Barbara Sgarzi

Questo libro vi stupirà. Magia ai tempi del web

Voi vi fareste sfuggire l’opportunità di intervistare un mago, uno che di mestiere – oltre a fare il mago, ovviamente – crea esperienze magiche, parla di leadership a Stanford e insegna ai manager come ritrovare lo stupore e la meraviglia e introdurle nel lavoro in azienda?

Io no. Anche perché Ferdinando Buscema, insieme allo scrittore e illusionista Mariano Tomatis ha scritto un libro che mi è piaciuto molto – e che avevo approcciato invece con scetticismo.

L’arte di stupire, uscito qualche giorno fa, mescola narrazione e realtà, Disney e Belfagor, la Wunderkammer e Google, aneddoti e miracoli, filosofia e psicologia, per ricordarci quanto perdiamo se non siamo più capaci di meravigliarci.

Ve lo consiglio: è una lettura piacevole e interessante che fa riflettere anche sull’enorme potere della scrittura e della parola.

Insieme alla copertina, la carta con il mio nome che Ferdinando ha fatto magicamente apparire da un mazzo che avevo ovviamente controllato e ricontrollato.

Io ero molto curiosa di capire come lavora e vive un mago – un illusionista un prestigiatore, chiamatelo come più vi piace – nell’era di Internet. Lui mi ha risposto, poi ha fatto apparire la carta di cui sopra, ha letto il numero di un dado che tenevo nascosto interpretando il mio tono di voce e gli impercettibili – per me – segnali non verbali, poi ha fatto apparire e sparire un asso di cuori. Insomma, un’intervista interessante, come essere dentro a una puntata di The Mentalist.

Iniziamo dalle basi: quando hai capito che volevi essere un mago? E cosa c’entra la tua laurea in ingegneria meccanica con la strada che poi hai intrapreso?

A sette anni mi hanno regalato, come ad altri bambini di quel periodo, la scatola gioco del mago Silvan. Per tanti è stato un gioco qualunque, per me è stato l’inizio. Gli studi scientifici mi sono serviti, e molto, nell’apprendere le leggi fisiche che stanno dietro ai numeri di illusionismo e magia.

Ma cos’è la magia?

È il far accadere nella realtà cose che vivono nei nostri desideri. Tra il desiderio e la realizzazione c’è un percorso che, se sei bravo, rimane nascosto. Chi guarda, vede solo la realizzazione finale di quel percorso e ipotizza che ciò che è successo per farlo accadere sia magia.

Quindi, in teoria, possiamo farlo tutti

Certo. In ognuno di noi c’è un mago. Magari è solo assopito.

Oggi che ognuno di noi ha a disposizione una mole enorme di informazioni, come fai a mantenere i tuoi segreti, a non fare svelare i trucchi?

Il pubblico è sicuramente più smaliziato. Bisogna creare nuovi segreti, oppure celarli altrove, perché tutti sanno tutto. O quasi, appunto. Devi essere bravo a catturare l’attenzione: se sono attratti da te, spengono i cellulari, non c’è neanche bisogno di dirlo. Solitamente le persone ai miei spettacoli non twittano e non condividono i numeri o il finale. È come se rispettassero un patto iniziatico non scritto, scegliessero di mantenere la meraviglia. E ci sono esperienze che per loro natura non si raccontano: sono ineffabili.

Quindi, riesci a fermare anche l’ansia di condivisione e il livetwitting. Questa è una magia vera, direi. Però, chiunque può cercare su Google e magari imparare tecniche e segreti

Non è così facile. Le informazioni sono a disposizione, ma non tutte e non come ci aspettiamo di trovarle.

Allora non tutto è perduto, siamo ancora capaci di credere al trucco, all’illusione?

Sicuramente. Il fatto che una cosa sia vera o meno non ha importanza, se riesce a stupire, se piace, se fa effetto sul pubblico. Un mago ti dichiara da subito che ti illuderà: se vuoi stare al gioco, la verosimiglianza non è più il punto.

Che rapporto c’è tra gli strumenti social e i temi dei quali ti occupi? E tu li utilizzi?

I social sono strumenti perfetti per esplorare il potere evocativo della parola. Io sono su Twitter e nel libro è citato proprio un esperimento su questa piattaforma, ideato dal comico Nathan Fielder (che ha chiesto di inviare un sms equivoco ai genitori e poi di condividere su Twitter le loro risposte: il risultato lo trovate qui). L’idea era quella di divertire, ma le reazioni delle persone coinvolte fanno riflettere su quanto sia potente qualunque strumento che permette di comunicare in tempo reale. Come disse Kypling: «Le parole sono senza dubbio la droga più potente usata dagli umani.» Il web è l’ambiente ideale per raccontare e condividere parole e storie, e le storie sono lo strumento principale con cui organizziamo la nostra esperienza umana.

Ultima domanda: cosa fa un mago quando non lavora?

Se non ho spettacoli o lezioni, dedico quasi tutto il mio tempo allo studio e all’approfondimento di tecniche e teorie. In compagnia del mio gatto Indiana.

(Un gatto, ovviamente. Tout se tient.)

  Fonte Barbara Sgarzi, “Questo libro vi stupirà. Magia ai tempi del web”, VanityFair.it, blog Social Me(dia), 4.4.2014.

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