Nel racconto “Il Continuum di Gernsback” (1981) William Gibson racconta di un fotografo che, a furia di documentare architetture moderniste, comincia a vedere un futuro che non è mai accaduto: girocotteri che librano sopra scintillanti gradini da ziggurrat, velivoli lucenti, strade di cristallo e pinnacoli. Non sono visioni “spirituali”: sono fantasmi semiotici, frammenti dell’immaginario collettivo che traboccano nel mondo fisico.

Qualche anno dopo, in una trasmissione radiofonica registrata in un salotto del centro di Torino – un interno che sembra uscito da un romanzo di Fruttero & Lucentini, dove l’occulto convive con la quotidianità – Giuditta Dembech riferisce la storia di una signora di Villardora che dice di aver visto fantasmi semiotici ai piedi del Musinè: gru scintillanti e architetture che parevano appartenere a uno scenario fantascientifico, come se per un istante si fosse aperto un portale interdimensionale nella valle, lasciando filtrare un frammento di futuro prima di richiudersi.

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Per un attimo, la fantascienza decide di esondare nella realtà: il monte Musinè si riconferma come un prolifico generatore di storie magiche, dove l’immaginazione fantascientifica scivola sul piano della realtà quotidiana e l’occultura delle radio locali trasforma racconti stupefacenti in presunta cronaca.

Di questo si occupa la Guida ufologica al Monte Musinè (Le lettere scarlatte), scritta da Mariano Tomatis: un’indagine sul confine poroso tra illusione e realtà, tra leggenda e cronaca.

Il libro sarà presentato il 31 ottobre 2025 al Trieste Science-Fiction Festival.

Dischi volanti sul Musinè

Mariano Tomatis racconta il monte, cuore dell’ondata UFO del 1978: rapimenti alieni, reportage di Kolosimo e menhir ufologici lo rendono un laboratorio narrativo dove cronaca e fantascienza si intrecciano, tra tensioni sociali e resistenze.

Modera Roberto Maestri.

Trieste, sala Xenia (Via Mazzini 7, angolo Riva III Novembre), h. 19.

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