Massimo Centini

Lo sciamano subalpino che compiva meraviglie

Su Gustavo Rol sono state dette e scritte tante cose: quasi certamente molte di più di quanto fosse necessario. Nel bene e nel male. Comunque, i libri su questo singolare personaggio torinese, un uomo d’altri tempi, o più semplicemente, fuori dal tempo, fanno periodicamente la loro apparizione in libreria e hanno sempre successo. Perché?

Le risposte possono essere di diverso tipo. A fornircene qualcuna ci prova Mariano Tomatis: prestigiatore, ma anche laureato in Informatica e membro del Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale. Quindi un interlocutore “pericoloso” per chi intenda spacciare per soprannaturale tout court anche quanto appartiene al trucco, alla millanteria, alla boutade, o, peggio, alla truffa. Con un curriculum del genere Tomatis infrange un tabù: prova a scrutare tra le pieghe dell’esperienza di un uomo tra i più misteriosi che, quasi sempre con la collaborazione completamente disinteressata di tanti fans, ha saputo costruire di sé un’immagine straordinaria, senza dubbio affascinante, anche gradevole e, come già sottolineato, fuori dal tempo. Non sapremo mai che cosa ci sia stato di vero nelle imprese di Rol, almeno fino a quando continueremo a rivestire le spoglie di semplici mortali; una cosa è certa, le sue esperienze, per un normale processo fisiologico e mentale, si sono ammantate di mito, il che ha enfatizzato la sua aura. Un’aura che, a distanza di tempo, continua ad attivare un processo mitopoietico che sconvolge il pensiero positivista. Però, a ben guardare, si tratta di una fenomenologia non così strana, ancora oggi. E sì, perché, che ci piaccia a no, il ricordo di Rol, soprattutto dei suoi poteri, costituisce una sorta di àncora di salvezza per la fragilità delle nostre regole antropocentriche in cui, a vari livelli, il tarlo dell’incertezza si instaura, inesorabilmente. Ripensare a Rol corrisponde, probabilmente, a ripensare ad una sorta di antenato in contatto con il soprannaturale, esponente, forse ultimo, di un tempo lontano in cui gli uomini potevano confondersi con gli dèi. Personalmente non credo che le tante esperienze attribuite a questa sorta di sciamano subalpino gli possano essere realmente riconosciute. Così come non credo che un oggetto possa volare da una stanza all’altra attraversando i muri con la complicità della smaterializzazione. Il cemento armato della mia razionalità mi induce a non credere a ciò che aleggia oltre le barriere di quanto la scienza attuale ritiene possibile. Forse c’è il rischio, lo ammetto con la massima modestia, che io non possieda la sensibilità per capire, per metabolizzare il magico e farne esperienza. Anni di incontri, di studi sul campo, di raccolta di esperienze dalla viva voce di gente di culture molto diverse, mi rende forse un po’ cinico, ma non presuntuoso. E allora, è possibile che l’unica strada da percorrere sia quella di accettare il fatto in sé, senza andare troppo indietro, trasformando quanto non conosciamo in materia buona per pensare. Davanti ai grandi misteri irrisolti dell’esistenza, alle angosce che tormentano il nostro cammino di uomini incapaci di risolvere ogni cosa con l’ausilio della ragione, l’irrazionale, in tutte le sue sfaccettature, si pone come strada “altra”, un modo per intervenire nella realtà naturale, cercando di orientarla verso altre vie, possibilmente in direzione di un beneficiario. Da questo punto di vista, però, Rol non fu un mago nel senso tecnico del termine, piuttosto, come già ipotizzato, una sorta di sciamano profondamente occidentale che “compiva meraviglie” in fondo fine a se stesse, atte, se mai, ad aumentare il suo prestigio. Mariano Tomatis ci dimostra che dietro alcune di quelle performance vi poteva essere la “magia” della prestidigitazione: e allora ecco che il tutto sorregge, per molti aspetti, l’ipotesi del gioco. Una corrente ludica attraversa così le memorie di quegli eventi e si cristallizza su un piano dove l’impossibile chiede di essere realtà. Per gioco, forse…

  Fonte Massimo Centini in Mariano Tomatis, ROL Realtà O Leggenda, Avverbi, Roma 2003.

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