Con la mano destra si prende una pallina e si finge di metterla nella sinistra ma invece la si trattiene, chiudendo la mano a tempo debito e dicendo: «Qui ce n’è una», e poi la si sposta distante dal corpo. Quindi con la mano destra se ne prende un’altra, dicendo: «Ecco, ne prendo un’altra», e si pronunciano queste parole: «Mercus Mercurius, per le virtù della polverina miracolosa, Jubeo.» Allora si apre la mano sinistra dicendo: «Sparita!», e infine si apre la destra dove si mostrano tutte e due riunite. (1) 

Note di Mauro Ballesio

Questo post documenta l’uso tradizionalmente prestigiatorio di una “polverina magica” a cui il mago attribuisce le doti miracolose grazie alle quali si compie il prodigio.

Mercus Mercurius è una formula pseudo-latina che significa “Ricompensa di Mercurio”. Non è casuale in questo contesto l’allusione a Mercurio, dio etrusco-romano equivalente al dio greco Hermes,

interprete, messaggero, ladro, ingannatore nei discorsi e pratico degli affari, in quanto esperto nell’uso della parola

come lo descrive Platone nel Cratilo. Tradizionalmente il dio è messo in relazione con divinità ingannatrici e mistificatrici; iconograficamente è riconoscibile per i suoi sandali, il cappello, il bastone e la borsa appesa alla cinta – oggetti che afferiscono alla sfera tipica del prestigiatore. Il suo caduceo (il bastone alato su cui si avvolgono in spire due serpenti) è invece il simbolo della professione medica. Il gesto del prestigiatore di estrarre da una borsa appesa alla cinta una “polverina magica” dai poteri miracolosi – comunemente venduta dai ciarlatani e qui definita “ricompensa di Mercurio” – allude dunque a questi significati.


Note

1. Traduzione di Mauro Ballesio.

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