Mariano Tomatis

L’oracolo di Napoleone. Il laboratorio magico di Mariano Tomatis

Il 10 aprile 2015 la School of Modern Languages and Cultures dell’Università di Warwick ha organizzato la giornata di studi “Illusione, Inganno, Artificio: Coleridge, Hoffmann, Manzoni, Leopardi”.

Presso l’Antica Libreria Cascianelli, una delle più affascinanti botteghe storiche nel centro di Roma, Mariano Tomatis ha presentato un “laboratorio magico” incentrato su un libro di sorte: l’Oracolo Nuovissimo ossia il Libro dei destini dell’Imperatore Napoleone I° (Milano 1915). Non solo una lezione accademica, non solo uno spettacolo di illusionismo, non solo un laboratorio creativo – ma un po’ tutte queste cose insieme – il laboratorio è ora accessibile in formato audio; l’ascolto richiede un po’ di sforzo di immaginazione, poiché l’incontro ha coinvolto in modo importante la componente visuale.

L’Oracolo di Napoleone: appunti di lavoro

Mariano Tomatis ha reso disponibile l’intero dossier annotato su cui ha organizzato il laboratorio magico dedicato al libro geomantico del primo Ottocento.

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Qui di seguito le fotografie del laboratorio magico scattate da Fabio Camilletti:

“Illusione, Inganno, Artificio” all’Università La Sapienza

L’incontro principale della giornata si è tenuto presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università La Sapienza di Roma con il coordinamento di Franco d’Intino.

Gabriele De Luca ha esplorato il concetto di “finzione”, confrontandone il ruolo e il significato nei lavori di Samuel Coleridge e Giambattista Vico – frutto di una sospensione volontaria, temporanea e consapevole per il primo, meccanismo primigenio e inconsapevole dell’umanità delle origini per il secondo.

Fabio Camilletti si è soffermato in particolare sui risvolti illusionistici della figura di Napoleone, più volte ritratto come “escamoteur” (1)  sulle vignette satiriche francesi, e sul ruolo dell’Illuminismo nel far deflagrare l’apparato prestigioso del Potere.

Martina Piperno ha esplorato alcune sperimentazioni nell’ambito del falso da parte di grandi autori all’inizio dell’Ottocento, a partire dall’Inno a Nettuno di Leopardi: il poeta finse che si trattasse di una traduzione dal greco, quando in realtà l’aveva scritto ex novo cercando di imitare lo stile di un tempo (molti critici ci cascarono.)

Gianluca Cinelli ha analizzato il rapporto tormentato di Manzoni con gli artifizi e le illusioni, individuandone i risvolti morali e l’uso che ne fece nelle sue opere – con un accento particolare sul modo in cui lo scrittore rielaborò la figura del Conte di Carmagnola nell’omonima tragedia.

Note

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