Lo notano sul palco del Sewer, un locale nella periferia di Detroit. Sixto Rodriguez ha talento con la chitarra, scrive testi impegnati e i suoi riff restano impressi.

Due talent scout scommettono su di lui. Pubblica due album (Cold Fact nel 1970, Coming from Reality l’anno successivo) ma le vendite non decollano. Le serate al Sewer non bastano per sbarcare il lunario, e il chitarrista ispanico è costretto a guadagnarsi da vivere lavorando come muratore. Una meteora come tante, di cui restano qualche vinile e un paio di cartoline promozionali.

Un giorno una ragazza lascia gli States per ricongiungersi con il fidanzato in Sudafrica. Ha per lui un regalo: un LP di Rodriguez. L’album ha successo tra gli amici della coppia e inizia a circolare. Prima in audiocassetta, poi direttamente in vinile. I rivenditori locali ne importano i dischi dagli States, e il passaparola guadagna al cantante una notorietà paragonabile a quella di Bob Dylan. I dischi di Rodriguez diventano la colonna sonora della rivolta contro l’establishment e il governo sudafricano ne vieta la trasmissione in radio. Nel 1981 uno dei suoi album vince il disco di platino. Ma Sixto non lo sa.

Lui continua a lavorare in cantiere e abita nella vecchia casa di Woodbridge. Ignorando il mito che si è creato intorno al suo personaggio. Le royalties vengono intascate dalla sua casa discografica, che non si preoccupa di avvertirlo. Finché due fan, Stephen Segerman e Craig Bartholomew-Strydrom, decidono di lasciare il Sudafrica per andarglielo a dire.

Raccontando la storia di Sixto Rodriguez in un documentario, nel 2013 il regista svedese Malik Bandjellou ha vinto il premio Oscar. Il film Searching For Sugar Man (“Alla ricerca di Sugar Man”) è una parabola di speranza: qualche volta il mondo premia il talento, e gli capita di farlo in modi insoliti.

In superficie, il documentario invita a immedesimarsi con l’ignaro muratore: quale piacere trarresti dalla notizia di essere l’idolo delle folle sull’altro lato del pianeta? A un livello più profondo, Bandjellou offre una lettura meno autocentrata.

Nell’era di Internet e dell’informazione globale, una vicenda del genere non potrà più succedere. Certo, la bellezza di ciò che accadde a Rodriguez sta nella sua unicità, ma tra le pieghe della storia di Sixto c’è un dettaglio replicabile.

Se non puoi essere Rodriguez, sii la ragazza che attraversò l’Oceano per farlo conoscere.

Nessuna altra epoca ha visto una produzione culturale come la nostra. Ogni anno escono 30 mila film, 100 mila dischi e 2 milioni di libri. Per non parlare delle notizie pubblicate ogni giorno sui giornali di tutto il mondo: centinaia di migliaia di storie, personaggi e avvenimenti lottano quotidianamente per farsi spazio e attirare la nostra attenzione. Orientarsi in un panorama tanto vasto è sempre più difficile.

Alain De Botton lo spiega nel suo libro The News. A User’s Manual, scrivendo:

La nostra difficoltà nel trovare l’opera d’arte che più ci è necessaria è al tempo stesso stupefacente e significativa, soprattutto in un’epoca in cui la cultura è più accessibile che mai. Siamo orgogliosi delle tecnologie che ci hanno messo a disposizione milioni di libri, film e immagini, a costi bassissimi. Ma l’accesso a una varietà sconvolgente di opere non rende più facile scoprire quale potrebbe essere quella giusta per noi. (1) 

In una giungla del genere, la ragazza che regalò il disco al fidanzato fece un gesto di cui rischiamo di sottovalutare l’importanza: in mezzo a milioni di dischi, ne scelse uno che riteneva migliore degli altri e se ne fece evangelizzatrice; nel suo caso, il dono provocò una valanga.

Oggi blog e social network offrono la possibilità di attraversare gli oceani senza muoversi da casa. Farsi delatori di cose belle è alla portata di tutti, ed è un’ottima alternativa all’uso della rete per coltivare in modo narcisistico la propria immagine. Un’attività del genere

aumenterebbe il numero di occasioni in cui l’arte è in grado di risolvere certi momenti di difficoltà personale, momenti in cui il romanzo giusto può aiutarci a superare un trauma emotivo, in cui il quadro giusto può restituirci la calma, in cui il film giusto può distoglierci dalla negatività o dalla superficialità, e farebbe calare il numero comunque altissimo di momenti in cui (nonostante esistano milioni di opere d’arte) non troviamo nulla di significativo da leggere, ascoltare o guardare. (2) 

Avremo sempre più bisogno di recensioni positive, segnalazioni di libri poco noti che valga la pena leggere, film dimenticati da vedere e personaggi oscuri da conoscere. Se è vero che – dall’inizio dei tempi a oggi – sono vissuti circa 100 miliardi di individui, a Bandjellou bastò scegliere quello giusto per vincere il premio Oscar. Da un serbatoio del genere, le opere, le storie e i personaggi che vale la pena ripescare sono un’infinità.

E tu che aspetti? Chi è lo Sugar Man che porterai alla ribalta, facendolo (ri?)scoprire al mondo?


Note

1. Alain De Botton, News, Guanda, Parma 2014, p. 242.

2. Ibidem.

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