La fama di Torino “città magica” risale almeno alla metà dell’Ottocento: qui nacque nel 1855 la Società filomagnetica, fondata da Francesco Guidi. Il magnetista lo raccontò nel suo Il magnetismo animale considerato secondo le leggi della natura (1863), illustrando le ragioni della sua scelta della città sabauda.

Il Piemonte fu negli ultimi dieci anni la sola parte d’Italia dove facesse buon’aria pel magnetismo, il quale essendo, come abbiam detto, una scienza di progresso e anzi il miglior de’ progressi, ha d’uopo necessariamente di libertà, e in Piemonte all’ombra della libera associazione e della libera stampa accordate dal costituzionale sabaudo Statuto, potè essere liberamente studiato, esperimentato e applicato per opera di zelanti magnetofili e di dotti medici-magnetisti – tra i quali primeggiarono i dottori Borgna, Coddè, Gatti e Peano.

Fu allora che essendo io in Torino, sembrommi opportuno il momento di mettere in atto un pensiero vagheggiato da lungo tempo, quello cioè di vedere anche in Italia il magnetismo scientificamente insegnato, applicato al bene dell’umanità sofferente e riconosciuto ed ammesso dal potere legislativo, onde il vero si sceverasse una volta dal falso, e si rendesse meno possibile l’abuso, e l’abbietto ciarlatanismo. Coll’entusiasmo, colla fede del novatore convinto, col sacro fuoco di chi si sente possessore di una verità e vuol propagarla, combattendo ad oltranza quanti la impugnano per malizia o per ignoranza, e quanti la deturpano per vile guadagno, io mi accinsi al penoso ed improbo assunto.

Per riuscire in questo intento, erami necessaria l’unione e la cooperazione di buoni magnetizzatori e la maggior possibile pubblicità. Fu per ciò che, secondato dai miei amici ed allievi, sul finire del 1855 proposi le basi di una Società di magnetismo, che prese poi il nome di Società Filomagnetica, e col primo dei 1856 fondai un giornale scientifico ebdomadario di magnetica propaganda, intitolato La luce magnetica.

Nominato presidente di detta Società, ed essendo direttore e redattore capo di detto giornale, tutti i miei pensieri, tutte le mie cure furono consacrate alla prosperità dell’una e dell’altro, che già nel volgere di pochi mesi erano lodati e conosciuti non solo in tutta Italia, ma ancora in ogni centro magnetico d’Europa e di America, e facevano con ragione presagire il più bell’avvenire. [...]

A giorni sì lieti e pieni d’avvenire e di vita erano vicini i giorni delle terribili prove, delle persecuzioni d’ogni foggia, incessabili, estreme. Con sorda congiura gli oscurantisti si proposero minare il santuario del vero con tante fatiche innalzato da’ sacerdoti ed amici dell’umanità. Fu in quel tempo che il Consiglio Medico torinese domandava al governo leggi repressive contro i magnetizzatori (1) , e che dal pergamo se ne udiva bandir l’anatema. Fu in quel tempo che tra i membri della Filomagnetica Società si trovarono alcuni intrusi seminatori di discordie, emissarii dei nemici delle magnetiche verità. E fu in quel tempo che uno sfacciatissimo cerretano, sfruttatore di finto sonnambulismo, che pubblicamente portava sul palco coi bussolotti, il prestigiator Zanardelli mi lanciava una inqualificabile sfida, incoraggiato dai primi medici della facoltà di Torino alla profanazione del magnetismo. Parleremo in seguito di colui, la cui impostura fu pubblicamente smascherata, come risulta da un autentico processo verbale. Egli non era che un vile istrumento di cui servivasi la gelosa reazionaria casta medica onde sorprendere l’opinion pubblica e confondere, se avesse potuto il vero col falso, e dare ad intendere che magnetismo e ciarlatanismo erano una cosa sola.

Dietro dunque alla famosa sfida, di cui fecesi tanto scalpore, eravi una guerra più seria, la guerra dei medici. Smascherato il prestigiator Zanardelli, restavano sul campo i suoi padrini, i collegiati dottori e cavalieri Demarchi, Demaria, Ruatti, Pertusio, Fenoglio, Berruti e Guastalla, e dietro a questi la gagliarda e potente famiglia de’ subalpini esculapii, dico gagliarda e potente perchè operante il falso ed il male con quell’unità di volere, che mancò nelle file dei filomagnetici per la difesa del vero e del bene (2) .

Abbandonato da’ suoi colleghi e da’ suoi discepoli, lasciato solo sul campo di battaglia, lo scrivente col mezzo del suo giornale La luce magnetica lungamente sostenne una viva polemica contro tutti i nemici del magnetismo.

Tratto da Francesco Guidi, Il magnetismo animale considerato secondo le leggi della natura e principalmente diretto alla cura delle malattie, Francesco Sanvito, Milano 1863, pp. 362-366.


Note

1. L’assessore sig. avvocato Faseli, incaricato dal governo di procedere contro i magnetizzatori, in una seduta del professore Guidi e di madamigella Luisa si convinse della verità del magnetismo, e fece un rapporto assai favorevole.

2. Ecco una saggia risposta del dottor Francesco Borgna alle infamie della Gazzetta Medica degli Stati Sardi, risposta pubblicata nella nostra Luce Magnetica, n. 51 anno 1: «Al signor Gerente della Gazzetta Medica, Torino. Nel N. 50 della Gazzetta Medica lessi alcune righe colle quali, colto il pretesto dell’Istituzione di Beneficenza Mesmerica, di cui fo parte, si cerca di mettere in derisione il mio nome ed il magnetismo. Passo sotto silenzio le varie desinenze che per motteggio si fecero al nome di Borgna, notando come in tal caso un giornale scientifico abbia scelto sconveniente modo di argomentare. In quanto al magnetismo osserverò che io ne propugno il principio dietro una intima convinzione e prolungata esperienza, libero a chiunque di combatterlo. Se sapienti medici tra i quali mi basta citare C. G. Hufeland e Giuseppe Frank, parlarono del magnetismo animale come agente terapeutico nelle malattie nervose, mi pare logico il dedurne che io abbia trovato opportuno e coscienzioso il consigliarlo, ed anche praticarlo nei casi specialmente in cui gli altri soccorsi riuscivano impotenti. Venendo poi al particolare dell’Istituzione Mesmerica mi permetto di dire che, per quanto siasi detto e scritto sul magnetismo, la cognizione pratica del medesimo trovasi ancora allo stato d’infanzia, e che perciò non credo fuori di proposito lo studiarlo, tentandone utili applicazioni. La qual cosa propongo di fare, badando più allo scopo, che alla forma dei programmi, senza preconcette idee, e senza dar peso al prematuro giudizio di coloro che fanno opposizione per sistema.
Ho intanto l’onore di dichiararmi della S. V. Illus.
Torino, 5 dicembre 1856.
Devot. ed obbedientissimo servitore
Dott. Borgna Francesco.»

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