Ieri annunciavo che il Campionato Mondiale della Magia 2015 avrebbe avuto costi differenti sulla base del reddito individuale: una notizia troppo bella per essere vera. E infatti non lo era. A ispirarmi il pesce d’aprile sono stati gli Yes Men, un gruppo di attivisti che sfrutta l’effetto sorpresa per far esplodere contraddizioni e stimolare riflessioni sulle ingiustizie del mondo contemporaneo. Una delle loro azioni la racconta Andrew Boyd nello straripante manuale di “guerrilla communication” Beautiful Trouble – A Toolbox for Revolution alla voce Hoax (“Inganno”):

Hoax (Andrew Boyd)

“A volte ci vuole una bugia per far emergere la verità.” (Sun Tzu, L’arte della guerra)

Il 15 aprile 2011 la General Electric annunciò che l’azienda avrebbe restituito 3.2 miliardi di dollari di tasse riscosse in modo illegittimo (ma legale) e avrebbe attivamente incoraggiato una legislazione più severa per impedire l’evasione fiscale. La notizia sembrava troppo bella per essere vera. Quando mai una delle più grandi aziende americane si era fatta portavoce di istanze morali così esplicite? Uhm… mai, in effetti! L’annuncio era uno scherzo, diffuso da US Uncut, un gruppo che da anni si batte contro l’evasione fiscale da parte delle grandi corporation; per realizzarlo erano stati coinvolti anche i ragazzi del The Yes Lab. In questa occasione, cuore dell’azione era stato un semplice annuncio attribuito alla General Electric. Desideroso – come chiunque altro – di credere che fosse vero, un autore dell’Associated Press inoltrò la notizia sui canali di informazione ufficiali. In pochi minuti l’inganno fu scoperto, ma grazie alle violente reazioni che si crearono sui media (compreso un temporaneo crollo di 3 miliardi delle azioni della General Electric) US Uncut potè lanciare il suo messaggio forte e chiaro, ottenendo un’attenzione di solito riservata a chi paga per avere una tale copertura pubblicitaria.

Le burle sono uno dei modi attraverso cui gli attivisti “comprano” spazi pubblicitari che economicamente non potrebbero permettersi. Invece di piagnucolare sul fatto che i media danno voce solo agli interessi dei potenti, ci sono scherzi che consentono di sfruttare tale meccanismo contro di loro. Parlando con la stessa voce dei potenti, ma raccontando una storia migliore di quella raccontata dai potenti, ci si può conquistare facilmente un palcoscenico improvvisato lì per lì. E non appena la burla viene svelata come tale (di solito entro qualche minuto o al massimo poche ore), a quel punto gli attivisti possono spiegarsi usando la propria voce, supportati da tutti quei giornalisti il cui interesse è stato fomentato dallo scherzo giocato ai danni del potente.

È buona norma che lo scherzo venga svelato in fretta. Qui lo scopo finale è quello di far emergere la verità agli occhi del maggior numero di persone possibile. Allo Yes Lab vige questa regola: Evita di lasciare bugie in sospeso. Si tratta di un’etica completamente speculare a quella di chi è al potere. I grandi inganni da loro perpetrati sulla gente – tutti, dalle finte campagne ecologiste alle più intricate cospirazioni volte a sovvertire la democrazia – nascono per restare tali. Gli attivisti, al contrario, generalmente svelano le loro burle al primo momento opportuno.

A questo proposito, la citazione in apertura non è di Sun Tzu. È tratta dalla confezione del DVD degli The Yes Men “Fix the World”.

Tratto da Andrew Boyd, Beautiful Trouble, OR Books, 2014, pp. 54-55.

Il pesce d’aprile di ieri descriveva – con la spontanea ingenuità dei folli – il mondo in cui vorremmo vivere. Questo è per noi la magia: cantare mondi utopici, farli toccare con mano e conquistare i cuori – in modo che, al risveglio, ci si possa incamminare spediti nella giusta direzione. E se la migliore fantascienza esplora gli orizzonti possibili attraverso deviazioni minime dallo stato presente, l’offerta descritta nell’annuncio non era solo desiderabile ma anche del tutto verosimile.

Il modello di un congresso finanziato linearmente dai partecipanti sulla base del reddito e sostenuto dagli sponsor è perfino una proposta più timida di quella effettivamente realizzata nel 2004 dal Cicap Piemonte: il convegno “Contaminazioni” fu offerto gratuitamente al pubblico perché si era stati in grado di finanziarlo interamente con gli sponsor e i patrocini dei vari enti coinvolti.

Chi ritiene che la magia incarni il principio per cui “nulla è impossibile” chiude gli occhi sulla verità più imbarazzante: per molti la partecipazione al FISM 2015 sarà impossibile per mere questioni economiche. Costoro non hanno voce – e secondo la miope definizione offerta, non potrebbero neppure definirsi “maghi” (per i quali, appunto, nulla è impossibile.)

