MARIANO TOMATIS

WONDER INJECTOR

Scrittore e illusionista
Mariano illumina le
meraviglie sul confine
tra Scienza e Mistero.

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2012 È in gioco la fine del mondo

HANNO SCRITTO…

Luigi Calabrò, Alias - Il Manifesto n.19, 14.05.2011, p.5.

Mamme trigonometriche e martiri dell'aritmetica

Incontro con un ricercatore che si occupa del lato oscuro della matematica e delle sue applicazioni ai campi più insoliti: illusionismo, ufo, paranormale, criminologia...

Ci risiamo! I numeri sono fatti così: gli dai una frazione e si prendono l'algoritmo. Non puoi ignorarli e non puoi perderli di vista. Hai voglia a dividerli e a sottrarli, loro si sommano, si moltiplicano, si portano appresso uno zero e ti invadono, ingaggiano una virgola e ti fanno nero! Ci vuole l'abilità di Mariano Tomatis, che torna nell'agone con I numeri assassini (Kowalski 2011), per mettere la briglia a queste isole razionali immerse nel caos liquido del caso bifido. Solo lui sa spiegare perché una macchina per cucire incontra un ombrello su un tavolo operatorio. Solo lui, per citare qualche caso esposto nel libro, sa trovare il minimo comun denominatore tra mamme trigonometriche, carcerati dagli algoritmi sincopati, sfinteri anali che imbrogliano lamacchina della verità, martiri aritmetici, telefonate che uccidono e numeri che impallano il cervello passando, magari, per il mostro di Firenze.

I matematici bisogna lasciarli stare, ne sanno sempre una più del diavolo. Tu credi di conoscerli e quelli si rivoltano all'improvviso e diventano Amoricaldi, qualcuno ha svelato il futuro alla vigilia di un duello d'amore che lo vedrà soccombere, qualcun altro ha smascherato la scacchiera, ma Tomatis, che se provi a confonderlo diventa uno "stimato tomista", trasforma in finissimo gioco intellettuale gli arabeschi del rumine dei numeri, rilegge alla luce di parabole ed ellissi celebri scene del crimine dondolando sul filo di lana dell'ironia, suggerendo e nascondendo per puro divertimento.

Ma allora la matematica fa divertire perché, ordinando il disordine, spera di controllare il caos? Vuole proteggerci dall'irrazionale? Ha una funzione consolatoria? Di certo l'astrazione matematica è l'unico sistema per affrontare e esorcizzare l'orrore della follia umana. Solo una cosa sappiamo: nessuno, dopo aver letto Numeri assassini, potrà dire: «Per me è algebra!». O forse sì. O forse no.

Leggi qui l'intervista completa

"Matematica e crimine: tutti i segreti svelati da Mariano Tomatis"
Il blog di Massimo Polidoro, 28 marzo 2011

Che c’entrano giochi e matematica con il crimine? Moltissimo, come ci dimostra l’amico Mariano Tomatis nel suo ultimo libro Numeri assassini (Kowalksi).

Nel racconto fluido e scorrevolissimo di come il profiling dei serial killer si serva della metrica delle scacchiere e della retronalisi, di come le macchie di sangue seguano traiettorie descrivibili con equazioni precise o di come i gli assassini seriali colpiscano in stretta correlazione geografica con il luogo della propria abitazione, Mariano riesce a raccontarci tutto questo e molto di più. Per ogni argomento affrontato sono decine le citazioni, gli aneddoti più disparati, i riferimenti alla letteratura e al cinema giallo, oltre che a reali fatti di cronaca… Talmente tanti e curiosi che per chiunque si interessi di questi argomenti, come il sottoscritto, la lettura del libro (nonostante tutto sommato si parli pur sempre di crimine) rappresenta un vero e proprio piacere intellettuale.

Del resto, questo è vero un po’ per tutti i libri di Mariano. Mosso da una curiosità incontenibile e da una pazienza e una tenacia indiscutibili (basta solo a dimostrarlo la sua pluriennale e instancabile ricerca su Rennes-le-Chateau), riesce ad affrontare e digerire le tematiche più impegnative e a riproporle a tutti in maniera chiara ed esauriente. E soprattutto non riposa mai sugli allori! Proprio mentre esce questo suo nuovo libro, per dire, Mariano è già felice di annunciare la ricostruzione (e risoluzione!) del “Laberinto di Andrea Ghisi” del 1607, il primo “ipertesto” della storia rimasto per secoli senza spiegazione.

