Il 5 aprile 2014 ho assistito al reading/concerto Emilio Comici Blues ad Avigliana (TO) presentato da Wu Ming 1 e i Funambolique. Andato in scena nell’ambito del Valsusa Filmfest, lo spettacolo racconta – con un delicato gioco di equilibri tra parole e musica – la vita dell’alpinista triestino Emilio Comici: un lavoro nato come spin-off del libro Point Lenana (cui ho dedicato questa recensione e questi pensieri).

Profondamente scosso dall’esperienza, ho rifiutato l’invito a fermarmi a cena con i suoi protagonisti: una strana ritrosia, la mia – dati l’occasione unica di trascorrere qualche ora con artisti di quel calibro, il mite clima primaverile e la bellezza del panorama dominato da piazza Conte Rosso. Sono invece corso a casa in uno stato di agitazione febbrile: quell’energia narrativa si era fatta strada tra i miei neuroni, costringendomi allo schermo di un computer – tra programmi di montaggio video, microfoni e foto della mia infanzia. Quella notte mi sono coricato quando ormai albeggiava, e solo dopo aver completato tre minuti di cortometraggio.

Durante il reading/concerto, una domanda non mi aveva lasciato pace: può, un prestigiatore, mirare con la propria arte a un mix altrettanto commovente di intensità emotiva e forza politica? “Magia e Rivoluzione” – il video che un mese dopo avrebbe chiuso il Laboratorio di Magnetismo Rivoluzionario – è stato il primo colpo che ho provato a sparare, nel tentativo di rispondere a un interrogativo ricco di interessanti risvolti creativi.

Di mio zio Giaco avevo scritto ne L’arte di stupire, ma a rivedere il corto a distanza di un anno, l’influenza stilistica dello spettacolo su Emilio Comici emerge in modo chiaro:

Oggi l’Emilio Comici Blues si può ascoltare (e scaricare) nella sua versione radiofonica sul blog Giap: per me, l’occasione di rivivere quei brividi; per chi non lo conosce, il momento di innamorarsene.


Ascolta e scarica l’Emilio Comici Blues sul sito di Wu Ming.

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