MARIANO TOMATIS

WONDER INJECTOR

Scrittore e illusionista
Mariano illumina le
meraviglie sul confine
tra Scienza e Mistero.

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Sulle tracce di Atlantide

INTRODUZIONE

"La cosa più grande dalla Creazione del mondo, eccetto l’incarnazione e la morte del suo Creatore, è la scoperta delle Indie" scriveva il cronista spagnolo Francisco Lopez de Gomara negli ultimi anni del XV secolo; una lode implicita all’ammiraglio genovese Cristoforo Colombo, la cui gloria rende paradossale il fatto che ancora oggi ignoriamo quasi tutto dei suoi primi 25 anni di vita. "D’altra parte" scrive lo storico Michel Lequenne, "gli avvenimenti che costellano la sua vita, la genesi della sua scoperta, e persino la vera natura di questa, sono coperti da una fitta rete di misteri." È forse quest’alone d’enigma che ha portato gli storici e i mistificatori di ogni tempo ad elaborare le teorie più varie intorno al navigatore genovese: fu ritenuto a seconda delle occasioni un giudeo, un Cavaliere di Cristo, un eresiarca sostenitore di una religio universalis, un Templare…

Ritengo, di conseguenza, che giungerà gradita la traduzione italiana della Lettera di Armand de Châteauroux all’eccellentissimo Padre Juan Pérez non solo per l’apporto che potrà fornire allo storico interessato a risolvere le contraddizioni presenti nelle biografie "ufficiali" di Cristoforo Colombo (che Armand chiama sempre con il nome spagnolo di Cristobal Colòn), ma soprattutto per la testimonianza oculare che il frate francese dà di quel luogo nominato - nella letteratura specializzata - con quella "maledetta parola che inizia per A".

Il manoscritto che riporta le vicende di padre Armand, rinvenuto nell’agosto 1997 in un scantinato di Venezia, mi è stato ceduto a modico prezzo dall’ingegner Tommaso Traian, che ringrazio cordialmente. Non si tratta dell’originale, datato 1507, ma di una copia realizzata alla fine del secolo XIX. Il testo documenta un solo passaggio di Armand de Châteauroux nel capoluogo veneto, tra il 1472 e il 1473. È fatto innegabile, dunque, che il manoscritto vi sia giunto per altra via. Destinatario della missiva è Padre Juan Pérez, priore del convento francescano di La Rabida, distante sei chilometri da Palos. Secondo alcuni biografi, fu proprio tramite il priore Juan Pérez che Colombo, nel 1485, entrò in contatto con i monaci di La Rabida, cui affidò il figlio Diego. La mediazione del destinatario della lettera fu provvidenziale all’ammiraglio genovese per ottenere il consenso della regina Isabella di Spagna alla spedizione verso le Americhe.

Il mittente è tale Armand da Châteauroux, cistercense francese conosciuto a suo tempo sotto il falso nome di Armanio da Castellòn de la Plana. In nessun archivio dell’epoca, neppure a Citeaux, ove prese i voti nel 1459, compare alcun riferimento all’autore della lettera. Questa, scritta a La Rabida nel settembre 1507, può essere considerata una sorta di sua autobiografia. In essa egli rende testimonianza dei numerosi luoghi visitati durante i frequenti viaggi per mare, a seguito delle navi del genovese Enrico La Spinola.

La lettera mostra una struttura bizzarra. Come in un gioco di scatole cinesi, il resoconto manoscritto di Armand si incentra a sua volta su una lettera manoscritta ritrovata dal frate francese. Quest’ultima, inviata nel 1140 da uno sconosciuto sacerdote che si firma pater Johannes al papa Onorio II, venne riportata già nel 1992 da Alfredo Castelli in un suo lavoro dal titolo "La quarta caravella". Gli eventi vissuti da Cristoforo Colombo nel 1469 e citati da Armand trovano analoga corrispondenza nello scritto di Castelli, cui mi sono anche riferito per la traduzione italiana della lettera dell’ignoto sacerdote.

Per tutti questi motivi a lui vanno i miei più sentiti ringraziamenti.

Sono al corrente dei rischi che corro innanzitutto presentando questo manoscritto come autentico, ma ancor più proponendo un’ulteriore testimonianza dell’esistenza di una terra il cui nome suscita ancora l’ilarità da parte degli studiosi della cosiddetta "Storia Ufficiale". Temo, infatti, che lo scritto di Armand possa insieme essere accolto con indifferenza dagli storici e ingiustamente strumentalizzato da occultisti, che lo citeranno a riprova delle loro dubbie teorie.

Mi risolsi a pubblicare la lettera di Armand quando m’accorsi che, citando la stessa, "la luce della Verità conferiva a quelle parole uno splendore insolito, che non mi lasciava pace". Sono conscio d’offrire all’attenzione del lettore una cronaca affascinante, che darà, tra l’altro, una soluzione forse definitiva dell’ormai secolare mistero della firma di Cristoforo Colombo, su cui da tempo storici, archeologi ed occultisti stanno congetturando.

Un resoconto puntuale che potrà contribuire a far luce sull’enigmatica figura dell’uomo che (per primo?) ha scoperto un Nuovo Mondo.

—Mariano Tomatis

EDITORE

Libritalia

PUBBLICATO NEL

2002