Iniziate a sfogliare Numeri assassini e all’improvviso trovate un argomento che vi colpisce: senza rendervene conto, sono già passate due ore e avete quasi finito il libro. A me è successo proprio così, quando ho trovato l’interessante teoria della “centografia” applicata da uno scienziato forense, Stuart Kind, per identificare la città di provenienza dello Squartatore dello Yorkshire. Kind ci azzeccò in pieno, anche se la conferma della sua scoperta arrivò solo dopo l’arresto dell’assassino. Da qui si passa all’applicazione dello stesso metodo alle note vicende del Mostro di Firenze, per poi scoprire come l’idea di Kind è ormai divenuta un software usato dalla Polizia di tutto il mondo. E il capitolo finisce con Mariano che ricostruisce un software simile e lo testa per vedere… se è in grado di prevedere la zona in cui si trovava il suo ufficio basandosi solo sulle coordinate dei dieci posti più frequentati per le pause pranzo: funziona alla perfezione. E non è che l’inizio del libro.

Tuffatevi anche voi, non ve ne pentirete.

Recensione di Anna Rita Longo, 29 marzo 2011

Dire di un libro che lo si legge tutto d'un fiato è oramai un abusato stereotipo, ma correndo il rischio di essere tacciata di mancanza di originalità lo affermerò comunque della recente pubblicazione di Mariano Tomatis per i tipi di Kowalski, Numeri assassini, che non permette al lettore che vi si accosta di staccarsi dalle sue pagine fino al momento in cui, con rammarico, ne volta l'ultima. Il merito va sottolineato con particolare forza se si tiene presente che molto raramente è possibile affermarlo di un saggio, visto che il genere in questione di solito sacrifica l'interessante al chiaro e rigoroso.

Ma Mariano Tomatis ci ha da lungo tempo abituati a considerare possibile il connubio tra l'accuratezza dell'indagine scientifica e una forma briosa e accattivante, a vantaggio dell'efficacia divulgativa.

Serie televisive, letteratura e cronaca giudiziaria hanno consentito al grande pubblico di familiarizzare quanto meno con la terminologia tecnica relativa all'indagine sulla scena del crimine. Pochi, però, sarebbero in grado di spiegare le basi scientifiche sulle quali si regge il lavoro degli investigatori, anche perché spesso tratti in inganno dalle numerose inesattezze diffuse da film, libri e TV. Particolarmente ostici per i più sono i metodi matematici che è possibile adoperare per approssimarsi alla verità e assicurare alla giustizia un malvivente.

Ed è questo il merito più grande del libro di Tomatis: indurre a scoprire questo lato misconosciuto e affascinante della matematica, che, come scopriamo, è un'alleata molto importante della psicologia nell'identificare il profilo e il modus operandi di un criminale.

A quanti tra i non addetti ai lavori sono noti nomi come quello di Stuart Kind e David Canter? Probabilmente neppure al più appassionato lettore di forensic thriller, eppure si tratta di uomini le cui brillanti intuizioni e dimostrazioni rendono oggi molto più semplice l'individuazione del luogo in cui risiede un serial killer.

Meritorio anche il contributo di Tomatis alla confutazione dei più comuni errori di lettura e valutazione di dati numerici, dovuti alla fallace prospettiva nella quale questi vengono talora interpretati. Si tratta di una delle più drammatiche conseguenze dell'analfabetismo scientifico diffuso in Italia, particolarmente grave quando influenza decisioni da prendere in ambito giudiziario.

Apprezzabile l'inserimento, da parte dell'autore, di una serie di esempi pratici, tratti dai più noti casi giudiziari, da quello di O. J. Simpson, che ha avuto dalla sua la scarsa dimestichezza dei giurati con le percentuali, a quello della presunta “pallottola magica” dell'omicidio Kennedy, tanto cara ai complottisti, senza tralasciare noti casi italiani, quali quello del Mostro di Firenze o di Cogne.

Quest'ultimo processo è l'occasione per parlare dell'inspiegabile diffidenza italiana verso metodi rigorosamente scientifici come quello della Bloodstain Pattern Analysis (vale a dire l'analisi delle macchie di sangue sulla scena del delitto), probabilmente sempre dovuta a una scarsa dimestichezza con la matematica e la fisica.

Tra i potenziali lettori del libro mi auguro che vi siano gli studenti, principalmente quelli che non hanno mai provato interesse per la matematica, ma guardano rapiti le avventure degli investigatori o dei criminal profiler in TV.

Un piccolo quiz prima di chiudere: le impronte di Mr X sono state trovate sulla scena del delitto, magari proprio sull'arma adoperata per uccidere; qual è la probabilità che Mr X sia colpevole? Se pensate che sia altissima... beh, comprate questo libro.

