L’Occidente è ossessionato da un trucco: la corda del fachiro. Una fune lanciata in aria resta rigida senza sostegno. Un bambino si arrampica e scompare. Il fachiro lo segue con un coltello; anche lui sparisce. Poi, dall’alto, cadono pezzi del corpo del bambino. Una cesta viene usata per raccoglierli, uno a uno. E il miracolo si compie: il bambino torna intero, tra gli applausi. L’India custodisce il segreto da secoli, e quando nel 1945 due illusionisti americani offrirono una grossa taglia per scoprirlo, nessuno a Calcutta si lasciò corrompere. Che smacco per chi crede che tutto abbia un prezzo!

In “Topolino e la corda del fachiro” (Albi della Rosa, n. 405, 12 agosto 1962), Pippo eredita dal bisnonno McPipp il fakiro una corda stregata.

Nessun trucco, nella finzione: l’incanto è reale.


Con l’oggetto ereditato, Pippo parte con Topolino per liberare Helen Driscoll, la vittima di un rapimento.

A digiuno dell’immaginario magico indiano, gli autori sprecano il potenziale dell’incantesimo nelle prime pagine. Catturati dai banditi e legati con la corda, Topolino e Pippo si liberano ordinando ai nodi di sciogliersi.


La corda obbedisce… e sparisce dalla trama. A salvare Helen sarà... una pistola ad acqua caricata ad aceto e pepe (!).
Nessun cenno all’universo simbolico del trucco originale, dove ascensione, sangue, morte e rinascita sfuggono a ogni logica razionale. L’orizzonte creativo degli autori è così ristretto da ridurre il potere della corda all’obbedienza. Perché l’obbedienza è l’unico gesto che l’Occidente ha concesso all’India colonizzata: piegarsi e sottomettersi docile. E invece quel numero spietato rovescia il tavolo, negando allo sguardo coloniale ogni sollievo dallo scacco. L’India oppone al razionalismo occidentale una ribellione incantata, che parla il linguaggio dell’enigma e sfugge alla presa, custodendo la forza del trucco come forma di ostinato contropotere.

Come si parlava di magia negli anni Sessanta? Per scoprirlo, ho sfogliato otto Albi della Rosa e li ho raccontati in altrettanti post su questo blog. Questo è il terzo di otto.
Tutti i post sono distribuiti con Licenza Creative Commons BY-NC-SA 4.0