Chi condivide i valori della comunità che si riconosce nello slogan “Magia al popolo!” crede in una magia completamente diversa, ispirata ai dubbi che Wu Ming espresse così:

Cos’è «magia» oggi? Se «magico» è ciò che si distingue dall’ordinario, si staglia dal fondale del quotidiano e produce meraviglia, come mai è tanto raro vedere la magia associata alla contestazione dell’esistente, al pensiero critico sul mondo, alle prassi che aboliscono lo stato delle cose presenti?

Magia è scuotere dalla catatonia e portare fuori dalla zona di comfort. Magia è offrire punti di vista obliqui per far emergere le contraddizioni, denunciare le infamie del turbocapitalismo e dare voce agli ultimi e agli esclusi. Da qui la scelta di Scampia per illustrare il post: un luogo dimenticato dal mainstream, che mai comparirà nella pubblicistica “ufficiale” del FISM (né in quella dell’EXPO, né in quella del governo Renzi) – ma che, agli occhi di chi sa guardare oltre il lusso e il glamour, rivela energie di cui dovremmo andare fieri. (1)  Avrebbe svolto lo stesso ruolo una foto della Locanda della credenza di Bussoleno, punto di ritrovo dei ribelli valsusini che si oppongono all’Alta Velocità. O il campo nomadi di Torrevecchia, dove vivono coloro che la nostra società considera ultimi tra gli ultimi. O il murales di Blu all’Xm24 di Bologna, simbolo delle periferie che resistono. O un’istantanea del garage/abitazione di Hassan, il ragazzo musulmano con cui a volte mangio il cous cous nel cuore di San Salvario (dove fieramente abito.)

Aderire alla nostra comunità non richiede un esborso di denaro ma solo l’accettazione di una serie di valori – il primo dei quali è lo sgurz. Nel suo ultimo libro Julian Assange descrive così la forza di questo modello:

Quando convochi un gruppo di persone intorno a un valore […] non c’è limite al numero di persone che vi possono aderire e la velocità con cui la comunità si forma può essere enorme. Succede tutto molto velocemente. E non dipende minimamente dalle risorse che hai a disposizione – in termini di risorse con cui pagare chi aderisce […]; non appena qualcuno vuole aderirvi, per farlo gli basta accoglierne gli ideali. […] Stiamo cercando di sensibilizzare il maggior numero di persone possibile ai nostri valori e alle cose in cui crediamo. Quello che sta accadendo è che le persone si stanno consorziando superando i confini regionali quando non addirittura nazionali. Stiamo creando una vera e propria rete computazionale di esseri umani che la pensano allo stesso modo e che possono fidarsi l’uno dell’altro sulla base di collegamenti personali uno a uno. (2) 

Di una cosa possiamo essere certi. Il FISM 2015 ospiterà tutti i migliori: sarà possibile applaudire tutti i numeri uno. Fuori dal castello, nella foresta di Sherwood, noi ci vanteremo di avere tra le nostre fila gli ultimi. Gli esclusi. I reietti. I disertori.

Torna alla mente uno dei passaggi più potenti del romanzo Q. Eloi sta descrivendo le enormi ricchezze gestite da Fugger e il protagonista non riesce a vedere come la situazione potrebbe essere messa in discussione.

«Ti sei mai chiesto quante famiglie si sfamerebbero con quello che Fugger ha nei suoi forzieri? Io credo che mezzo mondo potrebbe mangiare per un anno intero senza dover alzare un dito. Ti sei mai chiesto quanto tempo un mercante di Anversa spende per accumulare la sua fortuna? La risposta è semplice: tutta la vita. Tutta la vita per accumulare, per riempire casseforti, scrigni, fabbricare la prigione per sé e per i propri figli maschi, e la dote per le femmine. Perché?»
Vuoto il bicchiere; il suo sogno è stato anche il mio: «E tu vorresti convincere i mercanti giù al porto che è meglio per il loro spirito dare tutto a voi altri…?»
«Nient’affatto. Voglio convincerli che è più bella una vita libera dalla schiavitù del denaro e delle merci.»
«Scordatelo. Te lo dice uno che i ricchi li ha combattuti per tutta la vita.»
Stringe gli occhi e alza il bicchiere: «Noi non vogliamo combatterli, sono troppo forti» scola la birra «vogliamo sedurli.» (3) 


Note

1. Una per tutte: la storia di Judo e di camorra cantata da Luigi Garlando nel libro ’O Mae’ – e che mi ha fatto scoprire Eleonora Frida Mino.

2. Julian Assange, When Google Met WikiLeaks, OR Books, 2014, pp. 125-126.

3. Luther Blissett, Q, Einaudi, Torino 1999.

Tutti i post sono distribuiti con Licenza Creative Commons BY-NC-SA 4.0