Nelle mie vite precedenti non ero un nobile – ma fingevo di esserlo: mi chiamavo Carlo Alessandro Tomatis (1739-1807), ma per tutti ero “il Conte”.

È stato Gianfranco Preverino a farmi scoprire la bizzarra storia del mio antenato ligure, la cui vita fu raccontata nel 2010 da Alberto Macchi sulle pagine della Gazzetta Italia di Varsavia; ecco il curioso ritratto del giocatore d’azzardo che perfino Giacomo Casanova ricordò nel quinto volume delle sue Memorie!

Carlo Alessandro Tomatis (1739-1807)

Grande mistificatore, si spaccia per Conte de Valery-Thomatis della Sabaudia, o per Conte Thomatis-Valei d’Etruria, si propone, quindi, appartenente a quella nobile famiglia dei Tomatis, Thomatis o Tomati, distribuita fra la Savoia, il Trentino, la Liguria, l’Etruria e Roma. È un accanito giocatore d’azzardo. Nel 1763 arriva a Varsavia dall’Italia nelle vesti d’Impresario e Capocomico d’una Compagnia di Teatranti e in quello stesso anno, per espressa volontà di Stanislao Augusto Poniatowski appena eletto, il 25 novembre, Re di Polonia, Carlo Tomatis, già il 3 dicembre, viene nominato Direttore del Teatro Pubblico di Varsavia – primo teatro a pagamento aperto al pubblico – con 10.000 ducati all’anno di sovvenzione. [...] A Varsavia, ormai Ciambellano di Corte, due anni più tardi, nel 1766, Carlo Tomatis – che è già stato sposato e con un figlio di nome Vittorio – sposa Caterina Gattai Filippazzi, una donna di 21 anni, molto seducente, una brava attrice, cantante e ballerina, impegnata in diversi ruoli presso la sua Compagnia.

Marcello Bacciarelli, “Ritratto di Katarzyny Gattai Tomatis” (moglie di Carlo).

Ha tre figli, Tommaso, Carolina e Zoe. Il pittore trentino Giovan Battista Lampi, ritrarrà le sue due figlie insieme, ancora donzelle, una prima volta nell’anno 1788 e una seconda nel 1789. (1) 

Giovan Battista Lampi “Ritratto di due bambine di casa Tomatis presso un busto” (1788-1789), olio su tela, cm 98 × 80 Vienna, Osterreichische Galerie Belvedere, inv. 2428.

Viene nominato Commendatore dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro. Col passar del tempo ottiene sempre più lavori nel mondo dello spettacolo in genere ed ogni volta ben pagati. Ad esempio il 5 aprile del 1777 percepisce per feste tenute nel Palazzo e nel Parco di Łazienki a Varsavia durante gli anni 1766 e 1775, una somma in cambiali pari a circa 15.000 zecchini, la cui rimanenza viene trattenuta e custodita da Franciszek Rzewuski, Maresciallo del Re, per poter far fronte al pagamento di altri servizi. Con i sostanziosi guadagni derivati dalla sua attività, nel 1786 Carlo Tomatis riesce a farsi costruire, dall’Architetto Domenico Merlini, una splendida villa con un parco immenso, in un territorio di caccia al coniglio selvatico, nei pressi di Varsavia, detto per l’appunto, “la Conigliera”, “Królikarnia”, “la Garenne”.

“La Conigliera” della famiglia Tomatis a Varsavia.

Così, una volta in possesso d’una residenza d’una tale portata, costata 130.000 zecchini, può apparire ai nobili polacchi molto più credibile come Conte; e quindi può accedere ai salotti più esclusivi di Varsavia, organizzare feste, a sua volta, in casa sua e può partecipare ai rinomati banchetti, rigorosamente di autentica cucina italiana, offerti dal fratello del re, il Principe Primate Vescovo Michele Giorgio Poniatowski – eccellente viaggiatore del Grand Tour, amante dell’Italia – tenuti nella sontuosa villa di Jabłonna, luogo dov’è solita convergere la nobiltà polacca e tutti quegli italiani in Polonia, anch’essi nobili o comunque dell’alta società. Nella sua villa, a sua volta, ospita, oltre al Re di Polonia, Stanislao Augusto, anche altri personaggi famosi, tra cui, nel 1787, Giuseppe II d’Austria. Quindi trascorre il primo dell’anno 1788 presso la Corte di Vienna per il solito Divino Servizio di Sua Maestà. (2) 

Tratto da Alberto Macchi, “Italiani in Polonia nei Secoli,
Carlo Tomatis”, Gazzetta Italia, N. 6, Varsavia 2010.


Note

1. Si tratta rispettivamente del “Ritratto di due dame di casa Tomatis” (1788-1789), olio su tela, cm 98 × 80 Vienna, Osterreichische Galerie Belvedere, inv. 2427 e del “Ritratto di due bambine di casa Tomatis presso un busto” (1788-1789), olio su tela, cm 98 × 80 Vienna, Osterreichische Galerie Belvedere, inv. 2428.

2. “Tra le curiosità va ricordato che quaranta anni circa dopo la sua morte, più precisamente negli anni compresi tra il 1849 e il 1851, il marchese Domenico Fassati regalò agli oratoriani di Valdocco in Piemonte un intero teatrino di marionette, abilmente manovrate da un altro Carlo Tomatis, suo discendente diretto oltre che suo omonimo” (Alberto Macchi).

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