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«The Prestige»

Note sparse per una decifrazione del film di Christopher Nolan

13.La macchina di Tesla funziona?

Sin dall'inizio il film sembra proporre allo spettatore un metodo d'indagine totalmente razionale: così come i due rivali cercano di scoprire i trucchi dell'avversario avanzando ipotesi del tutto naturalistiche (che includono astuzie fisiche, psicologiche, tecniche e meccaniche), così lo spettatore viene implicitamente invitato a tenere traccia degli avvenimenti seguendo un filo logico del tutto razionale. Perfino nel finale Borden rivela che il trucco del trasporto umano si basava su un ingegnosissimo (e del tutto razionale) trucco: l'esistenza di un gemello.

L'indagine razionale, però, viene messa in crisi dall'introduzione di un macchinario che sembrerebbe clonare chi vi accede.


Allo spettatore vengono offerti alcuni indizi che incoraggiano la necessaria sospensione dell'incredulità: la presenza di un gran numero di cappelli all'esterno della palazzina che custodisce la macchina, di un gatto identico a quello sottoposto all'esperimento, la scena di un ricordo di Angier che vede la copia di sé e la uccide. In effetti, ben prima della conclusione del film è facile intuire l'uso a fini spettacolari che Il Grande Danton farà di una macchina di quel tipo. Ma è una conclusione che impone di accettare uno scenario del tutto incoerente con le premesse del film: l'introduzione di un elemento sovrannaturale e del tutto irrazionale.

Se lo si accetta, apparentemente tout se tient.

Eppure, se si intende rileggere l'intera vicenda in chiave totalmente razionale e - in coerenza con il tema del film - mistificatoria, non è impossibile fornire spiegazioni alternative, che si sviluppano dall'ipotesi per cui la macchina di Tesla fa soltanto un gran chiasso.

Se così fosse, l'intero film di Nolan diventerebbe un complicato gioco di prestigio ai danni dello spettatore.

E' un'ipotesi che ha descritto molto bene spaceodissey, scrivendo:

La mia [ipotesi] è che la macchina di Tesla non funziona. Se non ricordo male (e ci tengo a questa frase, perchè ho visto il film una sola volta e non sono un registratore) tutto quello che riguarda il funzionamento della macchina è narrato da Angier nel suo diario che ha dato a Borden da leggere, quindi nessuno ci dice che stia dicendo la verità. Io ipotizzo che stia prendendo per i fondelli Borden (e Nolan stia giocando all'illusionista con me) e che la macchina di Tesla non funziona. A questo punto devo giustificare la morte di un uomo e la scena finale. L'uomo che finisce nella vasca può essere il sosia di Angier (che aveva già utilizzato per il primo trasporto umano), e le vasche sono un trucco di Angier per far credere che la sua macchina funzioni davvero. Dentro ci sono manichini. (1) [...] Non è un film di Harry Potter è un film sull'illusionismo, sulla capacità di ingannare il pubblico (una metafora del cinema stesso, forse). E poi se tutta la parte su Tesla è inventata da Angier tutto il film è più bello: è tutta fuffa per sviare lo spettatore. Esattamente come fa il "mago".(2) [...] Lo spettatore è ingannato fin dall'inizio. Lo spettatore comincia a capire le dinamiche della storia solo quando riesce a collegare che le vicende "americane" sono scritte sul diario di Angier che ricalca quello di Borden. Angier prende in giro Borden, Nolan prende in giro lo spettatore; il mago prende in giro il pubblico, il regista prende in giro il pubblico. La scena dei cappelli, cardine della storia, inquadrata anche all'inizio è la distrazione. Quei cappelli sono il trucco: la macchina non duplica un bel niente, fa solo delle scenografiche scosse elettriche. I cappelli li racconta Angier a Borden. (3)

Supporre che Angier stia ingannando Borden attraverso la compilazione di un diario falso sfiora l'affascinante ottica del "narratore inattendibile", più volte sfruttata in letteratura(4) e anche dallo stesso Nolan(5) ma non tiene conto del fatto che il libro su cui il film è basato (The prestige di Christopher Priest) presenta un macchinario perfettamente funzionante, e quindi "autenticamente" magico.


L'ambiguità di fondo - anche dovuta alla rielaborazione che Nolan fa del romanzo di Priest - conferisce all'opera complessiva i tratti precisi dell'illusione magica: la stessa frase finale ("Voi non volete saperlo, voi volete essere ingannati") richiama la storica Vulgus Vult Decipi Decipiatur attribuita al cardinale Carlo Carafa.

Cinismo o desolazione?

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(1) http://groups.google.it/group/it.arti.cinema/msg/c4bf8650444e415d?hl=it&

(2) http://groups.google.it/group/it.arti.cinema/msg/905681369bcd705f?hl=it&

(3) http://groups.google.it/group/it.arti.cinema/msg/d725518ba9bc5831?hl=it&

(4) Indimenticabile l'uso che ne fa Agatha Christie nel suo The Murder of Roger Ackroyd (1926).

(5) Ad esempio in Memento, la cui deformazione narrativa è dovuta al fatto che l'intera storia è mostrata allo spettatore attraverso gli occhi di un uomo che soffre di perdita della memoria breve.

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