“Affamare il pianeta, energia per le lobbies” è uno degli slogan coniati nell’ambito della campagna No Expo 2015, nata per denunciare i risvolti oscuri di una sciagura per il territorio, i beni comuni e le casse pubbliche.

L’Expo 1898 organizzato a Torino oltre un secolo fa fu certamente più esplicito nelle sue intenzioni, coinvolgendo un artista che celebrava la fame e la trasformava in una forma di intrattenimento. Dopo l’Expo di Milano corriamo il rischio di diventare tutti Giovanni Succi.

Esposizione Generale Italiana e d’Arte Sacra, N. 19, 10.7.1898.

Per commemorare l’anniversario dello Statuto Albertino, nel 1898 Torino organizzò l’Esposizione generale italiana. Tra gli spettacoli offerti al pubblico c’era quello di un fachiro: dal momento che la manifestazione durava vari mesi, Giovanni Succi era l’attrazione perfetta. Originario di Cesenatico, si presentava al pubblico come “digiunatore” e stupiva le folle per la sua capacità di astenersi dal cibo per intere settimane.

Tra gli spettatori torinesi c’era anche Emilio Salgari (1862-1911), che tre anni dopo – nel romanzo La montagna di luce (1902) – lo citerà (insieme al collega Stefano Merlatti) in un paragrafo dedicato alle meraviglie dell’India:

I fakiri dell’India [...] sono certamente gli uomini più straordinari che esistano sulla terra. [...] È cosa comune vedere, nelle città di quell’immensa penisola, dei fakiri [...] che si sottomettono a dei digiuni prolungati finché il loro corpo quasi si mummifica, vincendo tutti i Succi e tutti i Merlatti della terra. (1) 

Con uno spiccato senso dello spettacolo, Giovanni Succi condiva le sue (altrimenti noiose) performance coinvolgendo dimensioni spiritiche e attribuendo le sue doti a “dimensioni superiori”. (2) 

La sostanza misteriosa

Nel 1886, durante una cena, alcuni medici fiorentini si erano interrogati sulle doti del fachiro:

Gelso: Se fosse qui stasera [...] [Succi] mangerebbe come nojaltri questa grazia di Dio!
Guido: Non lo credo, il Succi è un romagnolo di carattere e tiene il fermo fino alla fine.
Luigi: Bello sforzo!... a buon conto qualche cosa prende, e chi sa che in quella bevutina verdognola che usa e non vi sia dentro qualche consumè da darla poi ad intendere ai gonzi!

A riferire la conversazione fu il medico fiorentino Angiolo Filippi (1836-1905) sulle pagine della rivista medica Lo Sperimentale(3) 

Che cosa si nascondeva nella bevutina verdognola di Giovanni Succi? Durante la cena, tale Pietro suppose che si trattasse di “foglie della Coca o estratto di questa pianta”.

Giovanni Succi accanto al bottiglione di sostanza usata per sostenersi.

Nel 1888 il digiunatore accettò di essere esaminato dall’Academia Medico Fisica di Firenze, e nel protocollo ufficiale propose di scrivere:

Al principio del digiuno, io mi preparerò bevendo un liquore la cui composizione per ora tengo segreta. E tengo per ora segreta la composizione di detto liquore, tantopiù che esso non è il solo mezzo che mi mette in grado di effettuare il digiuno, come ho sempre dichiarato in ogni mia esperienza, ma è collegato ad altra forza ben più potente la quale è l’agente principale nelle mie esperienze che la scienza verrà a conoscere. (4) 

La firma di Giovanni Succi in calce al protocollo medico.

Come si esamina un digiunatore?

Esaminare un digiunatore significava tenerlo d’occhio 24 ore su 24 per impedire che potesse cibarsi di nascosto. Già Niccolò de’ Tedeschi (1386-1445) raccontava di quel frate eremita si spacciava per santo

dando a credere che per quaranta giorni e quaranta notti potesse vivere digiunando. Rinchiuso in una cella, si scoprì che dentro a certe candele teneva cilindri ripieni di carne di cappone, condita con zucchero e drogata. (5) 

L’Academia propose regole strettissime: Succi avrebbe dovuto risiedere presso un locale scelto dalla Commissione in un rigido regime di isolamento; i visitatori avrebbero dovuto tenersi a un metro da lui, separati da una ringhiera, e qualunque oggetto gli avessero portato avrebbe dovuto passare un severo controllo.