Recensione di Claudia Bertolini, 13 settembre 2011

I cinque capitoli in cui è suddiviso il saggio “Numeri Assassini” rappresenta una guida su come i segreti del crimine possano essere scovati con l’uso della matematica e quanto la stessa abbia a che fare con la psicologia umana: nella fattispecie, col comportamento criminale.

Con stile leggero ed allietante, Tomatis sa rendere ancora più accattivante il testo inserendo in ogni capitolo problemi e quiz enigmistici la cui risoluzione sollecita anche le più acute menti.

La risposta ai giochi si trova comunque alla fine di ogni parte così come i riferimenti alle citazioni nonché le letture consigliate.

L’autore espone, nei primi capitoli, l’importanza della statistica nel determinare l’area di azione del criminale e della matematica per permetterne l’identificazione. Col terzo capitolo, rafforza l’argomento con casi concreti: esperienze di lavoro dei RIS e, tra le altre, vicende a noi ben note come l’infanticidio di Cogne ed il Mostro di Firenze.

L’ultima parte invece sposta l’attenzione sulla errata applicazione tot court della scienza al giudizio criminale, cioè denuncia come l’applicazione brutale dei numeri ai processi possa determinare gravi errori di decisioni giudiziarie perché erroneamente letti da chi non ha cultura numerico-scientifica. La stessa Italia, ad esempio, proprio per la sua scarsa familiarità con fisica e matematica si dimostra reticente all’applicazione criminologica di tali metodi.

ordinaria capacità di osservare ad occhio nudo i fenomeni naturali, cosa che la civiltà della tecnologia ha praticamente smesso di fare da secoli. Impossibile che una popolazione selvaggia sia arrivata a tanta conoscenza: sicuramente erano degli alieni...

Andrea Curreli • Tiscali Spettacoli, 20.10.2010

Il mondo finirà il 21 dicembre 2012 come indicato chiaramente dal calendario Maya. Questa è la teoria catastrofista e apocalittica che da circa due anni ha conquistato i media. Partendo da una leggenda affascinante sono stati scritti libri, copioni di talk show e anche un film intitolato semplicemente 2012 diretto da Roland Emmerich. Questo martellante tam tam mediatico ha contribuito a creare una superstizione simile a quella secondo la quale con l'arrivo del 2000 ci sarebbe stata la fine del mondo. Ma, obietta Mariano Tomatis, esattamente come allora "il mondo non finirà in quella data e la responsabilità di dar vita a un cambiamento sarà totalmente nelle nostre mani". Il giovane divulgatore scientifico per mestiere e prestigiatore per passione, ha demolito le tesi apocalittiche in un libro intitolato 2012. E' in gioco la fine del mondo (Iacobelli editore, 2010). Il testo mescola dati storici sulla civiltà Maya con giochi di carte, una scelta che l'autore spiega con una secca battuta: "Il grande mercato fiorito intorno al 2012 sfrutta meccanismi ben noti a chi pratica l'arte dell'inganno".

Mariano Tomatis, come è nata l'idea di questo libro?

"Mi era stato chiesto di confutare la teoria della fine del mondo nel 2012, ma non volevo scrivere un libro troppo tecnico. Essendo un matematico ma anche un amante dei giochi di prestigio ho deciso di analizzare la visibilità ottenuta da questa leggenda mescolando l'aspetto storico con quello ludico. Per questo ho alternato capitoli dedicati alla cultura Maya a giochi con le carte che permettono di comprendere in modo semplice come questo popolo creò il suo calendario".

In sintesi cosa succederà il 21 dicembre 2012?

"Assolutamente nulla, così come non è successo nulla con l'arrivo del Duemila. Prendo ad esempio il contachilometri dell'auto e le sei rotelline che fanno girare i numeri. Si parte da zero chilometri quando compri l'auto, poi i numeri aumentano fino al momento della vendita o della rottamazione. Il numero più grande che tu puoi raggiungere con il contachilometri è 999.999. Quindi, fatto l'ultimo chilometri, si riparte da zero. In sintesi la macchina ha percorso 1 milione di chilometri, ma questo non significa che è esplosa. Dal punto di vista matematico il 21 dicembre 2012 è una data che segnerà la fine e azzererà un calendario che i Maya avevano inventato più di mille anni fa e che oggi non usa più nessuno. E' solo l'azzeramento di un contatore, che poi ricomincia ad andare avanti. La prova viene dal fatto che gli stessi Maya avevano fatto delle previsioni fino all'anno 4000 d.C.".

