Magia al popolo! è un laboratorio didattico unico nel suo genere, pensato per riscoprire e valorizzare l’arte del prestigio attraverso un approccio pratico e culturale. In questo percorso di due ore, i partecipanti creeranno con le proprie mani tre semplici ma affascinanti giochi di magia, utilizzando carta, forbici, colla e materiali di recupero.
Nato in collaborazione con l’ex OPG Je so’ pazzo di Napoli, che ne ha ospitato la prima edizione il 28 dicembre 2024, è diviso in tre moduli, ognuno dei quali si ispira a un personaggio storico della città partenopea legato alla magia, all’alchimia e allo spiritismo.
Magia al popolo! non si limita all’insegnamento tecnico: il progetto sfida l’idea che l’illusionismo sia solo un passatempo escapista, trasformandolo in un veicolo di riflessione e impegno sociale. I trucchi costruiti durante il laboratorio diventano strumenti narrativi, da personalizzare con storie e cornici tematiche che riflettano prospettive personali e politiche. I partecipanti potranno così dare vita a giochi che raccontano storie locali, denunciano la crisi climatica o prendono posizione contro il sessismo, il razzismo e l’omofobia.
In un panorama dominato dall’immaginario hollywoodiano dell’illusionismo spettacolare e multimilionario, Magia al popolo! propone un ritorno all’essenziale. Il laboratorio celebra il fascino delle tradizioni culturali italiane, riscoprendo il valore dell’artigianalità e del racconto locale, e dimostrando che anche materiali poveri o di scarto possono diventare strumenti di meraviglia e cambiamento.
Al termine del percorso, ogni partecipante porterà con sé i propri giochi di prestigio, pronti per essere condivisi con amici e conoscenti, contribuendo così alla diffusione di un’arte che, oltre a incantare, ha il potere di ispirare e trasformare.
Gianbattista Della Porta (1535-1615) fu un eminente scienziato, mago e matematico, noto per aver scritto una collana di venti volumi dedicati all’arte magica (La magia naturale) e per aver fondato a Napoli l’Accademia dei Segreti, la prima del suo genere. Gli incontri organizzati presso il suo palazzo in via Toledo rappresentano un punto di partenza fondamentale per questo laboratorio. Durante queste riunioni, Della Porta condivideva i segreti delle proprie arti magiche con una cerchia ristretta di iniziati. Questo laboratorio ne costituisce una versione moderna – non più élitaria, ma orgogliosamente aperta a chiunque, per favorire la circolazione orizzontale dei saperi e la reciproca contaminazione.
Cosa amiamo in lui
Nonostante fosse molto benestante, Della Porta dedicò uno dei suoi libri ai metodi per “taroccare” le pietre comuni per farle apparire preziose. Queste tecniche ingegnose offrivano a chi viveva in condizioni di povertà l’opportunità di simulare il lusso o di guadagnare sfruttando l’ingenuità altrui. I suoi libri di magia, quindi, avevano anche un potenziale emancipante, suggerendo modi creativi per mettere in discussione le barriere tra le classi sociali.
Il gioco di prestigio
Tra le sue attività di matematico, Gianbattista Della Porta cercò un metodo geometrico per ottenere la quadratura del cerchio, un obiettivo che riuscì a raggiungere solo grazie a un abile trucco. Ibridando matematica e sotterfugio illusionistico, si possono realizzare piccoli prodigi geometrici, come quello al centro dell’attività di questo modulo.
Potenzialità narrative e teatrali
L’elemento narrativo centrale dell’attività consiste nel trasformare un semplice puzzle in un racconto visivo: un muro compatto che, a seconda di come viene montato, può apparire intatto oppure con un vistoso buco al centro.
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Questo cambiamento suggerisce metafore legate alla fragilità delle certezze, alla scoperta di verità nascoste o alla comparsa e sparizione di qualcosa di importante. Inoltre, il buco che si crea nel puzzle può rappresentare il valore di un varco che si apre, offrendo nuove prospettive o opportunità. Le persone partecipanti possono sviluppare storie personali o collettive attorno all’illusione del puzzle, integrando le loro interpretazioni con le questioni emotive, personali o politiche che hanno più a cuore.