L’esperimento di Succi durò l’intero mese di marzo 1888. I medici ne misurarono ogni giorno la forza delle braccia: intendevano monitorare con costanza l’andamento della sua prestanza fisica; il database pubblicato al termine dello studio mostrava l’assenza di alcuna perdita di vigore:

Tratto da Angiolo Filippi, “Il Sor Giovanni Succi digiunatore e l’Academia
Medico Fisica fiorentina”, Lo Sperimentale, Vol. LXI, Aprile 1888, pp. 414-415.

Esclusa la frode, i medici dovettero confermare quanto già verificato anni prima a Milano e Parigi: Giovanni Succi era in grado di digiunare senza gravi conseguenze. Le discussioni si concentrarono sul misterioso liquido assunto tra il 27 febbraio e il 3 marzo – secondo Filippi

un anestetico, o un torpente, o un ipnotico [...] senza del quale il digiuno non si sosterrebbe: questo liquore [...] è la base fondamentale di tutto lo esperimento. (6) 

Giovanni Succi durante una verifica della Commissione fiorentina.

Le conclusioni della commissione vennero rese pubbliche nel documento “Sullo stato generale del Succi durante il suo digiuno di trenta giorni” (15 aprile 1888) firmato dal professor Luigi Luciani (1840-1919)  (7) .

Per monetizzare il mistero del suo magico liquore, l’8 aprile 1888 Giovanni Succi registrò il marchio del “Liquore del Digiunatore, Esploratore Giovanni Succi” (8) :

Approfondimenti

• Angiolo Filippi, “L’apertura della caccia”, Lo Sperimentale, Vol. LVIII, Settembre 1886, pp. 313-322 (scarica l’articolo).

• Angiolo Filippi, “A proposito di digiuno”, Lo Sperimentale, Vol. LVIII, Settembre 1886, pp. 323-327 (scarica l’articolo).

• Angiolo Filippi, “Il Sor Giovanni Succi digiunatore e l’Academia Medico Fisica fiorentina” (1 di 2), Lo Sperimentale, Vol. LXI, Marzo 1888, pp.313-322 (scarica l’articolo | leggi online).

• Angiolo Filippi, “Il Sor Giovanni Succi digiunatore e l’Academia Medico Fisica fiorentina” (2 di 2), Lo Sperimentale, Vol. LXI, Aprile 1888, pp. 407-439. (scarica l’articolo).


Note

1. Emilio Salgari, La montagna di luce, Donath, Genova 1902.

2. Come spiegò Angiolo Filippi, “Giovanni Succi dà ad intendere di credere nello Spiritismo, ma proprio in quello il più delirante; e [...] questa è una delle grullerie che Egli adopera per fare effetto nel volgo, senza punto affatto credervi.” in Angiolo Filippi, “Il Sor Giovanni Succi digiunatore e l’Academia Medico Fisica fiorentina”, Lo Sperimentale, Vol. LXI, Marzo 1888.

3. Angiolo Filippi, “L’apertura della caccia”, Lo Sperimentale, Vol. LVIII, Settembre 1886, pp. 313-322 (scarica l’articolo). L’articolo riporta in appendice un’impressionante bibliografia di digiunatori, dall’antichità alla fine dell’Ottocento (scarica l’appendice bibliografica).

4. Giovanni Succi cit. in Filippi, Marzo 1888, p. 331 (scarica l’articolo).

5. Filippi 1886, p. 316.

6. Angiolo Filippi, “Il Sor Giovanni Succi digiunatore e l’Academia Medico Fisica fiorentina” (2 di 2), Lo Sperimentale, Vol. LXI, Aprile 1888, pp. 420-421 (scarica l’articolo).

7. La relazione è riprodotta in Filippi, Aprile 1888, pp. 424-439 (scarica l’articolo)

8. Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, Supplemento al n. 130, Roma 2.6.1888, p. 299.

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