Si può leggere nel pensiero di un canarino? Sì, secondo il direttore del manicomio di Racconigi (Torino). Nel 1899 il dottor Oscar Giacchi racconta alla Society for Psychical Research di Londra questa vicenda:

Una signorina, innamorata del suo canarino, lo affida ad una cameriera, mentre ella va fuori a villeggiare per salute. Una notte si sveglia di soprassalto, e in lacrime: perché nel dormiveglia ha visto il caro uccelletto dibattersi nell’agonia. (1) 

I telefoni non esistono ancora: la donna scrive alla cameriera, convinta che qualcosa di terribile sia successo all’animale. Ne riceve conferma: il canarino è morto.

Del fatto scrive anche Armando Pappalardo nel suo La telepatia (1899), intitolando il racconto “L’annunzio telepatico della morte d’un canarino”. (2) 

Trovando poco credibile l’avvenimento, il gesuita Padre Giuseppe Franco si scaglia contro Pappalardo, usando parole violentissime:

Se con questa espressione il dabbene raccoglitore di telepatie vuole indicare che realmente l’uccello abbia dato avviso della sua agonia alla padroncina, e sia il proprio agente d’una vera telepatia, noi lo crediamo impossibile. (3) 

La pacata analisi – poi pubblicata sulle pagine della seriosa Civiltà Cattolica – si conclude con una velata allusione alle doti psichiche di Pappalardo:

Non di rado questi scienziati bevono grosso. (4) 

Questo racconto è tratto dall’imponente (e a tratti esilarante) lavoro di Padre Giuseppe Franco “Presentimenti e telepatie”, pubblicato tra il 1899 e il 1900 su Civiltà Cattolica: oltre 170 pagine disponibili online, purtroppo sparse su siti diversi. Tutte le 43 puntate sono accessibili tramite la Biblioteca del Laboratorio di Magnetismo Rivoluzionario a questo indirizzo.


Note

1. Padre Giovanni Giuseppe Franco, “Presentimenti e telepatie” in Civiltà Cattolica, 1900, p. 688.

2. Armando Pappalardo, La telepatia, Hoepli, Milano 1899, p. 323.

3. Franco, p. 688.

4. Ibidem.

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