibì nel Teatro Scribe incontrando un successo strepitoso. La Gazzetta Piemontese dell’11 marzo 1890 descrisse in dettaglio lo spettacolo offerto in anteprima alla stampa. Poiché l’esibizione era difficile inquadrare (arte magica o scienza?), la recensione era introdotta dal titolo “Arti e Scienze”.

Recensione dello spettacolo di lunedì 10 marzo 1890

Da parecchi giorni i torinesi vedono i muri delle case e le tabelle di pubblicità coperti di grandi manifesti, nei quali campeggia la testa d’un uomo dai lineamenti regolari e simpatici e dalla barbetta elegantemente bipartita e sotto questo nome: Pickman. Chi è questo Pickman? La gente si chiede. Che cosa fa? E uno dei soliti prestidigitatori? È un rivale di Donato? È uno scienziato o un giocoliere qualunque? Pickman non è nulla di tutto questo. Il popolino potrebbe chiamarlo con tutta coscienza “un mago”. Egli si denomina da se: liseur de pensees.

Legge nel pensiero? Ma allora è un uomo straordinario, ma allora anzi non è uomo, è un essere superiore. Ma se legge nel pensiero, la parola non ci serve più a nulla, neanche a nasconderlo!…

Insomma noi lasciamo che ciascuno pensi, a questo proposito, quel che più gli pare e piace. Noi ci limiteremo a far della cronaca e della cronaca esatta. Come i lettori sanno, il Pickman, prima di prodursi al pubblico torinese, volle fare alcuni esperimenti dinanzi a un’accolta di persone fra le più serie e le più colte della città. La seduta straordinaria ha avuto luogo ieri a sera nel ridotto del teatro Scribe.

La sala era affollata di gente. Ci saranno state cento o cento cinquanta persone. C’erano personaggi di tutte le classi più elevate; rappresentanti dei Consigli amministrativi, del foro, della scienza e dell’arte medica, dell’esercito e della Stampa. Dell’Università, Naccari, D’Ovidio, Lombroso, Mattirolo, Cognetti De Martiis, Fileti, Giacosa, D’Ercole, Carle, Bozzolo, Ferroglio, Fusinato, Spanna, Castellari, Brusa, Nani, Garelli della Morea, Graf, ecc. C’erano i comm. Corsi, Gamba e Berruti e altri numerosi personaggi autorevoli.

Il Pickman si presentò a questo pubblico, il quale forniva, come si vede, tutte le garanzie della serietà. Egli è un uomo sulla quarantina; biondo fulvo; occhi cerulei; barba alla nazarena; statura giusta; corporatura snella. È nativo di Liegi. Parla la lingua francese con voce non troppo elevata. Ha bella presenza e porgere naturale, senza affettazioni. Egli è un nevropatico, un isterico; e lo dichiara. Fu un tempo al manicomio con la camicia di forza e ancora adesso, talvolta, va soggetto ad attacchi di nevrosi di forme epilettiche.

Non è dunque un uomo normale. Egli subisce la suggestione altrui con la massima facilità, e si trova in continuo stato nevropatico. Gli basta prendere la mano d’una persona e portarsela alle tempia per ottenere la lucidità e la divinazione del pensiero della stessa persona. Gli esperimenti di autoipnotismo vengono fatti al suono di una cetra tedesca. È noto che la musica è un coefficiente favorevole a produrre lo stato sonnambulico nelle persone nevropatiche.

Quello che fa il Pickman nello stato ipnotico è semplicemente meraviglioso, e creder non lo può chi non lo vede. Anche dopo aver veduto si rimane come sbalorditi e ci si perde nel gran mare delle induzioni e dei problemi più straordinari relativi ai fenomeni dell’ipnotismo, alla seconda coscienza, alla chiaroveggenza, alla suggestione, alla trasmissione del pensiero, ecc., ecc. Il Lombroso non si meraviglia quanto i profani di tutte queste cose. Egli spiega la trasmissione del pensiero per mezzo della suggestione come un fenomeno naturale, semplicemente meccanico. Con la sua teoria si risale ai precetti del materialismo. Non vediamo però come si possa spiegare tuttavia il modo con cui questa trasmissione si compie. Spiegazioni non ne dà neanche il Pickman; dice che il suo sistema nervoso è sensibilissimo, e che lo rende anche più sensibile con uso di eccitanti.

