Luisa Carrada dedica al nostro L’arte di stupire (Sperling & Kupfer 2014) una bella recensione sul blog “Il mestiere di scrivere”:

[...] “L’arte di stupire” [è] un vero museo delle meraviglie contemporaneo, organizzato dall’Anticamera della meraviglia al Gift Shop. Ci trovate magie di tutti i tipi e di tutti i tempi: dalle feste a sorpresa ai racconti di Buzzati, dai giganteschi cerchi nei campi attribuiti agli Ufo alla magia di una sera per conquistare definitivamente una fidanzata, dalle macchine delle meraviglie di Erone di Alessandria di duemila anni fa a un piccolo episodio dell’infanzia di Pablo Neruda decisivo per la sua vocazione letteraria. Ciò che le accomuna è la capacità di stupire e di stupirsi, preziosa sempre ma soprattutto oggi in cui tutto sembra a portata di mano, senza incognite e senza attese [...] (continua qui)

Luisa cita come sua preferita l’esperienza magica messa a punto da Tommaso Traiani, solleticandoci a svelare un indizio: qualcuno ha provato a fare l’anagramma del suo nome?

La recensione è anche l’occasione di citare tre esperienze magiche che non hanno trovato spazio tra le pagine del libro. “Nuove” perché inedite, “vecchie” perché appartenenti a un lontano passato – a testimonianza del fatto che ogni epoca ha avuto il suo magic experience designer.

Le ho saccheggiate da questi tre libri, liberamente accessibili nella Biblioteca Magica del Popolo:

Fuochi fatui in un cimitero (1584)

Vuoi terrorizzare un intero villaggio? Nel 1584 a Lione Jean Prévost suggeriva di mettere una candela accesa sul dorso di una tartaruga, abbandonarla in un cimitero e godersi gli sguardi di terrore di chi avvistava le strane luci semoventi. (1) 

Leggi il libro di Jean Prévost (1584)
nella Biblioteca Magica del Popolo

Jean Prévost, La Première partie des subtiles et plaisantes inventions comprenant plusieurs jeux de récréation et traicts de soupplesse, par le discours desquels les impostures des bateleurs sont descouvertes, Antoine Bastide, Lyon, 1584, p. 50.

I prodigi della camera oscura (1613)

Nella sua poderosa storia del cinema (2)  Laurent Mannoni riporta alla luce esperienze magiche progettate nel Seicento da ciarlatani senza scrupoli. Quella raccontata dal gesuita belga François d’Aguillon (1566-1617) era particolarmente terrificante:

Alcuni ciarlatani cercano di abusare del popolo poco istruito: pretendono d’intendersene di Negromanzia, mentre sanno a malapena cosa significhi; si vantano di far apparire gli spettri del diavolo fuori dall’inferno e di mostrarli agli spettatori. Fanno entrare le persone curiose e interessate che vogliono sapere tutto sulle cose oscure e segrete, in una camera buia dove non c’è luce alcuna, salvo un filo sottile che passa attraverso un pezzettino di vetro [la lente]. Allora gli impongono seccamente di non fare alcun rumore e di tenersi tranquilli. Quando tutto è completamente silenzioso e nessuno si muove né proferisce sillaba, come se attendessero un servizio religioso o una visione, dicono che il diavolo sta per arrivare. In quel preciso momento, il loro assistente indossa una maschera da diavolo per assomigliare alle immagini di demoni che si vedono di solito, con una faccia laida e mostruosa, corna sulla fronte, coda e pelo da lupo, unghioni alle mani e ai piedi. L’assistente passa e ripassa pavoneggiandosi all’esterno [della camera oscura], come se fosse immerso nei suoi pensieri, nel punto esatto in cui la sua sagoma e i suoi colori possono essere riflessi attraverso la finestra di vetro nella camera. Affinché queste astute trovate producano maggior effetto, tutto deve tenersi in silenzio come se un dio dovesse spuntare nel bel mezzo dell’artificio. Allora qualcuno incomincia a impallidire, altri, terrorizzati da quello che sta capitando, cominciano a sudare. Dopo di che, si prende un foglio di carta e lo si tiene di fronte al raggio luminoso che si è fatto entrare nella camera. Allora si può vedere l’immagine del simulacro del diavolo che va e viene; il popolo vede tutto ciò e trema. I poveri, che sono anche senza esperienza, non sanno che vedono l’ombra del ciarlatano e dilapidano i loro soldi proprio inutilmente. (3) 

Leggi il libro di François d’Aguillon (1613)
nella Biblioteca Magica del Popolo

François d’Aguillon, Opticorum libri sex, Anversa 1613, p. 47.

L’altoparlante misterioso (1832)

Nel 1832 David Brewster descrive (4)  una sfera metallica da cui uscivano quattro trombette – una specie di altoparlante ante litteram; la sfera rimaneva sospesa grazie ad alcuni fili e a una struttura sorretta da quattro gambe.

David Brewster, Letters on natural magic, Chatto & Windus, Piccadilly, London 1883, p. 228.

Avvicinata la bocca a una trombetta, si poteva rivolgere una domanda allo strano aggeggio; una voce misteriosa – proveniente dalla sfera – forniva risposte lunghe e accurate. Nessuno sapeva che il suono passava attraverso un tubo nascosto in una gamba della struttura; veicolata sotto il pavimento, la voce arrivava in una stanza attigua dove una donna ascoltava e rispondeva restando nell’ombra.

David Brewster, Letters on natural magic, Chatto & Windus, Piccadilly, London 1883, p. 230.

Leggi il libro di David Brewster (ediz. 1842)
nella Biblioteca Magica del Popolo


Note

1. Jean Prévost, La Première partie des subtiles et plaisantes inventions comprenant plusieurs jeux de récréation et traicts de soupplesse, par le discours desquels les impostures des bateleurs sont descouvertes, Antoine Bastide, Lyon, 1584, p. 50.

2. Laurent Mannoni, La grande arte della luce e dell’ombra, Lindau, Torino 2000 (I ed. 1994), pp. 25-26, traduzione di Sergio Toffetti.

3. François d’Aguillon, Opticorum libri sex, Anversa 1613, p. 47.

4. David Brewster, Letters on natural magic, Chatto & Windus, Piccadilly, London 1883, pp. 228-230.

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