Nel marzo 1794 a Torino, Xavier De Maistre è costretto a restare chiuso per quarantadue giorni nella sua stanza. È agli arresti domiciliari perché ha preso parte a un duello non autorizzato. L’uomo prende la penna e inizia a raccontare la quarantena in un blog che diventerà un libro: Viaggio intorno alla mia camera.

Ho impreso e compito un viaggio di quarantadue giorni intorno alla mia camera. Chi esiterebbe a mettersi in cammino con me, onde procurarsi un piacere che non gli costerà né disagi né danari? Coraggio, dunque, si parta. Noi procederemo a picciole giornate. Nessun ostacolo potrà arrestarci. (1) 

I capitoli sono quarantadue come i giorni trascorsi nella stanza e tutti molto brevi: oggi l’autore li affiderebbe ai social. Per dire: il capitolo dodici è già un post su Instagram. Non c’è testo, solo un’immagine della collina torinese:

Capitolo XII dall’edizione Jules Tardieu, Parigi 1861.

La regione che viene esplorata

forma un lungo quadrato di trentasei passi in tutto, andando ben rasente rasente le pareti dell’interno. (2) 

Facendo le debite conversioni, una camera 4×4 metri, che Xavier visita senza seguire un tragitto lineare:

la traverserò spesso in lungo e in largo, ovvero diagonalmente senza seguire metodo o regola. Andrò anche a onde, e percorrerò tutte le linee possibili in geometria, ove il bisogno lo richiegga. (3) 

È quella che Guy Debord chiamerà “deriva psicogeografica”.

L’autore parte dal letto, passa in rassegna i diversi quadri, poi ha un incidente: cade dalla sedia, questo lo sbalza verso lo scrittoio, arriva alla libreria dove prende in esame romanzi e poesie, passa a una scultura a mezzobusto e termina il viaggio a letto, dove ha un sonno molto agitato.

Leggendolo ho trovato tre cose odiose e tre lezioni molto utili.

Prima pagina dall’edizione Jules Tardieu, Parigi 1861.

Cosa non mi è piaciuto.

1) Xavier si comporta come il classico trentenne fuori corso in Erasmus. Inizia spiegando che ha trascorso la quarantena senza spendere soldi.

Potrei cominciare l’elogio del mio viaggio dal dire ch’esso non mi è costato nulla, cosa ben degna di considerazione. (4) 

Però siamo capaci tutti a risparmiare se la camera ce la paga papà e abbiamo un servo che cucina, lava e stira.

Il maggiordomo si chiama Gioannetti e Xavier lo tratta come uno schiavo. Un giorno gli dà dello zuccone perché si è dimenticato di comprare la spazzola per lustrargli le scarpe, mentre costui gliele pulisce con un semplice panno, Xavier si ricorda che non lo sta pagando da otto giorni; non si era dimenticato: Gioannetti era povero in canna e non osava neppure dirlo al padrone. Questo dice molto del rapporto tra i due.

2) Nel libro, le donne sono figure piatte, come le damine in cartolina. Madama d’Hautcastel, Rosalia, Jenny, Eugenia: i loro nomi sono buttati lì senza alcun approfondimento. L’unico personaggio femminile di cui racconta qualcosa in più è Rosina. Che però è una cagnolina.

3) Xavier ha paura che il virus arrivi anche a Torino. Come noi oggi,

da qualche tempo le assemblee numerose gli ispirano un non so qual terrore. Sono in esse assalito da un sogno sinistro. (5) 

Ma magari arrivasse quel virus di cui teme il contagio! Perché lui teme la Rivoluzione, e ha il terrore che qualcuno entri in città per annunciare:

Uscite, voi siete liberi: sbalzate il vostro re dal suo trono. (6) 

Xavier è un borghese che ha paura di perdere i suoi privilegi e già sente l’eco dell’armata rivoluzionaria che punta Torino e

porterà fra poco l’agitazione e lo spavento. (7) 

La sua soluzione è quella dei sovranisti: armarsi e sbarrare tutto.

Chiudi le porte e le finestre. Io non voglio più veder la luce; nessuno entri nella mia camera; mettimi la sciabola vicina. (8) 

Cosa mi è piaciuto

1) Xavier ci invita a guardare le cose dal punto di vista del conflitto. Quando guarda il letto, vede al contempo il luogo dove si consuma l’amore e quello dove si muore. Quando giudica le proprie scelte, ammette di sentirsi diviso tra la testa e il cuore e sente che ogni comportamento nasce dal continuo scontro tra i due. Per lui la mente è un parlamento con due camere:

l’una ha il potere legislativo e l’altra l’esecutivo. È una prospettiva fertile. (9) 

2) Lo sguardo bifocale è perfetto per raccontare Torino.

