Mariano Tomatis

Mesmer. La zona del Crepuscolo

Torino 2020

La zona del Crepuscolo è la regione da cui, tra il 1784 e il 1819, si sprigionarono visioni e potenzialità che sembravano paranormali: il tema non si limitò a stimolare l’indagine scientifica ma finì sui palcoscenici, influenzando il mentalismo di tutto l’Ottocento.

La prima parte del libro esplora cinque soglie cruciali tra il sonno e la veglia, tra la vita e la morte, tra il visibile e l’invisibile, tra realtà e simulazione e tra lucidità e follia.

Nella seconda parte, ventitrè Lezioni di mentalismo approfondiscono sessantasei tra i migliori effetti di mentalismo di tutti i tempi.

La prefazione è firmata dalla punkastorie Filomena “Filo” Sottile.

Attenzione: la prima edizione è esaurita. La seconda è stampata su una carta di tipo e formato differente.

Mariano Tomatis, Mesmer. La zona del Crepuscolo, Torino 2020, 384 pp., B/N (19×24 cm).

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Presentazione

«Solo chi crede in un’altra storia – vi crede perché la vede correre parallelamente alla storia della volontà di potenza – può concepire un compito della cultura diverso da quello di servire i potenti per renderli più potenti, o da quello, ugualmente sterile, di appartarsi e di parlare con se stesso. Io personalmente credo, ho sempre creduto, in quest’altra storia.»
–Norberto Bobbio

«Part of my job description is to ruin things for you all x»
–Louvain Rees @hellohistoria, 1.1.2020.

Nei trentacinque anni che seguirono il primo episodio di sonnambulismo mesmerico, esplose un dibattito sulla natura delle visioni indotte dal magnetismo animale: si trattava di rifiuti o di tesori? Il lavoro di chi provava a distinguere tra detriti e perle preziose fu seriamente ostacolato, da un lato dai creduloni, dall’altro dagli scettici più severi. Ripercorrendo oggi le tappe di quelle scoperte e prendendo in esame quei materiali, La zona del Crepuscolo fa tesoro del consiglio di Jules Evans, secondo cui è saggio

individuare una terra di mezzo tra la ricezione acritica di simili esperienze quali perfette rivelazioni, e il completo rifiuto di esse quali patologie mentali. (1) 

Una biografia del mentalismo attraversa necessariamente un inestricabile intreccio di sublime e patologico; il libro di Mariano Tomatis propone un viaggio tra detriti e rifiuti, per il quale è utile svestirsi dagli abiti eleganti – ma anche da ogni snobismo e disincanto sbruffonesco. L’atteggiamento da evitare è quello di Agliè, il protagonista de Il pendolo di Foucault di Umberto Eco. In cerca di verità “alte”, l’occultista era infastidito all’idea di dover frequentare le classi sociali disagiate; privo di empatia verso gli ultimi, confessava di accostarsi al loro squallido mondo con

la freddezza, la comprensione, l’interesse con cui un teologo può guardare alle folle napoletane che urlano attendendo il miracolo di san Gennaro. Quelle folle testimoniano una fede, un bisogno profondo, e il teologo si aggira tra quella gente sudata e bavosa perché potrebbe incontrarvi il santo che si ignora, il portatore di una superiore verità, capace un giorno di gettare nuova luce sul mistero della santissima trinità. Ma la santissima trinità non è san Gennaro.

Nato negli ambienti dell’aristocrazia francese, il mentalismo ha coltivato intorno a sé una nicchia élitaria che nutre un disprezzo simile verso gli illusionisti: da sempre la disciplina solletica nei propri affiliati l’idea di trovarsi più in alto rispetto ai semplici “prestidigitatori”, buoni al massimo per la piazza di un mercato. Sfidando questo atteggiamento, il secondo volume della serie Mesmer prova a invertire il punto di vista, proponendo di esaminare la zona del Crepuscolo, i suoi tesori e i suoi detriti non tanto dal basso – perché la preposizione sembra alludere a un luogo da abbandonare verso un altrove più in alto – ma con la prospettiva di restarci, in basso; non certo per spremere (con il cinico atteggiamento usa-e-getta di Agliè) chi suda e ha la bava, magari in cerca di informazioni preziose, ma perché è dalle periferie che si vede meglio il centro. Per farlo è fondamentale impedire, a chi è sotto i riflettori, di mettere in ombra le figure ai margini: per ricostruire alcuni nodi chiave nella storia del mentalismo è necessario scavare tra le pieghe della Storia, ritrovare personaggi dimenticati e riconoscere il ruolo fondamentale che hanno giocato – quasi sempre restando nell’ombra (leggi la presentazione integrale).

La soglia tra il sonno e la veglia

La prima soglia si incentra sulle sperimentazioni magnetiche del marchese di Puységur intento alle sue sperimentazioni magnetiche. Come scrive Filo Sottile nella prefazione,

un momento nevralgico: il suo lavoro ispirerà tanto l’ipnosi medica che il mentalismo a venire. L’apparente quiete che accompagna le induzioni è carica di tensione e apre conflitti: ciò a cui assistiamo è terra vergine per il sapere scientifico o un fenomeno truffaldino da smascherare? Mariano ci propone una terza via: abitare la frattura e immedesimarci nelle anonime sonnambule che si prestano agli esperimenti.

Mariano Tomatis, Mesmer. La zona del Crepuscolo, Torino 2020, pp. 18-9.