Tanta attenzione da cosa dipende? Da una forma di superstizione?

"Mi piace vedere l'aspetto positivo di tanta attenzione sul 2012. Contiene infatti una speranza di cambiamento. E' bello pensare che la crisi dell'era moderna possa cessare con questa data. A tutti capita di trovarsi in certe situazioni in cui si sogna di cancellare tutto e ricominciare da zero. E' un appiglio psicologico che funziona per chi ci crede".

Nel suo libro lei ricorda che per dare una data della fine del mondo bisogna anche indicare una data d'inizio. Qual è l'anno zero del calendario Maya?

"C'è una stele in un sito archeologico che indica una data lunghissima e precedente a quella indicata dai nostri scienziati. Oggi si ritiene che la Terra si sia formata più di 4 miliardi di anni fa e che la vita risalga a 3 miliardi, per i Maya il nostro pianeta era molto più vecchio. Secondo loro la Terra esisteva già prima del Big Bang. E' ovviamente poco credibile ma bisogna considerare che erano un popolo che non aveva conoscenze di fisica quantistica o di astronomia. Questo ultimo ciclo che è iniziato nel 3114 a.C. per concludersi nel 2012 è solo l'ultimo di una serie interminabile. Ogni ciclo durava circa 5000 anni".

Quella dei Maya non è l'unica profezia utilizzata dai "catastrofisti".

"I catastrofisti citano tutti quei popoli che affascinano dal punto di vista archeologico e che Hollywood utilizzerebbe per la trama di un film. Ad esempio gli ebrei e la mitologia della qabbaláh, i cinesi e la tradizione orientale dell'oracolo Ching e ovviamente gli egizi. Il caso più singolare è quello di Terence McKenna un filosofo americano che ha preso i dati di I Ching, li ha inseriti nel computer e ha fatto un calcolo. Il risultato è stato una funzione matematica che oscilla fino ad azzerarsi il 21 dicembre del 2012. Questa sarebbe una prova matematica che il mondo finirà in quel giorno, ma in realtà è stato lo stesso McKenna a voler chiudere in quel punto la funzione perché suggestionato dalla leggenda del 2012".

Emanuela Torlonia Dottorini • Rinascita e cultura, 21.12.2010

Pare che la catastrofe del 2012 la si voglia ormai ad ogni costo: scientifico o fantasioso.

Un articolo pubblicato su una rivista, confronta due libri appena usciti che profetizzano da due ottiche diverse e con strumenti dimostrativi di natura differente che il 2012 sarà comunque un anno catastrofico. L'approdo è il medesimo ma le strade per arrivarci sono diverse: non importa, finimondo geologico, apocalittico o catastrofe economica, politica e sociale, quello che importa è che il 2012 sia una catastrofe.

Colpisce e insospettisce questa "comunque catastrofe". Una forzatura che supporta alcuni testi dall'ottima fortuna economica, di recente pubblicazione e di notevole suggestione, tranne uno, che invece ho letto con gusto e divertimento e che spiega tutto.

Mariano Tomatis, giovane e brillante intelligenza, nel suo libro edito da Iacobelli, spiega e diverte con giochi e dimostrazioni matematiche come le profezie catastrofiche abbiano sempre abitato l'universo mondo e come abbiano avuto le loro fortune sulla gente suggestionabile, incolta e ignorante che nei secoli passati è arrivata a coprirsi di ridicolo o addirittura a rovinarsi economicamente per dar retta alle voci profetiche. Costruzioni di arche, vendite massicce di beni personali, magari seguite da linciaggi pubblici o suicidi o patetiche inversioni di rotta.

Diverte moltissimo constatare come nel 2010, ormai prossimo al 2011, vi sia gente che subisca ogni tipo di ipotesi suggestiva senza attivare un po' di curiosità sulle conoscenze dei Maya, che di calendari ne avevano ben tre differenti, ma qui se ne utilizza uno soltanto altrimenti non è possibile la "comunque catastrofe" e senza verificare con un minimo di supporto scientifico le presunte verità profetiche.

In questa completa assenza di senso critico e di iniquo mercanteggio della altrui stoltezza, mi sento di suggerirvi il simpatico ma serio 2012 è in gioco la fine del mondo di Mariano Tomatis, dove la rigorosa puntualità delle argomentazioni è arricchita dalla proposta di cimentarsi con giochi numerici e matematici a dimostrazione 'appunto' della verità.

EDITORE

Iacobelli

PUBBLICATO NEL

2010