Mentre scriveva Il mago di Oz (1900), L. Frank Baum aveva negli occhi lo spettacolo dell’Esposizione Colombiana di Chicago del 1893: la Città di Smeraldo di Oz è chiaramente ispirata alla scintillante White City ricostruita in occasione della grande fiera internazionale, un’autentica meraviglia dell’industria moderna.

L’autore aveva tematizzato nel suo romanzo il lato oscuro di quel progetto distopico attraverso un dispositivo ottico che fungeva anche da metafora centrale del libro: entrando nella Città di Smeraldo, Dorothy e compagni sono costretti a indossare occhiali da sole verdi per non restare accecati dalla luminosità e dallo splendore del luogo.

A sinistra: copertina del libro di Kembrew McLeod, Pranksters. Making Mischief in the Modern World (2014). A destra: la città di Smeraldo come descritta ne Il mago di Oz (1900).

Rievocando l’espediente nel libro Pranksters (2014), Kembrew McLeod spiega:

Naturalmente si tratta di una menzogna, proprio come avviene nelle pubblicità che distorcono la verità. Gli occhiali infondono al paesaggio sbiadito dal sole del Kansas allettanti tonalità verdi, anche se in realtà si tratta di un semplice trucco ottico che maschera il banale grigiore della vita. (1) 

Introducendo gli occhiali verdi, Baum cita in modo obliquo una notizia satirica da lui scritta anni prima (con lo pseudonimo di Mrs. Bilkins) sul Saturday Pioneer:

Ho fatto indossare occhiali verdi ai miei cavalli e ho dato loro da mangiare dei trucioli di legno; loro pensano che sia erba – ma mangiandola purtroppo non ingrassano.

Nel romanzo, la stessa scena si trasforma in una sontuosa fantasia capitalista: dietro le quinte, il Grande Mago di Oz allestisce uno spettacolo che va osservato attraverso le lenti verdi e che sostituisce alla sostanza delle cose la loro superficie – ma è un’illusione che si rivela fragilissima.

Sabato 10 dicembre 2022 alle ore 16 Mariano Tomatis presenta il suo libro Incantagioni (Nero 2022) con la giornalista e scrittrice Selene Pascarella. Autrice nel 2016 del libro Tabloid inferno (che Wu Ming 1 ha definito “The Making of le notizie di merda”), Selene compare nel primo capitolo di Incantagioni per il suo determinante contributo nell’individuare la voce giusta con cui raccontare la Sibilla moderna e i suoi problemi con la legge. Mariano aveva già scritto di lei nel 2020:

Vorrei avere un decimo della maestria con cui Selene Pascarella entra nei margini più oscuri della realtà per disseppellirne la poesia nascosta, il dettaglio sfocato, la tenue lucentezza. Il suo Pozzi. Il diavolo a Bitonto (Roma 2019) mi ha accompagnato attraverso le soffitte e i sobborghi più malfamati di Parigi, in cerca dei fantasmi che si nascondevano “in fondo a un corridoio buio, in cima a una scala tortuosa”, incoraggiando uno sguardo di profonda e ostinata umanità. (2) 

Grande esperta di serie televisive, Selene è l’interlocutrice ideale per confrontarsi sulla messa in discussione, da parte di molte narrazioni contemporanee, del rigido binarismo realtà/immaginazione – a partire dalle recentissime 1899 (Netflix 2022) e Inverso. The Peripheral (Amazon Prime 2022), che applicano (a chi segue la serie, ma non solo) occhiali di Baum in versione futuristica.

Il tema è centrale, quando si parla di mentalismo – se si considera che, un tempo, l’espressione denotava la corrente filosofica secondo cui esiste solo ciò che si trova nella mente; in quella prospettiva, filtrare lo sguardo attraverso un paio di lenti deformanti distorce concretamente la realtà (e non solo la sua percezione).

L’incontro tra Mariano Tomatis e Selene Pascarella si terrà in occasione della fiera Più libri più liberi, organizzata a Roma presso la Nuvola in viale Asia 40 (sala Giove).

Nella stessa sede, ma il giorno dopo, Mattia Salvia presenterà il suo libro Interregno, uscito nello stesso anno e per lo stesso editore di Incantagioni: prevista per domenica 11 dicembre 2022 alle ore 18 in sala Marte, la presentazione sarà un’occasione per passare in rassegna alcune delle Iconografie del XXI secolo del sottotitolo, una delle quali ha di nuovo a che fare con un dispositivo ottico che “migliora” la realtà.

La mucca turca con il doppio visore VR fotografata da Izzet Kocak.

La surreale traiettoria documentata da Mattia parte dalla fine del 2019, ma conoscendo la fantasia satirica di Baum se ne può retrodatare l’origine:

Nel novembre 2019, l’ufficio moscovita del ministero dell’Agricoltura russo pubblica una foto raffigurante una mucca che indossa un visore per la realtà virtuale (adattato per le caratteristiche strutturali delle teste dei bovini) tramite il quale l’animale può osservare una simulazione di pascoli estivi. Secondo il comunicato ufficiale del ministero, la foto ritrae un esperimento volto ad appurare se tramite la realtà virtuale sia possibile ridurre l’ansia e migliorare l’umore delle mucche per produrre più latte e di migliore qualità, e i risultati preliminari sono positivi. In realtà, quella del ministero dell’Agricoltura russo ha tutta l’aria di essere soltanto una trovata pubblicitaria per una conferenza di settore, ma questo non impedisce che circa due anni dopo, nel gennaio 2022, un allevatore turco di nome Izzet Kocak decida di replicare l’esperimento, mettendo stavolta non uno, ma due visori VR a uno dei suoi bovini. In questo caso, dietro l’esperimento sembra esserci un vero ragionamento imprenditoriale: «Stiamo cercando modi alternativi di aumentare la produttività perché il prezzo del cibo, del fieno, è aumentato. Ho sentito che in Russia usavano questi visori e ho deciso di provarli anche qui. Ho osservato [le mucche] per dieci giorni e ho scoperto che sia la quantità che la qualità del latte erano aumentate», racconta Kocak ai media turchi. [...] Se dunque la mucca russa col visore VR era stata una semplice suggestione a effetto, quella turca ne è l’applicazione pratica. [...] Ecco, quindi, che in rete diventano virali definizioni come Muutrix o muccaverso; dei bovini che indossano un visore per la realtà virtuale catturano l’attenzione collettiva perché sono immagini che aprono prospettive inquietanti. [...] A inquietarci è [...] il fatto che viviamo in un mondo in cui questo genere di cose è non solo possibile, ma addirittura spiegabile in termini perfettamente razionali. (3) 

Il libro di Mariano Tomatis e quello di Mattia Salvia muovono da due secoli diversi ma danno vita a numerosi effetti di risonanza reciproca – e forse l’intersezione più spiazzante è la lapidaria incantagione lanciata da Lilly Wachowski nel maggio 2020, intervenendo nel dibattito pubblico di Elon Musk e Ivanka Trump su Matrix, risveglio e pillola rossa con un secco:

Fottetevi entramb3. (4) 

Il botta-e-risposta su Twitter tra Musk, Ivanka Trump e Lilly Wachowski (maggio 2020, link)


Note

1. Kembrew McLeod, Pranksters. Making Mischief in the Modern World, 2014, p. 71.

2. Mariano Tomatis, Mesmer. La zona del crepuscolo, Torino 2020, p. 220.

3. Mattia Salvia, Interregno. Iconografie del XXI secolo, Nero Editions, Roma 2022, pp. 199-201.

4. Cit. in Salvia, op. cit., p. 201.

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