ciclotimia

cos’è?

È un disturbo dell’umore. Chi ne soffre, vive frequenti sbalzi emotivi che alternano esaltazione e depressione. È una forma blanda di disturbo bipolare.

 

si può guarire?

No, ma offre svariate opportunità da non lasciarsi sfuggire: le fasi ipomaniacali portano rigogliosi spunti creativi e notevoli vantaggi sociali a chi ne soffre.

 

perché un blog?

Pur colpendo 1 individuo su 100, la ciclotimia è poco nota. Questo blog offre un contesto narrativo a supporto di chi si trova a gestire tale disturbo nel quotidiano.

 

La ciclotimia è una malattia?

Giovedì 29 novembre 2012 • Post di Pascale Senk

L’amico Régis Blain mi segnala un articolo di Pascale Senk pubblicato su Le Figaro(1), che ho qui tradotto per i lettori italiani. Nonostante il lodevole tentativo di parlare di ciclotimia su un diffuso quotidiano, l’approccio di Senk si ferma abbastanza in superficie.


Ogni decennio ha il suo disturbo mentale? Alla fine degli anni Novanta erano le dipendenze ad avere il vento in poppa. Andava di moda chiedersi se si era dipendenti da qualcosa: al gioco, allo shopping compulsivo, al sesso… Oggi è il momento dei disturbi bipolari. Per convincersene, basta contare il numero di pubblicazioni scientifiche e divulgative a loro dedicate. O il numero di siti web che offrono spazi di confronto ai malati di tali disturbi.


La consacrazione suprema si deve a una serie televisiva: Carrie Mathison, agente della CIA e protagonista di Homeland, alterna fasi di ipomania - durante le quali è convinta di poter catturare un ricercato - a periodi depressivi, dove si sente impotente e incompresa dai colleghi più vicini. All’inizio di ciascun episodio lo spettatore trattiene il fiato e si domanda: in che stato si troverà Carrie?

Oscillazioni emotive di questo tipo, che fanno sembrare la vita un percorso da rodeo, sono i tratti caratteristici del disturbo bipolare, da molto tempo chiamato "maniaco depressivo". Ma non solo. «L’uomo è "ciclico" per sua stessa natura,» afferma il dottor Nicolas Ian Duchesne, psichiatra specializzato in disturbi bipolari a Montpellier. «C’è da dire che il nostro umore è forzatamente variabile, in quanto influenzato dall’ambiente, dalle stagioni, dalle condizioni fisiche, ecc. Le donne lo sanno meglio di chiunque altro: le loro fluttuazioni ormonali accentuano ancora di più l’instabilità emotiva che segna la loro vita.»

Certo. Però, alla fine del XIX secolo, gli psichiatri tedeschi Hecker e Wilmanns, specializzati in psicosi maniaco depressiva, hanno chiamato "ciclotimia" tale alternanza, e da allora il termine è stato usato per definire la frontiera della patologia. «Il problema è che la ciclotimia è presentata come una "versione soft" del disturbo bipolare,» lamenta il dottor Duchesne, «mentre più che un disturbo, si tratta di un temperamento.»

«Dei tratti poetici e un’ipersensibilità,» aggiunge Régis Blain, ciclotimico da lunga data, ex paziente del dottor Elie Hantouche con cui ha contribuito al libro J’apprends à gérer ma cyclothymie (Edizioni Josette Lyon) e che si batte sul suo blog perché alti e bassi non siano considerati sistematicamente in modo patologico. «A forza di vedere il disturbo dappertutto, si rischia di considerare lo spleen baudeleriano come la prova di una depressione. Avreste prescritto del litio a Marcel Proust?» Régis Blain si batte per la riconoscenza di una biodiversità psichica che, come in ogni ambito naturale, consenta il diritto di cittadinanza a qualunque tipo di carattere, senza sottomettersi a una norma. Quale che sia una norma del genere. «La stessa tolleranza che abbiamo verso gli artisti e i creativi lunatici, stravaganti e capricciosi dovrebbe essere estesa a chiunque si trovi in quella zona grigia che chiamiamo "ciclotimia"», si lamenta Blain.

La normalità è nell’alternanza degli stati d’animo

Consultando alcuni siti dedicati ai modi per riconoscere il disturbo bipolare nei bambini, si scopre una specie di caccia all’ipersensibilità, oggi mal vista nella nostra società che inneggia al controllo. Lo psicanalista Saverio Tomasella, che pubblica in questi giorni Hypersensibles: trop sensibles pour être heureux? (Edizioni Eyrolles), lo esprime così: «Io non uso il termine tecnico di "ciclotimia", perché la salute psichica risiede proprio nell’alternarsi di stati di umore diversi. Troviamo il nostro equilibrio più profondo proprio nel succedersi senza sosta di tali squilibri. A inquietare davvero sono le persone insensibili, i più rigidi dal punto di vista psichico, o i tiranni autoritari.»

Su alcuni punti gli specialisti sono concordi. Il primo è che la sofferenza che emerge constatando la propria differenza rispetto agli altri è un motivo sufficiente di cura. Come scrive Tomasella, «Nella nostra società occidentale, l’ipersensibilità è piuttosto mal vista. Per fare in modo che l’individuo accetti tale caratteristica come un semplice tratto profondo di personalità, può essere necessario un aiuto.»

