Mariano Tomatis

“Il codice Da Vinci” della Valsusa

Nei primi anni Duemila, mentre sfoglio vecchie riviste ufologiche, mi imbatto in una strana monografia: Clypeus #42 (1973) ripropone la trascrizione di Roc Maol e Mompantero (1893), un oscuro saggio di folklore dedicato alla montagna più alta della Valsusa – il Rocciamelone (anticamente Roc Maol).

Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero. A sinistra, frontespizio dell’edizione stampata presso la Tipografia Subalpina, Susa 1893. A destra, frontespizio dell’edizione stampata presso la tipografia Origlia, Festa e C., Torino 1897.

Il libro è una sgangherata antologia che mescola – senza alcun rigore metodologico – evidenze archeologiche e voci leggendarie, etimologie discutibili ed elementi della tradizione esoterica, cronache medievali e allusioni astrologiche, magnetismo e alchimia. L’autrice Matilde Dell’Oro Hermil (1843-1927) chiama all’appello imperatori e contadini, empirici e maghi, professori e ciarlatani, dai frati dell’Abbazia di Novalesa a Dante Alighieri, dalle streghe del Pampalù a Victor Hugo; traccia percorsi che tengono insieme fantasmi e folletti, UFO ante litteram e apparizioni sinistre. Coacervo di stimoli tanto variegati ed eterogenei, il libro sfugge a qualsiasi classificazione: un volume di storia locale, certo, ma anche molto altro. La sua “eccedenza” mi ha magneticamente attirato verso le sue pagine, spingendomi a coinvolgere due compagni di escursione – Davide Gastaldo e Filo Sottile – e progettare una ristampa.

Un libro o una mappa del tesoro?

Le stranezze del libro sono tante e tali da far sorgere un sospetto: il libro di Matilde Hermil è una mappa del tesoro? Per quanto suoni assurdo, l’accostamento del libro a una mappa cifrata è continuamente incoraggiato dall’autrice. Che sin dalla prima riga usa l’enigmatica espressione “sfinge susina” per riferirsi alla protagonista: allude alla montagna del Rocciamelone o alla cittadina di Mompantero? Hermil ritiene “la montagna […] fatata e la sua gente misteriosa” e per descriverne i segreti usa la metafora dell’oro: il suo impegno consisterà nell’affrontarne gli enigmi analizzandone nomi, linguaggio e costumi – “così come […] da una pagliuzza fra l’arena si rileva, si indovina il pezzo artistico o il filone aurifero”. Altrove descrive lo studio del folklore come l’arte di “raccoglie[re] terra e rottami per vedere di ritrovare fra esse l’oro e la perla antica e ricostruire qualcosa”. Perfino il cognome di suo marito (dell’Oro), che nel 1878 ottiene di aggiungere al proprio, contribuisce al gioco della suggestione. Nel libro, inoltre, abbondano riferimenti a tesori tutt’altro che metaforici.

Avendo a disposizione una mappa della zona e mettendo un dito sull’area del Bosconero, sulla strada che da Mompantero conduce a Novalesa, si individuerebbe il “luogo dove è fama si sia altra volta scavato già molto oro”. Sulla via di Roccia-bucc “presso e sotto la fontana Taverna” si troverebbe “un filone d’oro purissimo”. La tradizione locale tramanda “ricordi di ricchezze favolose, di miniere abbandonate, di tesori nascosti”, spesso individuabili con notevole precisione. Nei siti di “Plan-balù e casa d’Asti” si dice “vi siano sepolti qua e là […] mucchi di strumenti da lavoro, più per estrazione di metalli e loro lavorazione; e molte cave e vene abbondanti sempre nella cerchia della loro montagna, nella verba ’d Mompantìa; vale a dire nei confini di Mompantero”.

Possiamo dunque sfogliare Roc Maol e Mompantero come se fosse una mappa cifrata, il manuale di un gioco di ruolo da svolgersi – in scala 1:1 – alle pendici del Rocciamelone?

Tomba della famiglia Hermil, cimitero di Susa (TO).

Rama come Atlantide in Valsusa

E se il tesoro consistesse in un’immensa struttura megalitica? L’autrice ipotizza che, ai piedi del Rocciamelone, sorgesse Rama, una gigantesca città preistorica. L’enorme insediamento si estendeva per l’intera larghezza della valle.

