Quale potere sprigiona una sfera di cristallo? Ipnotizza chi la guarda o attiva la veggenza, mostrando ciò che accade altrove? I due poteri sono facce della stessa medaglia: per interrogarla, le veggenti ne sfruttavano le doti ipnotiche per entrare in trance e sbloccare visioni. Sì, ma in soldoni: funzionava o no? “Topolino e la sfera ipnotica” (Albi della Rosa, n. 436, 17 marzo 1963) offre una risposta ambivalente, tra magia e debunking.

Minnie incarica Topolino di procurarle una sfera: alla fiera di beneficenza interpreterà un’indovina.

Per trovarla, lui si rivolge al vecchio capo di una comunità Rom, noto per le sue doti di veggenza. La sfera funziona come “uno schermo della TV” e rivela l’arrivo di due banditi intenzionati a rubarla.

Topolino sventa il furto e riceve l’oggetto in dono, ma l’anziano veggente lo gela: “vale soltanto il prezzo del vetro con cui è fabbricata”.

Come spiegare allora l’apparizione dei malviventi? “Molto probabilmente avete soltanto visto il riflesso di questo specchio.”

È l’antico trucco con cui Nostradamus impressionò Caterina de’ Medici, sfruttando il riflesso di una persona su una superficie di cristallo, rivelata da un gioco di luci.

Gaston Tissandier, “Les miroirs magiques” in La Nature, 13.8.1887, p. 169 (link)
“Ai miei tempi”, prosegue il veggente, “usavo questa sfera per leggere l’avvenire! Con un po’ di psicologia, intuizione e faccia tosta, mi guadagnai una reputazione di mago!”

Ed ecco la svolta: per proteggere l’oggetto dalle brame di colleghi convinti dei suoi poteri, il mago ne sfruttò l’aura incantatoria e,
mediante l’antica scienza dell’ipnotismo [...] li indussi a fissare l’immagine della candela!

E in pochi secondi, caddero in sonno ipnotico!

Lo stesso accade a Topolino e Pippo, che perdono i sensi davanti all’oggetto.
La sfera, dunque, funziona e non funziona: si basa su un trucco, ma sprigiona un potere reale. Come scrive George P. Hansen in The Trickster and the Paranormal (2008), la magia si nutre dell’indecidibilità: è un rito vestito di ambiguità, capace di stare allo stesso tempo nella verità dell’esperienza e nella falsità dell’inganno, senza che nessuna delle due riesca davvero a escludere l’altra.


Come si parlava di magia negli anni Sessanta? Per scoprirlo, ho sfogliato otto Albi della Rosa e li ho raccontati in altrettanti post su questo blog. Questo è il secondo di otto.
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