Si prende a prestito da qualcuno degli spettatori un coltello che poi si tiene in modo tale da coprirlo completamente con entrambe le mani eccetto l’estremità della impugnatura, e così lo si punta in direzione del proprio occhio, dicendo: «Qualcuno lo spinga dentro con un pugno», ma nessuno lo farà poiché è una cosa assai pericolosa da farsi. Quindi si avvicinano le mani al bordo del tavolo e guardando fissamente innanzi si domanda perché nessuno abbia voluto spingere il coltello e al contempo si fa scivolare il medesimo in grembo. Dunque con una mossa rapida si fa il gesto di infilarlo frettolosamente in bocca, o come lo si spingesse con una mano tenendolo con l’altra (ma con rapidità), e facendo qualche smorfia di dolore si dirà: «Datemi qualcosa da bere, qualcosa da bere!», o altrimenti si può dire: «Ora qualcuno mi metta le dita in bocca, e lo tiri fuori.» Qualcuno giustamente potrebbe obiettare che in tal modo potrebbe ricevere un morso, ma lo si rassicuri che così non sarà. Quindi quando costui allungherà la mano per provare a tirar fuori il coltello dalla bocca, gli si dirà: «Vedete che non c’è nulla» (questo tempo è sufficiente per spostare il coltello dal grembo alla borsa) e ancora: «Perché allungate la mano, pensate invero di potervi tirare fuori il coltello? Se fosse nella mia bocca, mi avrebbe ucciso. Il coltello è nella mia borsa.» E così dicendo lo si riprende per restituirlo nuovamente.

Note di Mauro Ballesio

William Vincent, alias Hocus Pocus di Londra, è ricordato e referenziato dai commentatori del tempo come ingurgitatore e vomitatore di spadini e stiletti, forse proprio per aver fatto di trucchi come questo la sua specialità artistica.

Reginald Scot descrive lo stesso gioco nel Discovery of Witchcraft (1584):

Ingoiare un coltello, ed estrarlo poi da un qualunque altro posto Si tiene un coltello tra le mani così che solo la punta sia in vista, e lo si digrigna tra i denti in modo che faccia rumore. Si agisce come per infilare il coltello in bocca, facendo scivolare le mani verso il basso come per creare l’illusione che la bocca contenga quasi completamente il coltello. Si portano le mani contenenti il coltello sul bordo del tavolo chiedendo in tal modo da bere, e così che in quel momento si può facilmente lasciar cadere il coltello in grembo. Fatto ciò si portano nuovamente le mani alla bocca, rosicchiando ora le unghie al posto della punta della lama; quindi si finge di infilare la lama in bocca, usando una mano per spingere l’altra e concludendo con le mani vuote. Si può recuperare il coltello dal grembo e fingere di estrarlo dal di dietro, o da dove si desidera. Se si ha un duplicato del coltello ed un complice si possono fare dozzine di prodigi in questo modo, come mandare uno vero spettatore in un giardino o in un frutteto, descrivendogli un albero o un pianta, sotto cui il coltello può esser ritrovato conficcato, oppure può esser fatto ritrovare addosso a un ignaro membro del pubblico. (1) 

Note di Mariano Tomatis

Nel 1785 Henri Decremps illustrerà lo stesso gioco con una bella illustrazione (visibile qui). L’intero “Articolo II” in appendice riporta una più ampia routine che coinvolge un coltello: la sua sparizione finale è solo il clou di molteplici passaggi, illustrati con un tratto delizioso.

Henri Decremps, Supplément a La magie blanche dévoilée, chez l’Auteur, Paris 1785, p. 165.


Note

1. Reginald Scot, Discovery Of Witchcraft, Libro XIII, Cap. 34, “To eate a knife, and to fetch it out of anie other place”, 1584.

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