In un articolo dedicato all’assenza di illusionisti nel panorama culturale statunitense, Max Maven scriveva:

Compaiono tre maghi nella lista che la rivista Forbes ha recentemente dedicato agli artisti americani più pagati. Tuttavia, quando poco dopo Newsweek ha dedicato la copertina ai cento personaggi più influenti sulla cultura americana, nessuno somigliava neanche lontanamente a un mago. Morale: sono disposti a pagarci ma non ad ascoltarci. (1) 

Trovo dunque prezioso che la cultura italiana si apra alla magia, accogliendola non più soltanto come intrattenimento, ma come strumento per interpretare la storia. Ne è prova l’incarico che ho ricevuto da Festivaletteratura: scegliere cinque volumi della Biblioteca Teresiana di Mantova, uno per secolo, e costruire attorno a ciascuno di essi un racconto che intrecci aneddoti, segreti e giochi di prestigio.

Il risultato sarà un incontro a metà tra la lectio magistralis e lo spettacolo, che presenterò il 5 settembre 2025 alle 10.30 proprio tra le sale della Teresiana, la biblioteca fondata da Maria Teresa d’Austria nel 1780 come parte del suo programma di riforme illuministe.

Non a caso, anche suo figlio Giuseppe, futuro imperatore, mostrava un vivo interesse per l’arte dell’illusione.

Nel 1777, viaggiando in incognito a Parigi come “conte di Falkenstein”, assistette a due spettacoli del celebre Comus, maestro di giochi di prestigio e macchine meravigliose. Non si trattava di semplice evasione: osservare da vicino le tecniche dell’inganno e della meraviglia era, per lui, parte di un apprendistato politico, un modo per affinare quell’arte del governo che richiede di saper orchestrare apparizioni e sparizioni, suggestioni e segreti.

Journal de Paris, n. 154, 3.6.1777, p. 3.

Ma se l’illusione poteva servire a un imperatore come strumento di potere, i libri della Teresiana ci offrono oggi la possibilità di ribaltarne l’uso: recuperarne i meccanismi dal basso, riattivarne la forza perturbante non come dominio ma come resistenza. Ogni volume, come un gioco di prestigio, ci insegna a smontare i dispositivi del potere, a riconoscere l’artificio dietro la scena, a trasformare la meraviglia in coscienza critica. È con questo spirito che ho scelto cinque opere da far rivivere con altrettanti giochi di prestigio: non un arsenale imperiale, ma un piccolo laboratorio di emancipazione.

I cinque libri sono i seguenti De Magia di Benedetto Pereira, il Giuoco piacevole di Ascanio de’ Mori da Ceno, Le due regole della prospettiva pratica del Vignola, il Compendio della vita e delle gesta di Giuseppe Balsamo denominato il conte Cagliostro di Giovanni Barbieri e Il magnetismo animale di Francesco Guidi.

Benedetto Pereira, De magia (1592)

Oggi l’IA ci parla con voce sintetica, tra meraviglia e inquietudine. Lo stesso accadeva nel 1580, quando Pereira discuteva della testa parlante di Alberto Magno. Da allora le teste parlanti segnano il rapporto col meraviglioso: demonizzate nel Medioevo, studiate nel Rinascimento, ricreate da Kircher, protagoniste del gotico settecentesco, icone camp sul palco del Mayhem Ball di Lady Gaga.

Ascanio De Mori da Ceno, Giuoco piacevole (1575)

Chiunque abbia giocato in vacanza conosce il piacere di inventare storie insieme. È lo spirito del Giuoco piacevole, cinquecentina amatissima alla corte dei Gonzaga: da una lettera dell’alfabeto nascevano città, giardini, ninfe e animali. Riletto oggi, diventa un gioco collettivo che riattiva lo spirito originario di un passatempo mantovano dimenticato.

Jacopo Barozzi da Vignola, Le due regole della prospettiva pratica (1644)

TikTok è pieno di reel in cui gli specchi danno riflessi incoerenti e magici: già nel Seicento Vignola ne aveva codificato i principi. Architetto di San Pietro e maestro di illusioni ottiche, mostrava come dipingere quadri che cambiano immagine a seconda dello sguardo o dello specchio. Le sue false prospettive restano il cuore dei giochi visivi che ci sorprendono ancora oggi.

Giovanni Barberi, Compendio della vita di Cagliostro (1791)

Oggi parliamo di gaslighting e relazioni tossiche; nel Settecento avevano il volto di Cagliostro. Nel libello inquisitoriale di Barberi i suoi poteri sono smascherati come trucchi, ma emergono anche le violenze inflitte alla moglie Lorenza. Tecniche di scena e abusi privati coincidono: rileggerle significa svelare come il mentalismo fosse anche arte del dominio, e ridare voce a chi ne subì la violenza.

Francesco Guidi, Il magnetismo animale (1863)

A metà Ottocento il mentalista Guidi prometteva guarigioni col magnetismo animale. In teatro la moglie Luisa leggeva libri chiusi e diagnosticava malattie, mentre il suo libro intrecciava playbill, trattato medico e feuilleton melenso: scienza, fede e spettacolo fuse in un’unica illusione di cura universale.


Note

1. Max Maven, “Scrooge et Noir” in Magic Magazine, dicembre 1992, p. 16.

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