La sera del 19 Giugno [1890] il simpatico [Teatro] Politeama Regina Margherita era zeppo di un pubblico scelto composto in maggior parte di dottori, professori, avvocati nonché di rappresentanti dell’alta banca.

Tutto questo mondo scientifico e pecuniario era accorso ad una première (che poi fu unica) data dal famoso Pickmann.

Se voi pure, cari lettori, eravate presenti avreste veduto nella prima fila di poltrone il sottoscritto in compagnia del collega Orazio Eton, di Donner, di Hernest, di Rino Rezzo e di Blitz dell’Unione Illusionisti Herrmann i quali mai mancano a tali generi di spettacoli.

Inutile ora sarebbe il dirvi, di quanti e quali domande, fummo tutti singolarmente assediati dalle circostanti persone; perciò salto a piè pari la narrazione dei discorsi e la prima parte di prestigio fatta dal fiorentino Laudi che passò quasi inosservata, tanto era l’aspettativa di vedere il famoso liseur de pensées.

Appena alzato il sipario per la seconda parte presentatosi il Pickmann, fece un breve discorsetto d’introduzione e concluse poi invitando una dozzina di spettatori di recarsi sul palcoscenico onde meglio constatare non esservi trucs nei suoi esperimenti.

Naturalmente a tale invito m’alzai di botto e in un batter d’occhio mi trovai sul palcoscenico seguito dagli amici Eton e Donner. Appena Pickmann vide che il numero dei presenti sul palco era sufficiente mi pregò di seguirlo in compagnia di altri due nel suo gabinetto onde farsi bendare gli occhi. (1) 

Giunti nel gabinetto ci fu l’usuale scambio dei biglietti di visita e s’intavolò una breve conversazione su questi esperimenti.

Eton che è un po’ tedesco e perciò un po’ sans gène, a bruciapelo domandò a Pickmann se fosse capace d’ indovinare i numeri del lotto che verranno estratti il sabato successivo per Torino.

– Oui, monsieur, rispose Pickmann, je vous donnerai les cinqs numeros pourvu que vous veniez demain matin chez moi à l’hotel de Génes.

Eton a tale responso parve accontentarsi e se ne stette muto pensando forse ai favolosi guadagni di là da venire.

Trascorsi pochi minuti Pickmann fu chiamato sul proscenio per eseguire l’esperimento della riga di gesso e perciò anche noi lo si seguì sul palco.

Non istarò a parlarvi degli esperimenti eseguiti poiché sono a conoscenza di tutti, dovrei però farvi note le mie impressioni, ma queste le pubblicherò fra non molto in un mio speciale articolo, cioè appena avrò finito gli studi in proposito ed anzi prometto fin d’ora che riusciranno interessantissimi, stante che furono fatti dopo aver per molto tempo studiati e avvicinati tutti gli altri lettori di pensieri.

Il giorno dopo, Eton con la precisione cronometrica, si recò all’ Hotel de Génes ma Pickmann aveva preso il volo per ignoti lidi, portando seco il bel gruzzolo di duemila lire circa.

Orazio Eton finì di persuadersi che il famoso Pickmann non era altro che un abilissimo prestidigitatore.

Ora amabili lettori mi direte a che deve servire tutta questa cicalata.

Questa cicalata vi varrà a dimostrare che Pickmann è ben poca cosa al mio paragone (modestia a parte) perchè, i numeri del lotto ch’ei non fu capace di indicare al collega Eton, col seguente esperimento io ve li farò noti.

Provvedetevi di cinque pezzi di panno nero lungo ciascuno 30 cent. e largo 20 – ed affidateli alle gentili mani di vostra conoscenza e fateli cucire insieme, (uno sovraposto all’altro) da tre parti in modo che verrete ad ottenere un sacco con quattro divisioni.

Mettete nella prima divisione una cinquantina di rotolini di carta contenenti dei numeri uno differente dall’altro nella seconda una trentina di rotolini tutti col numero 3, nella terza una trentina col N. 16. e nella quarta finalmente un’altra trentina col N. 65.

Ciò compiuto scrivete a caratteri cubitali sopra un grande foglio di carta che sigillerete in una grande lente e che attaccherete ad un filo in mezzo della sala prima di cominciare la serata, i numeri 3, 16 e 65.

Fatti tutti questi preparativi presentatevi ai vostri spettatori, e spifferategli un discorso che all’incirca dica quanto sono per notificarvi.

– Signori e Signore – Il Governo è nelle mie mani dico nelle mie mani perchè basterebbe ch’io tracciassi quattro miserabili cifre sopra un pezzetto di carta perchè fosse bell’andato.

Siccome vedo in voi il solito sorriso d’incredulità permettetemi ch’io ne faccia davanti a voi l’ esperimento.

Presento a voi un sacchetto contenente i novanta numeri del lotto ch’io prego vedere se sono uno differente dell’altro (qui il prestigiatore deve presentare la 1. divisione, e farne estrarre due o tre numeri. Ora che vi siete assicurati essere tutti i numeri differenti ne farò estrarre tre da tre diverse persone.

Fate estrarre i tre numeri cioè dalla prima persona quelli della divisione 2, dalla 2 quelli della 3. e dall’ultima persona quelli della 4. divisione, e fateli leggere ad alta voce. Dissuggellate la busta e fate vedere che voi preventivamente sapevate i numeri che dovranno essere estratti e che perciò voi in un attimo potreste rovinare il governo col giuocare sul lotto i quattro che saranno estratti sabato prossimo. (2) 

Tratto dalla rivista L’illusionista (dicembre 1890 / gennaio 1891).


Note

1. L’illusionista, N. 5, Anno I, dicembre 1890, p. 36.

2. L’illusionista, N. 6, Anno II, gennaio 1891, pp. 44-45.

Tutti i post sono distribuiti con Licenza Creative Commons BY-NC-SA 4.0