Raimondo Di Sangro (1710-1771), principe di Sansevero, è una delle figure più enigmatiche della storia napoletana. Mago di straordinaria cultura, inventore e alchimista, è l’emblema di una mente che ha saputo intrecciare scienza e magia, sfidando con audacia i confini tra razionalità e mistero. Al centro di questo modulo c’è un’invenzione che testimonia l’interesse di Di Sangro per gli esperimenti occulti e il desiderio di trascendere i limiti della scienza convenzionale: il “lume perpetuo”, una candela con una fiamma inesauribile, ottenuta triturando ossa di morti.
Cosa amiamo in lui
Nonostante appartenesse a una famiglia nobile, ebbe il coraggio di opporsi al potere costituito, subendo persino la scomunica per i suoi controversi esperimenti occulti, tra cui la riproduzione del sangue di San Gennaro. Questo gesto, simbolo di ribellione intellettuale, incarna il suo spirito innovativo e la sua volontà di rompere le convenzioni, rendendolo una figura che ispira non solo meraviglia, ma anche un senso di sfida contro l’oscurantismo dei propri tempi.
Il gioco di prestigio
Ispirandosi alla trasformazione alchemica, questa attività rievoca i tentativi di Di Sangro di ottenere l’oro a partire dal semplice metallo. Utilizzando la fiamma di un moderno lume, un foglio di carta e il giusto intruglio chimico, le persone partecipanti scopriranno come operare metamorfosi istantanee, visivamente sorprendenti e anche molto elaborate.
Guarda il gioco nell’episodio 381 di Mesmer in pillole
Potenzialità narrative e teatrali
La possibilità di modificare immagini e parole attraverso l’uso di una fiamma apre a numerose potenzialità narrative, evocando la metamorfosi come trasformazione inaspettata, mostrando che nulla è definitivo, suggerendo svolte verso nuove prospettive e invitando a riflettere sulla natura mutevole della realtà.
Eusapia Palladino (1854-1918) è stata una delle medium più celebri e discusse del suo tempo. Vissuta a Napoli per tutta la vita, è conosciuta per le sue straordinarie sedute spiritiche, durante le quali i defunti sembravano trovare in lei un tramite per dialogare con le persone presenti, creando momenti in cui il confine tra vita e morte sembrava dissolversi. Sebbene fosse spesso accusata di frode, il suo carisma e le sue abilità le permisero di affascinare scienziati e pubblico in tutto il mondo.
Cosa amiamo in lei
Nata in una famiglia povera, Eusapia Palladino rimase sempre fedele alle sue radici popolari. Pur essendo analfabeta, utilizzò la magia per accedere ai salotti culturali più prestigiosi di Napoli e del mondo, dove si esibì in straordinarie sedute spiritiche. Le sue dimostrazioni conquistarono anche gli Stati Uniti, attirando l’attenzione di scienziati e intellettuali di fama internazionale, rendendola una figura unica capace di trascendere la propria classe sociale attraverso mezzi illusionistici non convenzionali.
Il gioco di prestigio
Uno degli eventi nella vita di Eusapia che hanno maggiormente sconcertato i biografi fu il suo matrimonio con Raffaele Del Gais, impiegato presso il Teatro San Ferdinando come tecnico illusionista e rivenditore di giochi di prestigio. Del Gais riproduceva con il trucco i fenomeni paranormali che Eusapia otteneva nelle sue sedute spiritiche. Collocandosi nella strana zona di confine tra verità e inganno in cui scoppiò l’amore tra i due, le persone partecipanti realizzeranno con materiale povero un dispositivo topologico che Del Gais vendeva nel suo negozio di magia napoletano: un gioco di prestigio che può far apparire finti messaggi dall’aldilà (ma anche verissimi auguri inaspettati, sincere note affettuose o disegni impertinenti). Trattandosi di un meccanismo esplicitamente truccato, il suo uso non concorre a togliere incanto dalle manifestazioni di Eusapia Palladino, il cui fascino sinistro e i cui risvolti emancipanti restano intatti.
Potenzialità narrative e teatrali
La materializzazione di un messaggio (spiritico o meno) attraverso un trucco rivendicato come tale invita a riflettere sul confine sottile tra verità e finzione, esplorando come l’illusione possa diventare uno strumento di espressione autentica. Temi come la dualità tra reale e soprannaturale, il potere della suggestione e l’influenza di forze invisibili si intrecciano con il gioco, trasformandolo in una piattaforma per raccontare storie che sfidano le certezze e aprono a nuove interpretazioni della realtà.
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