Ma veniamo agli esperimenti fatti ieri sera.

La seduta cominciò con alcuni giuochi di prestigio di una semplicità, ma anche di una bellezza meravigliosa. Il Pickman vi sa dire la carta che voi avete pensato senza nessun mezzo od aiuto meccanico; almeno apparente. Dopo questi giuochi si passò alle esperienze propriamente ipnotiche.

Il Pickman prese per mano il prof. Guido Fusinato e gli disse di ordinargli, mentalmente, di compiere una data azione. Frattanto si vide il Pickman cadere in istato ipnotico, poi correre, tenendo sempre per mano il Fusinato, verso un signore seduto nel lato opposto della sala e picchiargli cinque volte sul capo.

Era ciò che il prof. Fusinato aveva pensato dovesse fare!

L’ipnotizzate battendo i colpi sul capo del signore, giunto al terzo, ebbe un istante di esitazione; poi picchiò anche gli altri due colpi. Fusinato, dice che appunto sul terzo colpo il suo pensiero subì un momento di esitazione: gli pareva di vederlo a soffrire troppo e avrebbe voluto abbreviare l’esperimento; poi, col pensiero, insistè sul numero cinque.

Dopo questo esperimento il capitano-medico Ferrero di Cavallerleone e un giovane sottotenente di artiglieria si ritiravano in una stanza attigna.

Qui il tenente scriveva su un foglietto di carta che, fatto un tracciato sul terreno col gesso, il Pickman dovesse seguirlo e a un dato punto fermarsi dinanzi a lui, inginocchiarsi, poi prendergli di mano il berretto e fare il saluto militare. Il biglietto fu piegato e inesso nella giubba dal capitano. Indi quest’ultimo si mise in comunicazione con Pickman, il quale esattamente eseguì ciò che il tenente e il dottore Ferrerò avevano pensato e descritto.

Notisi che durante gii esperimenti il Pickman ha sempre gli occhi rigorosamente e abbondantemente bendati con bambagia e pezzuole. Al bendaggio ieri sera presiedettero gii invitati stessi, fra cui il Lombroso. Escluso quindi ogni sotterfugio.

Col signor Pictot De Fernex il Pickman fece quest’altro esperimento. Il De Fernex si recò in altra stanza, scrisse un numero di parecchie cifre, mise la cartina nella cassa dell’orologio, e bene avvolto nella pelliccia rientrò nella stanza. Messosi con lui in comunicazione, Pickman riscrisse sulla lavagna il numero scritto e custodito.

Un altro esperimento fu fatto col dott. Rodina. Pickman venne messo fuori dell’aula. Era stabilito che uno prendesse, fra parecchi altri, un coltello, e con quello colpisse una persona, lo togliesse qualche oggetto e andasse a nasconderlo: indi riponesse il coltello, facendovi su un segno leggermente percettibile, fra tutti gli altri. Pickmann, rientrato, si pose in contatto col Rodina, e cosi, bendato com’era, trovò il coltello, trovò la persona che aveva finto il ferimento, la persona colpita (il dottor Bozzolo), il sito preciso della ferita, il luogo dovo erano stati posti gli oggetti rubati.

Questo venne chiamato l’esperimento dell’assassinio.

L’ultimo esperimento è stato questo: un signore, mossesi in contatto con Pickman, pensò che questi dovesse andar a togliere gli occhiali al dottor Gancia e porli sul naso del prof. Bozzolo. Questi, sempre bendato, eseguì il comando mentale con una obbedienza e una esattezza meravigliose.

Durante il sonno il Pickman ha dei momenti di titubanza; si direbbe che non discerne bene l’oggetto che ricerca; allora ricorre a quegli da cui riceve la suggestione, gli prende la mano e se la pone alle tempia. Il Pickman ci diceva ieri sera che, dopo questi esperimenti, si trova in istato di prostrazione; soffre; ha esplosioni di pianto, che però lo sollevano. Dice che egli prova piaceri e gioie, che assolutamente gli altri non conoscono.

Non diciamo gli applausi e i commenti. Uscendo dallo Scribe tutti si affollavano intorno a Lombroso per sentire che cosa ne pensasse lui; e Lombroso pensa che il Pickman sia un vero nevropatico, che subisca la suggestione ipnotica, che in quello che fa non vi sia ombra di inganno.

