Si sceglie una carta qualunque a cui poi si strappa via il dorso stampato, quindi la si arrotola stretta. Poi si fa un pertugio in una noce, si toglie il mallo e vi si infila la carta, dopodiché si tappa per bene il foro con della cera; questa noce preparata va tenuta a portata di mano e durante l’esibizione si fa poi scegliere la stessa carta che è stata inserita nella noce, oppure se ne tiene una pronta all’uso e si dice: «Vedete Signori, ho qui questa tal carta», quindi la si inumidisce e le si stacca via il dorso stampato, la si arrotola e nella solita maniera la si fa svanire. Quindi si tira fuori dalla borsa la noce e la si porge a qualcuno dicendogli: «Rompete codesta noce, e ditemi se potete trovarvi la carta all’interno», e ritrovarvela apparirà davvero prodigioso.

Orbene si abbia un’altra noce come quell’altra ma riempita di inchiostro e chiusa nella stessa maniera. Si porga tale noce a un altro spettatore gli si chieda di romperla per vedere cosa c’è dentro, così che non appena l’avrà aperta tutto l’inchiostro gli si verserà in bocca, fatto che procurerà più allegria e ilarità di prima. (1) 

Note di Mauro Ballesio

Questo è l’unico effetto magico proposto da Hocus Pocus Junior che fa uso di carte da gioco. L’idea di far ritrovare un oggetto dentro un altro è molto antica. Reginald Scot lo descrive nel Discovery of Witchcraft (1584) che ne propone una versione differente:

Come dire quale carta una ha pensato, come trasferirla nel guscio di una noce o in una nocciola, eccetera: e lo stesso gioco ripetuto facendola trovare nel porta denari di qualcuno: come fare che uno scelga sempre la stessa carta o qualunque carta si desidera, e tutto con lo stesso metodo Si fa un foro nel guscio di una noce o di una nocciola, ed anche nel mallo. Con la cruna di un ago si estrae un po’ di polpa così che vi sia una cavità ampia tanto quanto il foro nel guscio. Si prende un bigliettino di carta lungo un pollice per mezzo pollice e vi si scrive il nome e il numero della carta. Lo si piega a metà e lo si arrotola strettamente, quindi lo si metta nella noce, o nella nocciola, e si chiude il foro con della cera rossa, sfregandola poi con un po’ di sabbia, e in tal modo non si noterà più, specialmente se la noce o la nocciola è marrone o vecchia. Si fa dunque pensare la carta il cui nome è stato infilato nella noce ad un complice, e si forza la stessa carta ad un ignaro spettatore. Durante questa azione si fa scivolare la noce nella borsa di qualcuno, o la mette in qualche altro strano posto. Non si dica che si farà prendere ad una persona una certa carta, piuttosto lo si faccia apparire come se non fosse importante quale carta questi prenderà. Se non si è già esperti nella forzatura e non si è in grado di far prendere a qualcuno la carta giusta anche se questi ne vuole prendere un’altra, o si ha difficoltà a tenere d’occhio la carta da forzare, si può segnare la carta così che quando lo spettatore giunge vicino alla carta da forzare la si può spingere un po’ più verso di lui, tenendola in modo più lasco rispetto alle altre. Se egli tuttavia prende la carta sbagliata si possono gettare via delle carte e creare il pretesto per doverlo ripetere di nuovo. Il trucco è rafforzato se un complice tiene il biglietto con la predizione racchiuso in un bottone cucito al cappotto. Il modo tipico con cui si conclude questo effetto, dopo aver mostrato con successo la previsione e dopo che la carta dello spettatore e la carta pensata dal complice sono mostrate uguali, consiste nel ripetere il gioco con un ragazzino o uno spettatore fastidioso, a cui si dice di pensare ad una carta, e gli si dà una noce ripiena di inchiostro che deve essere rotta con i denti, che egli non rifiuterà di fare, se prima ha visto un altro spettatore fare lo stesso. (2) 

Quella proposta da Hocus Pocus Junior è un alternativa elegante al piccolo bigliettino su cui scrivere il valore della carta scelta proposto da Scot: staccare il dorso delle carte da gioco è una pratica ancora in uso per realizzare carte truccate a basso costo con metodi casalinghi. Lascia intendere che all’epoca le carte fossero costituite come oggi da due strati di carta incollati insieme e dipinti.


Note

1. Traduzione di Mauro Ballesio.

2. Reginald Scot, Discovery Of Witchcraft, Libro XIII, Cap. 28, “How to tell what card anie man thinketh, how to conveie the same into a kernell of a nut or cheristone, &c: and the same againe into ones pocket: how to make one drawe the same or anie card you list, and all under one devise”, 1584.

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