Sede di enormi ricchezze, il luogo avrebbe attirato legioni di invasori. Ori e preziosi della città sacra erano custoditi sulla sommità della montagna e protetti da misteriosi meccanismi; le cronache dell’abbazia di Novalesa riportano numerosi e vani tentativi di conquistarlo: chiunque provasse ad avvicinarsi “n’era respinto da improvvisa folta nebbia con grandine di pietre e pioggia di saette e accompagnamento di spaventevole fragore”. Culmine del libro è un epico scacchiere astrologico, allestito da Hermil per illustrare Rama nel momento di massima potenza. La città sacra era “la sede pacifica intellettuale” dell’Ariete, minacciata a Est dalla città del Toro – quella Torino “rappresentante la forza bruta” che cospirava “tra le nebbie del Po”. Se a Ovest poteva contare sulla protezione del “passo fortificato” di Susa, a Nord era il Bosco Nero (ideale “anticamera del trono”) “a parare e a ripostare i colpi dell’invasore”. Con la sua possenza il Roc Maol era “il deposito, la cassa forte del tesoro, la vedetta” dotata di “macchine infernali per tenere lontano gli importuni”. Tutto finì quando, come Atlantide, la città di Rama si inabissò misteriosamente “sotto il terreno di alluvione tra i torrenti di Foresto, di Chianoc e di Bruzolo”; da quel giorno risultò “scomparsa fin dall’elenco dei morti”.

L’incendio del 2017 sul Rocciamelone ha riportato alla luce le fondamenta di Rama? (Fotografia di Davide Gastaldo)

«Nazisti... Io la odio questa gente»

Il progetto presenta qualche difficoltà. Nel minestrone esoterico offerto tra le pagine di Roc-Maol e Mompantero, Hermil concede largo spazio alle teorie politiche di Alexandre Saint-Yves d’Alveydre: con l’autore francese, la scrittrice valsusina auspica il ritorno (?) in Italia della Sinarchia, un regime teocratico opposto all’Anarchia basato sull’istituzione di rigide gerarchie e un sistema di controllo tale da impedire qualsiasi tentativo di sovversione. Se l’Europa aderisse a un progetto del genere, si spalancherebbe un portale multidimensionale che, attraverso il Rocciamelone, condurrebbe direttamente al mitico regno di Agharti – una sorta di paradiso in terra. Uno scenario del genere, cui allude Philip Dick ne La svastica sul sole (1962), fa venire i brividi: storicamente, infatti, la forma di governo più vicina a quella auspicata da Saint-Yves fu il Nazismo.

Se a questi deliri si aggiungono alcuni passaggi apertamente razzisti, la lettura risulta a tratti nauseabonda. L’idea di rimettere in circolazione farneticazioni del genere solleva interrogativi importanti. Come si evita che le retoriche di Hermil possano stimolare nostalgia ed emulazione, in un’epoca di revival di organizzazioni neofasciste e in una valle già pesantemente militarizzata?

Il lavoro consiste nel creare una cornice adeguata, per elaborare la quale ci siamo ispirati all’enigma di Rennes-le-Château. Le vicende del suo parroco Bérenger Saunière, che trovò un tesoro e divenne ricchissimo, furono raccontate per la prima volta da due direzioni opposte, rispettivamente da Pierre Plantard, un esoterista affiliato all’estrema destra, e Gérard De Sède, scrittore surrealista che militò nella Resistenza. Già noto in valle per il libro Settecento anni di rivolte occitane, edito a Susa dalle edizioni Tabor, De Sède può ispirare una rilettura deviante delle pagine di Hermil, tale da risemantizzarne i simboli, farne a pezzi il mito e ricostruirne altri, più vitali e gioiosi.

Il risultato è un libro bifronte.

Copertine di Mariano Tomatis.

Da un lato riproponiamo l’edizione 1897 di Roc Maol e Mompantero, arricchita da un indice dei nomi e da un apparato cartografico.

Dall’altro lato, Il codice Dell’Oro è la cornice del primo: una guida alla lettura che unisce rigore e apertura a suggestioni oblique. Alla mia introduzione segue “Una passeggiata a Mompantero” di Davide Gastaldo, un percorso attraverso strade e sentieri di Mompantero alla ricerca di segni e simboli descritti da Matilde Hermil. “Ospitare l’alieno”, la contarola per Mompantero di Filo Sottile, individua – nello stile di Matilde Hermil – un antenato del genere letterario ripreso nel Novecento da Peter Kolosimo: una forma di Realismo Magico che – nella sua declinazione piemontese – ibrida il Fantastico con la letteratura alpinistica, proponendo un consapevole mix di verità e fandonie che funziona come un incantesimo di richiamo.

Un approccio del genere è più importante che mai, viste le calamità naturali che hanno recentemente colpito Mompantero e dintorni e i progetti di Grandi Opere che da decenni minacciano gli abitanti, la flora e la fauna della Valsusa.

Filo Sottile (in basso a sinistra) e il collettivo di Alpinismo Molotov in cima al Rocciamelone, 13 luglio 2014.

Mariano Tomatis sul Rocciamelone, 1° gennaio 2018. (Fotografia di Davide Gastaldo)

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