La soglia tra la vita e la morte

La seconda soglia si colloca nella terra d’incubo della fantasmagoria. È ancora Filo Sottile a parlarne:

Philidor e i suoi epigoni, con le loro lanterne magiche, si muovono laddove scienza e tecnica, occulto e storia si incontrano. Travestendole da esperienze didattiche, allestiscono un teatro degli orrori in cui vengono materializzati fantasmi inconsci. Queste apparizioni, come il padre di Amleto, pongono dilemmi e invitano a prendere posizioni. Non si tratta solo di discutere di massimi sistemi, di vita e di morte, ma anche – più prosaicamente – di capire il significato politico di un’apparizione del re da poco decapitato e di interrogarsi sull’evocazione dello spirito di un congiunto: vampirismo della nostalgia o rituale psicomagico?

Mariano Tomatis, Mesmer. La zona del Crepuscolo, Torino 2020, pp. 84-5.

La soglia tra il visibile e l’invisibile

La terza soglia insiste sul misterioso territorio delle donne invisibili – a proposito delle quali, Filo Sottile scrive:

Una sedicente scoperta scientifica diviene paradossale attrazione spettacolare. La voce disincarnata di queste donne apre a idealizzazioni e fantasie erotiche. Mariano qui ci porta dietro le quinte e rende ancora più esplicita un’attenzione per le questioni di genere che pervade tutto il suo lavoro.

Mariano Tomatis, Mesmer. La zona del Crepuscolo, Torino 2020, pp. 130-1.

La soglia tra realtà e simulazione

La quarta soglia prende in esame la prima performance pubblica di mentalismo andata in scena nella Parigi di inizio Ottocento: quella dell’abate Faria. Spiega Filo Sottile che

Il magnetizzatore di origine indiana, il primo a spettacolarizzare in modo esplicito il sonnambulismo, ci costringe a interrogarci: realtà o simulazione? Si può prestare credito a fenomeni fuori dal nostro controllo, che avvengono nella coscienza altrui? La sua contrastata parabola, costellata di critiche e sabotaggi, sembra cercare via di fuga al dilemma.

Mariano Tomatis, Mesmer. La zona del Crepuscolo, Torino 2020, pp. 158-9.

La soglia tra lucidità e follia

Per esplorare la quinta soglia è necessario inoltrarsi nelle stanze di sei manicomi francesi, dove ricostruire la tragica storia che vide coinvolta la figlia di un importante illusionista francese. Come scrive Filo Sottile:

...di evasioni inverosimili, ancora più di quella tentata dal Faria de Il Conte di Montecristo (1844), narra l’ultimo itinerario, sul confine fra lucidità e follia. Protagonista è Ersilia Rouy. Rinchiusa in manicomio per questioni di eredità, sembra pescare dai saperi dell’illusionismo e dall’armamentario dell’occulto per piegare le sbarre che la rinchiudono.

Mariano Tomatis, Mesmer. La zona del Crepuscolo, Torino 2020, pp. 184-5.

La soglia dell’Aleph

A Londra c’è un exhibit che racchiude in sé l’intero percorso svolto attraverso le sei zone del Crepuscolo: raggiungerlo consente di mettere l’occhio nell’Aleph e cogliere con maggiore lucidità quella che Oliver Holmes aveva chiamato

l’unica grande verità alla base di tutta l’esperienza umana, la chiave di tutti i misteri che la filosofia ha tentato a lungo e invano di risolvere.

Mariano Tomatis, Mesmer. La zona del Crepuscolo, Torino 2020, pp. 200-1.

Le ventitrè lezioni di mentalismo

Nella seconda sezione del libro, centoquaranta fitte pagine documentano nei dettagli tutte le idee, le tecniche e i principi discussi in occasione degli undici incontri coordinati dall’autore presso il Circolo Amici della Magia di Torino dal 20 settembre 2017 al 3 luglio 2019, ma anche durante gli otto “laboratori Mesmer” e tre iniziative culturali organizzate tra Trieste, Pavia e Bologna.

Questo è un estratto dal n. 4 della circolare informativa Lezioni di mentalismo, pubblicata il 22 novembre 2017 in occasione della lezione dedicata ai risvolti mentalistici del “gioco delle 21 carte”:

Mariano Tomatis, Mesmer. La zona del Crepuscolo, Torino 2020, pp. 236-7.

Questo è un estratto dal n. 6 della circolare, pubblicata il 15 dicembre 2017 in occasione del 3° Laboratorio Mesmer con Alfredo Castelli, scrittore e creatore di Martin Mystère:

Mariano Tomatis, Mesmer. La zona del Crepuscolo, Torino 2020, pp. 244-5.

Per saperne di più

• Chi muove i primi passi nel mentalismo può cominciare da un libro che è considerato un Classico: il best seller di Mariano Tomatis Te lo leggo nella mente, ormai esaurito nell’edizione Sperling & Kupfer (2013) ma di nuovo disponibile nella ristampa curata da Assokappa (2020).

• Il primo volume della serie Mesmer (Dall’età della pietra all’età dell’anima, 2016) ricostruisce, come in un romanzo, la nascita del mentalismo a partire dalla smaterializzazione dell’illusionismo classico. Naturale prequel de La zona del crepuscolo, presenta sedici lezioni per diventare mentalisti, ispirate agli artisti che sfidarono l’Età dei lumi coi poteri della mente.

Da sinistra: Te lo leggo nella mente (Assokappa 2020, I ed. 2013); Mesmer. Dall’età della pietra all’età dell’anima (Vol. 1, 2016); Mesmer. La zona del Crepuscolo (Vol. 2, 2020).

Note

1. Jules Evans, Estasi. Istruzioni per l’uso, Carbonio, Milano 2018, p. 50.

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