Ricostruire la vita di Lorenza Feliciani (la “moglie del mago”) pone una sfida affascinante: decifrare la scrittura in corsivo sui registri dell’Inquisizione, stilati durante il processo che subì nel 1790 con il marito, il Conte di Cagliostro.

Lorenza Feliciani

Rinchiuso nella fortezza romana di Castel Sant’Angelo, il mago chiese ufficialmente “di poter passeggiare nella vicina camera, come gl’era permesso fino alla metà dei costituti, e così pure la PIZZA” (!!!)

Castel Sant’Angelo, Roma

Poiché la pizza nascerà solo un secolo più tardi, qualcosa non torna. E in effetti la richiesta di Cagliostro è diversa e non meno bizzarra: vuole una

pippa, come allora, essendovi avvezzo et essendo carico d’umori al capo. (1) 

Che certi sfoghi possano liberare il corpo dagli umori è cosa risaputa, ma in che senso dovrebbero riguardare il capo? A meno di avere la testa assimilabile a certe parti basse (condizione per la verità non del tutto estranea a quel farabutto di Cagliostro) la cosa suona piuttosto singolare. E infatti la parola in questione non allude a pratiche solitarie, bensì alla pipa, che nel Settecento talvolta si scriveva con la doppia (e che il mago fumava per curare il mal di testa).


Note

1. “[Cagliostro] À richiesto di poter passeggiare nella vicina camera, come gl’era permesso fino alla metà dei costituti, e così pure la pippa, come allora, essendovi avvezzo et essendo carico d’umori al capo. Il Sig. Mag[giore] sud[detto] à assicurato che tutto questo può farsi col metodo e cautele usate in principio, e con la presenza della persona esperimentata all’occasione delle sanguigne” in Ristretto del Processo Informativo e Costitutivo di Cagliostro, Manoscritto 245, Fondo Vittorio Emanuele II, f. 726v.

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