Il pubblico torinese può ora andar a vedere coi proprii occhi. Il primo trattenimento pubblico al teatro Scribe avrà luogo domani sera [mercoledì 12 marzo 1890]. (1) 

La Gazzetta Piemontese, 11.3.1890, p. 3.

Recensione dello spettacolo di mercoledì 12 marzo 1890

Ieri a sera al teatro Scribe accorse un pubblico numerosissimo e scelto, malgrado gli altri spettacoli importanti che avevano luogo nella stessa sera. Alle otto era impossibile l’entrare in platea; le sedie, i palchi erano letteralmente pieni. Al suo apparire Pickman fu accolto da applausi unanimi, che si moltiplicarono quando col suo bel porgere spiegò quanto avrebbe fatto e come. La prima parte della serata fu occupata in abilissimi giuochi di prestigio; nella seconda Pickman ripetè press’a poco gli esperimenti di divinazione del pensiero, dei quali già abbiamo parlato. Tutti riuscirono benissimo, quantunque durante uno di essi ci sia succeduto un piccolo incidente. Pickman chiese che salissero sul palcoscenico persone di nota serietà affinchè il pubblico potesse, per mezzo di essi, avere un sicuro controllo. Si presentarono invece giovanotti di buona volontà, i quali, distratti forse un po’, non comandarono mentalmente a Pickman coll’intensità necessaria affinchè Pickman potesse sentire il comando. Il pubblico si spazientì un po’ e cominciò a fischiare i giovani di buona volontà, chiedendo insistentemente che l’egregio dottor Lava prendesse la direzione degli esperimenti. L’egregio dottore accettò il mandato datogli dall’applauso unanime del pubblico; e cosi gli esperimenti procedettero benissimo; con un crescendo d’applausi per Pickman. Finalmente colla Camera Misteriosa Pickman esilarò gli spettatori, spogliando del soprabito due studenti, e togliendo soprabito, giubba e gilet ad un altro giovinotto, il quale scappò dalla camera terribile per non essere svestito completamente da una mano misteriosa. I meritati applausi, frequenti durante tutta la serata, raggiunsero il loro apogeo alla fine, promettendo un eguale concorso di spettatori per la rappresentazione di stasera.

Il signor Pickman ci scrive una lettera, che noi qui traduciamo:

Torino, 12 marzo 1890.
Signor Direttore della Gazzetta Piemontese, permettetemi di esprimere, per mezzo del vostro autorevole giornale, i miei ringraziamenti alla Stampa, agli scienziati, ai medici, che, in buon numero, vollero onorarmi nella seduta privata dell’altro giorno allo Scribe. Per ciò che concerne il bellissimo articolo che voi avete dedicato alle mie esperienze sulla divinazione del pensiero, debbo, per ia verità e perchè questa si comprenda, dichiarare che io non agisco sotto alcuna specie d’influenza ipnotica e che io non sono niente affatto ipnotizzato. La miglior prova di quanto io dico sono: le spiegazioni date dall’illustre professor Lombroso, il quale attribuisce la mia facoltà speciale a un fenomeno naturale, semplicemente automatico; e la mia confessione di non essere mai sotto alcuna di quelle sensazioni che potrebbe provare un ipnotizzato, anzi di possedere sempre tutta la mia coscienza e di poter ragionare. Tutta la soluzione del problema non può consistere che nel mio sistema nervoso eccessivamente eccitato (exalté), che, al momento dato, comprende gli ordini di quegli che mi comanda mentalmente. Nell’interesse del pubblico, che assiste alle mie rappresentazioni, o al fine di evitare false interprefazioni circa la natura delle mie esperienze, vi prego di pubblicare questa mia lettera nel vostro giornale e di aggradire l’espressione dei miei sentimenti, ecc.
Vostro devotissimo Pickman. Liseur de pensées.
Grand Hotel d’Europe.