Quanti sventurati mezzi nudi sembrano vicini a spirar di freddo e di miseria sotto i portici, a cui sovrastano gli appartamenti dell’opulenza? Qui al rigido sereno dormono alcuni colla testa appoggiata contro limiti marmorei delle soglie d’un palagio. Altrove è un gruppo di fanciulli, ristretti gli uni contro gli altri, per non morire trafitti dal gelo della notte. Più in là è una donna tremante, e ormai senza voce per lamentarsi. La gente va e viene senz’essere commossa […] Il rumore delle carrozze, […] gli allegri suoni della musica si mescolano talvolta alle grida degli infelici, e formano un’orribile dissonanza. (10) 

Dove ho già letto queste righe? In un altro diario di viaggio, scritto dall’amico Luigi Chiarella: il Diario di zona racconta la città dal punto di vista di un addetto alla lettura dei contatori.

Come nel Settecento, Torino è una città di

contrasti: negozi con roba in vetrina che costa uno sproposito. Clochard avvolti in coperte seduti sotto i portici, alcuni in compagnia di un cane, a chiedere qualche spicciolo. Le persone abituate ai negozi, alle vetrine, ai clochard, passeggiano, comprano, parcheggiano-in-doppia-fila Suv-che sembrano monolocali in movimento. [...] Di fronte c’è una gioielleria che si vanta di essere fornitrice ufficiale della casa reale. [...] Ogni volta che torno a lavorare per queste strade, provare fastidio è cosa giusta. (11) 

3) Nel suo libro L’arte di viaggiare, Alain De Botton ammette che il libro di De Maistre non è un granché, ma nasce da un’intuizione profonda e suggestiva:

Se solo riuscissimo a vivere il nostro ambiente quotidiano con lo spirito del viaggiatore, potremmo scoprire che esso non è affatto meno interessante degli alti passi montani e delle giungle popolate di farfalle del Sudamerica. [...] A casa le nostre aspettative si atrofizzano. Siamo certi di aver scoperto tutto quello che c’era da scoprire. L’abitudine ci ha resi ciechi. [...] Quel che De Maistre tentò di fare fu scuoterci da tanta passività. (12) 

Quando Nietzsche venne a Torino e lesse il libro di De Maistre, commentò che l’umanità si divide tra quelli come Xavier – una minoranza che sa fare molto con poco – e una maggioranza che sa fare poco con molto. Il trucco per fare molto partendo da poco è convincersi che ogni cosa è potenzialmente degna di interesse. Come ripete spesso l’amico Ivan Cenzi, che mi ha segnalato il libro di Xavier, dietro ogni cosa si nasconde un abisso – per chi sa coglierlo.

Nel raccontare i diversi quadri della stanza, De Maistre coltiva un crescendo che culmina con un’opera che lascia tutti senza parole:

Sì, le opere immortali di Raffaello, di Correggio e di tutta la scuola d’Italia non possono sostenerne il paragone. Il quadro di cui vi parlo è uno specchio. Nessuno fin qui s’è ancora avvisato di criticarlo; nessuno trovò per anco in esso la più picciola imperfezione. (13) 

Pensaci questa sera, mentre ti lavi i denti.

Dal Viaggio intorno alla mia camera traggo un’ultima lezione. Il mondo non si ferma alle quattro mura della nostra casa. Non innamoriamoci di questa stretta prigione. Come nel finale di The Wall dei Pink Floyd, il protagonista è condannato ad abbattere il muro dietro cui si era rifugiato e a ricongiungersi con i propri simili. Nel suo ultimo post, Xavier esce dalla quarantena e si rende conto che il cielo in una stanza è una prospettiva troppo angusta:

un potere segreto mi strascina; mi dice che ho bisogno dell’aperto cielo, e che la solitudine è simile alla morte. (14) 

Per saperne di più

• Vedi l’episodio 178 di Mesmer in pillole dedicato al libro di Xavier De Maistre: Viaggio intorno alla mia camera.

Leggi il libro di Xavier De Maistre Voyage autour de ma chambre (Torino 1794) in prima edizione francese.

Leggi il libro di Xavier De Maistre Viaggio intorno alla mia camera (Milano 1824) in traduzione italiana.

Leggi il libro di Xavier De Maistre A journey round my room (New York 1871) in traduzione inglese.


Note

1. Xavier De Maistre, Viaggio intorno alla mia camera, Manini, Milano 1824 (I ed. 1794), pp. 11.17.18.

2. De Maistre 1824, p. 21.

3. De Maistre 1824, p. 21.

4. De Maistre 1824, p. 14.

5. De Maistre 1824, p. 113.

6. De Maistre 1824, p. 114.

7. De Maistre 1824, p. 84.

8. De Maistre 1824, p. 115.

9. De Maistre 1824, p. 32.

10. De Maistre 1824, p. 107.

11. Luigi Chiarella, Diario di zona, Alegre, Roma 2014, p. 38.

12. Alain De Botton, L’arte di viaggiare, Guanda 2002, pp. 242-3.

13. De Maistre 1824, p. 95.

14. De Maistre 1824, p. 174.

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