Il numero di Wired di settembre 2011 mi ha fatto esclamare «Wow!» in più occasioni.

Per chi ha letto Numeri assassini...

A p.24 Marco Boscolo descrive Moris, un sorprendente sistema matematico per Iphone in uso all’FBI. Il costo? Appena 3000 dollari (!) a installazione.

Fotografie dell’ultima cena

A p.52 le fotografie di Kate McDonald trasmettono orrore nella loro disturbante semplicità. Rachel Zurer ne racconta la storia.

La ragazza della seconda classe

A p.59, nel suo racconto “Prologo”, Edoardo Nesi descrive magnificamente l’istante dell’intuizione definitiva e la sua inafferrabilità.

È come se riuscissi a percepire il pensiero di un genio, o come se la tua mente si fosse trasformata in un’antenna magica che per un attimo riesce a captare il segnale di qualche sublime radio che trasmette nell’etere a frequenze segrete e irraggiungibili. Però ti accorgi subito che è un messaggio per te, che chi l’ha mandato ha voluto mandare proprio a te, e allora ti agiti e cerchi frenetico di fermare l’idea con un appunto...

Quante sono le risposte giuste?

A p.63, in un dossier dedicato all’educazione, Sir Ken Robinson analizza alcuni problemi della didattica moderna. Sottoponendo alcuni bambini a un test sulla capacità di trovare il maggior numero di usi per una graffetta, si è notato un progressivo calo della loro elasticità mentale: dai 3 ai 15 anni, invece di potenziarsi, essa crolla miseramente.

Abbiamo la capacità innata del pensiero divergente [...] ma essa si deteriora col tempo. Sono successe un sacco di cose a questi bambini mentre crescevano. Ma una delle cose più importanti è che nel frattempo hanno ricevuto un’istruzione: sono convinto che il motivo sia questo. Per dieci anni a scuola si sentono dire che c’è solo una risposta giusta, che si trova alla fine del libro, «ma mi raccomando, non sbirciate! E non copiate, che è da imbroglioni!» Anche se fuori da scuola la chiameremmo “collaborazione”...

Abbasso il web 2.0

A p.90 Jaron Lanier riflette sulla capacità di essere ambidestri nell’uso della tecnologia digitale e nel vivere una vita autenticamente analogica. Per illustrare tale equilibrio, usa l’immagine di “una mano sul cuore e l’altra sulla calcolatrice”. Sarebbe un errore cercare di “rappresentare in digitale qualcosa che in realtà non può esserlo”: così facendo, “distruggiamo la magia e rendiamo banali e assurdi alcuni aspetti della condizione umana”. Al contempo dovremmo essere molto cauti nel “vedere il lato romantico di informazioni che invece non dovremmo esitare a dare in pasto a calcoli spietati”.

Secondo Lanier, l’insegnamento contiene qualcosa di “magico” che è molto pericoloso illudersi di poter affidare a un computer:

Gli studenti potrebbero arrivare a vedersi come relè di una struttura digitale trans-personale. Il loro compito sarebbe quello di copiare e trasferire dati, e di essere una fonte di statistiche che dovranno essre elaborate sia dagli esami a scuola sia dagli schemi pubblicitari nella vita di tutti i giorni. Quello che viene veramente perso in questo processo è l’autoinventiva del cervello umano. Se i ragazzi non imparano a pensare, non basteranno tutte le informazioni di questo mondo.

Biophilia

A p.94 ho scoperto di aver fatto molto male a snobbare Bjork.

Rubare ai maestri

A p.97 la filosofia di Renzo Piano riecheggia Picasso. A proposito del suo lavoro scrive:

È un continuo sconfinare. Se uno non sconfina [...] è un pirla. [...] A questi ragazzi noi mica spieghiamo o insegniamo niente: li facciamo stare di fianco. E io li invito, scherzando ma mica troppo, a prendere. Anche perché io ho fatto così. Ero nell’ufficio di Franco Albini, e rubavo a man salda, insomma. Quest’idea di rubare, devo dire: rubare e mandare anche un po’ a quel paese il maestro, perché bisogna anche fare così, ovviamente. E difatti io non mi incazzo mica. Mi mandano a quel paese, ci vado, e buonanotte. È nella natura delle cose.

Banksy vs. Bristol Museum (2009)

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