Il sig. Pickman fu iermattina nei nostri uffici, dove si è fermato circa un’ora a fare alcune esperienze interessantissime, alle quali assistettero la redazione, l’amministrazione e tutti gli impiegati e operai della Casa. (2) 

Recensione dello spettacolo di domenica 16 marzo 1890

Anche ieri sera [domenica 16 marzo 1890] pubblico affollatissimo al teatro Scribe per assistere agli esperimenti di divinazione del pensiero di Pickman, ed anche ieri sera quest’uomo fece meravigliare il pubblico. Oltre agli elegantissimi giuochi di prestigio con cui aprì e chiuse la serata, ed oltre ad alcuni esperimenti di divinazione del pensiero già eseguiti nelle sere precedenti, Pickman fece l’esperimento di scrivere su di una lavagna ciò che mentalmente gli fu ordinato. Su di una lavagna dapprima furono scritti i dieci numeri dallo zero al nove, indi pregò una persona di fissarsi nella mento un numero di tre cifre; Pickman si raccolse e col gesso passò sopra i dieci numeri fermando il gesso su quelli che componevano il numero pensato da altri. Con metodi simili giunse a scrivere una frase di poche parole. Una strana contrarietà, la quale del resto venne come controllo a conferma della facoltà di subire la volontà altrui, ebbe Pickman iersera. Fra le persone salite sul palcoscenico eravi un signore assai diffidente col quale l’esperimentatore si pose in contatto per l’esecuzione di alcune esperienze. Queste non riuscivano come d’ordinario, e Pickman ebbe a dichiarare che egli sentiva una forza contraria che gli impediva di proseguire. Egli allora dovette confessare questo stato di contrarietà, e allora il guidatore lealmente confessò che la propria volontà era dominata dalla diffidenza. L’esperimento fu poi compiuto dal Pickman perfettamente obbedendo alla volontà di un altro signore. Stasera Pickman terrà un’altra seduta. Già attive sappiamo sono fin da ora le ricerche di palchi e di sedie. (3) 

Dopo il successo torinese, Pickman segue le orme del connazionale Donato e raggiunge Milano. Qui il periodico Il pungolo lo attacca duramente e organizza una serata con il signor Fano-Vrai, un illusionista locale che, però, non riesce a eguagliare le imprese del professionista. Per La Gazzetta Piemontese è una nuova occasione per affermare l’assenza di trucchi nelle esibizioni del mentalista belga.

Alla ricerca del trucco – A proposito dell’esperienza Pickman

Milano, 3 aprile 1890 – L’argomento parmi interessante; i torinesi hanno tutti avuto campo di studiare il fenomeno della trasmissione del pensiero presentato da Pickman, quindi non riuscirà loro discaro conoscere nei loro minuti particolari i tentativi che si sono fatti per stabilire l’esistenza o la possibilità di un trucco qualunque. Come accennai in un’altra corrispondenza, il signor Leopoldo Bignami, redattore-capo del Pungolo, iniziò nel suo giornale una vera campagna contro il Pickman o contro il prof. Lombroso, dicendo che questo s’era lasciato turlupinare da quello, perchè la presunta trasmissione non era altro se non il frutto di un trucco. Propose al Pickman una sfida, la quale venne accettata, ma insistendo il giornale, malgrado ciò, nei suoi attacchi, il Pickman finì col dichiarare che non l’avrebbe più accettata, visto e considerato che lo si insultava. Il signor Leopoldo Bignami allora annunziò come a provare l’esistenza del trucco si sarebbe organizzata una serata a Gorla, dove si sarebbero eseguiti tutti gli esperimenti del Pickman. Questa serata ebbe luogo iersera a Gorla, un comune in vicinanza di Milano. Vi era pubblico numeroso e vari giornalisti. Il Pickman avova dichiarato che qualora fosse stato invitato sarebbe intervenuto ed avrebbe accettato la sfida, purché intervenissero anche dei medici. Ma l’invito non gli venne mandato. Chi doveva fungere da Pickman era uno di quei prestigiatori cho girano i caffè e le osterie dei sobborghi: il signor Fano-Vrai. Ma l’artificio ed il trucco divennero presto evidente. Anzitutto esclusa la trasmissione del pensiero: perche il Fano-Vrai potesso eseguire gli atti comandatigli, questi dovevano essere conosciuti da parecchie persone. Il trucco venno facilmente sventato, perchè chi ordinò dati atti non volle che questi fossero conosciuti da alcuno; quindi il signor Fano-Vrai non ne indovinò neppur uno e finì col dichiarare che ci rinunziava. Si passò poi all’esperimento di camminare e di arrestarsi secondo i comandi dati, ma anche qui il Fano-Vrai, per quanto fosse stato ingegnoso nella sua trovata, non potè indovinare neppure una volta, essendo stato scoperto anche questo suo trucco. Egli prendeva il mignolo della mano destra dell’individuo che doveva comandargli, se lo poneva alla tempia o cercava indovinare dalla rilassatezza o dalla resistenza del contatto l’ordine. Come ognuno può facilmente capire, il dito mignolo, corno più delicato, risente più facilmente degli altri quella specie di emotività spontanea, spesso irrefrenabile per cui al pensiero corrisponde l’azione. Ecco in qual modo il trucco fu scoperto: chi dava ii comando fissò col pensiero un punto lontano, poi procurò che il mignolo applicato alla tempia serbasse sempre una uguale tensione di resistenza; orbene, ad ogni due passi il Fano-Vrai si fermava, mentre il punto determinato colla volontà era assai più lontano. Dopo tali insuccessi è inutile parlare degli altri esercizi, di cui non uno riuscì.

