“Paperino e il ciliegio rabdomante” (Albi della Rosa, n. 459, 25 agosto 1963) ruota attorno a un rametto magico che Qui, Quo e Qua riportano dal campeggio dei Giovani Esploratori.

Il legno incantato vibra in presenza di combustibile e permette di individuare giacimenti di petrolio.

La storia mette in crisi i sostenitori della cosiddetta “rabdomanzia scientifica” perché il rametto non reagisce solo al carburante: vibra anche sulle carte geografiche, segnalando a distanza la posizione dei giacimenti.

Rispetto alla rabdomanzia classica, attestata fin dal Cinquecento, è un salto dall’improbabile all’impossibile: la variante “su mappa” compare all’inizio del Novecento con don Alexis Mermet, che sosteneva di poter trovare acqua in Argentina facendo oscillare un pendolo su una carta geografica, senza muoversi dal suo studio in Svizzera.

Ma sotto la superficie magica del racconto si intravede un’altra storia, rintracciabile senza bacchette da rabdomante: i tre paperini crescono in un contesto adulto segnato da un’infamia dopo l’altra. Paperino, zio autoritario e ottuso, riduce in cenere il rametto in uno scoppio d’ira.

Paperone, estrattivista senza scrupoli, vuole recuperare il prezioso strumento sradicando l’intero ciliegio da cui arriva, senza alcuna cura per l’habitat e gli abitanti della regione che lo ospita.

Per spennare il miliardario, Sam de’ Gangheris (da buon capitalista predatorio) recinta il bosco e lo devasta per monetizzare ogni tronco. Solo l’astuzia di Qui, Quo e Qua restituisce un barlume d’incanto: avvicinano delle taniche di benzina ai tronchi e, reagendo al combustibile, il ciliegio magico si muove da sé, facendosi riconoscere in mezzo alla montagna di legna abbattuta.

Anche in questo ultimo racconto della serie, insomma, la magia non è solo un gioco di incanti: letta dalla giusta prospettiva diventa un linguaggio per raccontare l’oppressione, smascherare lo sfruttamento e illuminare le pieghe oscure del potere.

Come si parlava di magia negli anni Sessanta? Per scoprirlo, ho sfogliato otto Albi della Rosa e li ho raccontati in altrettanti post su questo blog. Questo è l’ultimo di otto.

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