Nel suo Prepararsi. Il libro delle apparenze (66thand2nd 2025) Sara Marzullo mostra come l’atto che dà titolo al libro non sia mai solo una questione estetica: toeletta, trucco e vestiario sono il terreno in cui la libertà di mostrarsi si intreccia con le regole invisibili di ciò che una società considera decoroso, autorevole e all’altezza.

La prospettiva abbraccia entrambi i generi: prepararsi per rendersi presentabili non è una prerogativa solo femminile. L’autrice invita a mettere in risonanza il testo con la propria storia e il proprio stile. Accettando quella interattività, scopro che gli abiti che indosso portano in sé il ricordo di quella che J. C. Flügel chiamò la Grande Rinuncia Maschile, avvenuta a fine Settecento, quando gli uomini abbandonarono sete, ricami e colori per adottare un più sobrio completo scuro. Quel gesto fu anche un atto politico: una rinuncia al variopinto in nome dell’autorevolezza. Da allora, l’apparente “neutralità” del maschile continua a dettare i codici della rispettabilità.

Per la storia da cui arrivo, quella parola tra virgolette mi riattiva un nodo antico: dieci anni fa (1) presi le distanze dalla divulgazione scientifica, contestando la pretesa di neutralità che ne regge il linguaggio – quella che Donna Haraway descrive come la prospettiva di chi parla da un piedistallo, al riparo dalle contraddizioni delle scienze morbide e dei conflitti sociali. In quel gesto di potere, il linguaggio si rivela per ciò che è: un’arroganza travestita da oggettività, la finzione di poter parlare senza corpo e fuori dalla storia.

Il capitolo “Indossare un camice, pensare in astratto” (2) allestisce una scena che segue la curva drammatica dei migliori spettacoli di magia. Cambiare vestito cambia il modo in cui pensi? Slepian e collegh* hanno scoperto di sì (3) : in un esperimento, un gruppo indossava abiti formali, un altro vestiti casual, poi entrambi affrontavano esercizi di logica e associazione di idee. Chi portava il completo ragionava in modo più astratto, chi era in t-shirt restava ancorato al concreto. Vuoi visione d’insieme? Mettiti elegante. Devi restare pratica? Togliti la giacca. Fin qui, sembra scritto da Richard Wiseman, lo psicologo e illusionista inglese che trasforma i paper scientifici in brevi lezioni di self help. Ma poi c’è il colpo di scena.

Marzullo non riporta quei risultati per fare divulgazione scientifica ma per far apparire ciò che restava invisibile: le radici culturali nascoste nelle premesse. L’esperimento, fondato sull’illusione della neutralità, poggia su un immaginario già costruito, che associa l’abito formale alla lucidità e la sobrietà al potere. Così la scienza ribadisce il valore politico della Grande Rinuncia: la fede nella razionalità come forma superiore del pensiero, il dominio del controllo sull’emozione, dell’astratto sul concreto. Un paradigma che, spostato dal guardaroba alla società, ha reso evidente la propria funzione disciplinare: un modello di sobrietà che ha fatto della freddezza una virtù, dell’obbedienza un dovere, della distanza la misura della lucidità, fino a confondere il rigore con la disumanità.

Prepararsi educa a schivare il riduzionismo della scienza quando si finge neutra, valorizzando con Haraway la capacità di to stay with the trouble: mantenere la complessità, attraversare le contraddizioni e riconoscere che saperi e apparenze sono sempre situati.
2. Sara Marzullo, Prepararsi. Il libro delle apparenze, 66thand2nd, Roma 2025, pp. 85-8.
3. Slepian, Michael & Ferber, Simon & Gold, Joshua & Rutchick, Abraham. (2015). The Cognitive Consequences of Formal Clothing. Social Psychological and Personality Science. 6. 10.1177/1948550615579462.
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