Se di per se stesso il fatto dell’essere stato il Pickman studiato per ben tre volte a solo a solo nel laboratorio del Lombroso non fosse una garanzia della verità assoluta del fenomeno – ristretto però in quei termini elementari enunciati dal Lombroso stesso – altre cose verrebbero a determinare l’impossibilità del trucco. La prima è che qualche volta sbaglia, mentre col trucco non dovrebbe sbagliare mai; la seconda è che per lo più coloro che gli trasmettono il comando sono increduli, i quali per convincersi non tralasciano di variare i loro ordini. Cosi infatti è avvenuto a Milano : chi ordinarono furono persone notissime, quali lo schermidore Dalgas, il conte Douglas Scotti, il principe Tronbeskoy, il sig. Antona-Traversi e il tenente Di Groppello, tutte persone notissime e superiori ad ogni sospetto.

Orbene, queste persone sono quelle che si dimostrano le più convinte e tutte dichiarano che si recarono sul palcoscenico coll’intenzione di sventare il trucco. Anche il sospetto naturale d’altronde trattandosi che il Pickman è un prestigiatore e fu spiritista, che nella ricostruzione dell’assassinio si giovi di un compare deve sparire allorquando si verifichi ciò che avvenne l’altra sera. Il Pickman cioè dichiarò che avrebbe abbandonata la teatralità dell’assassinio rinunciando all’esecuzione di esso e lasciando che vittima, assassino e coltello fossero immaginati. Ebbene, l’esperimento riuscì ugualmente bene.

So che il signor Stefanoni Luigi di Roma intende proporre al Pickman quella sua famosa scommessa d’indovinare i cinque numeri che stanno scritti in una busta chiusa e che il prof. Neuschuller ha già scommesso collo Stefanoni un pranzo di dieci coperti che il Pickman indovinerà. Se il Pickman accettasse la scommessa e vincesse, avrebbe dallo Stefanoni 3000 franchi. Io sono del parere del prof. Neuschuller, riducendo però l’esperimento a queste condizioni: anzitutto che vengano scritti su dei biglietti e tracciati su di una lavagna i 10 numeri semplici, poi che i cinque numeri scritti nella busta vengano comandati mentalmente al Pickmann nel loro ordine ad uno ad uno alla volta. Infine, perchè il Pickman possa indovinare il numero, che l’esecuzione del comando venga ridotta ad un atto rudimentale, vale a dire, per citare un esempio, che la formula fatta mentalmente del comando: Scegliete il numero tale, venga sostituita da un semplice alt, pure mentale, allorchè la mano sarà giunta sopra la cifra indicata. Non a me soltanto, che da lungo tempo mi appassiono ai fenomeni ipnotici, ma anche a tutti ì medici che ho potuto avvicinare, è parso assolutamente che il Lombroso abbia definito il fenomeno Pickman colla precisione dello scienziato e coll’intuizione che lo ha fatto vessillifero di una grande scuola scientifica. (4) 


Note

1. La Gazzetta Piemontese, 11.3.1890, p. 3.

2. La Gazzetta Piemontese, 13.3.1890, p. 3.

3. La Gazzetta Piemontese, 17.3.1890, p. 4.

4. La Gazzetta Piemontese, 4.4.1890, p. 1.

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