Esiste consenso intorno a un altro aspetto: se esistono dei cicli nel disturbo bipolare come nella ciclotimia, il primo genera episodi lunghi (in particolare quelli depressivi), mentre la seconda produce un’alternanza di stati d’animo più rapidi, anche quotidiani. Infine - e questo consente di stilare una diagnosi - le conseguenze sull’individuo sono diverse. Chi si mette ad acquistare duecento confezioni di tonno all’olio «perché sono in promozione», come ci ha raccontato uno psichiatra, o chi trascorre la notte al telefono con «la persona che amo perché stavo pensando a lei» è probabilmente bipolare.

_________________

(1) Tratto da Le Figaro, 29.11.2012.

 

Portare il dolore con melodioso lamento

Venerdì 23 novembre 2012 • Post di Mariano Tomatis

Nell’estate 1904 Franz Xaver Kappus (1883-1966) stava attraversando un momento difficile. Mentre si trovava in viaggio in Svezia, il poeta austriaco Rainer Maria Rilke (1875-1926) consigliò a Kappus di non opporsi alla sofferenza, ma di accoglierla in modo consapevole:


Ami la sua solitudine, e porti il dolore che essa le procura con melodioso lamento. È importante essere solitari e attenti, quando si è tristi: perché l’istante in apparenza vuoto e fermo in cui il nostro futuro accede a noi, è tanto più vicino alla vita di quell’altro momento chiassoso e casuale in cui esso, come da fuori, sopravviene. Caro signor Kappus, non si deve spaventare se davanti a lei sorge una tristezza, grande quanto non ne ha mai vedute prima. Perché vuole escludere dalla sua vita una qualche irrequietezza, una qualche pena, una malinconia, se ignora cosa tali stati stiano operando in lei? Se qualcosa nei suoi stati d’animo le appare malato, rifletta che la malattia è il mezzo con cui un organismo caccia l’intruso; dunque bisogna solo aiutarlo a essere malato, a vivere tutta la malattia e a farla erompere, poiché questo è il suo progresso.(1)

Tutte le “Lettere a un giovane poeta” firmate da Rilke sono un invito a cercare nella poesia una fonte inesauribile di senso:

Se la sua giornata le sembra povera, non la accusi; accusi se stesso, si dica che non è abbastanza poeta da evocarne le ricchezze; poiché per chi crea non esiste povertà, né vi sono luoghi indifferenti o miseri. E se anche si trovasse in una prigione; le cui pareti non lasciassero trapelare ai suoi sensi i rumori del mondo, non le rimarrebbe forse la sua infanzia, quella ricchezza squisita, regale, quello scrigno di ricordi? Rivolga lì la sua attenzione. Cerchi di far emergere le sensazioni sommerse di quell’ampio passato; la sua personalità si rinsalderà, la sua solitudine si farà più ampia e diverrà una casa al crepuscolo, chiusa al lontano rumore degli altri. E se da questa introversione, da questo immergersi nel proprio mondo sorgono versi, allora non le verrà in mente di chiedere a qualcuno se siano buoni versi. Né tenterà di interessare le riviste a quei lavori: poiché in essi lei vedrà il suo caro e naturale possesso, una scheggia e un suono della sua vita.(2)

_________________

(1) Lettera di Rainer Maria Rilke a Franz Xaver Kappus, Borgeby Gàrd Flädie (Svezia), 12.08.1904.

(2) Lettera di Rainer Maria Rilke a Franz Xaver Kappus, Parigi (Francia), 17.02.1903. I due testi mi sono stati segnalati da SL che ringrazio.

 

Il teschio di clown di Vik Muniz

Sabato 10 novembre 2012 • Post di Mariano Tomatis


Si è preso un colpo di pistola per sbaglio, e con il risarcimento milionario che ha ricevuto, ha potuto esaudire un sogno: trasferirsi a New York e diventare artista a tempo pieno.

È la curiosa storia di Vik Muniz, scultore brasiliano che ama definirsi "illusionista a bassa tecnologia".

In questi giorni, nell’ambito della mostra Freedom not Genius che raccoglie alcune opere della Murderme collection di Damien Hirst, è esposto a Torino il suo teschio di clown.

L’incrocio ambivalente tra il richiamo funebre e la vitalità della risata è il risultato di un’ironia che contraddistingue molte delle opere di Muniz.


L’umorismo è uno strumento eccezionale perché permette di abbassare le difese dello spettatore e presentargli le idee più bizzarre.

Vik Muniz (2012).


Image by Vik Muniz «Clownskull (Vulgaris)» (1990-1993).

 

Emoticon

Lunedì 5 novembre 2012 • Post di Mariano Tomatis


Due punti, parentesi e altri due punti. È la brillante emoticon ufficiale dei ciclotimici. Basta scegliere il lato verso cui inclinare la testa.(1)

_________________

(1) Ringrazio Manuela Scialpi per la segnalazione.

 

Il bello (e il brutto) della ciclotimia

Domenica 4 novembre 2012 • Post di Mariano Tomatis


Odio essere ciclotimico. È fantastico.

Anonimo(1)

_________________

(1) Rielaborazione più compatta della battuta originale: “Avere sbalzi d’umore è bellissimo. È bruttissimo. È bellissimo. È bruttissimo.” per la quale ringrazio Manuela Scialpi.

 

« ottobre 2012

dicembre 2012 »