Cento piccoli hacker, un cortile medievale, quattro gazebo e gli animatori di ToScience. Gli ingredienti per un laboratorio sulla magia dei libri sono tutti qui.

All’origine di tutto c’è Alice Bigli. Appassionata di letteratura per l’infanzia, nel 1999 fonda con Serena Zocca un’associazione culturale e nel 2004 apre la libreria “Viale dei Ciliegi 17”. Nel 2008 la sua passione diventa un festival letterario, oggi giunto all’ottava edizione: Mare di libri non è solo dedicato ai giovani ma anche condotto dagli stessi: sono loro a intervistare gli autori, gestirne la logistica, scriverne il giornalino, distribuire i pasti e accompagnare gli ospiti per la città.

Il mio “angelo” personale si chiama Anita Valli. E’ forlivese, ma durante il festival è ospitata a Rimini da un’amica. Anita è ormai una veterana, e compiuti i diciassette anni le sono stati affidati ben quattro autori. Armata di Whatsapp, tiene sotto controllo gli orari dei treni e i percorsi dagli alberghi ai luoghi del Festival, insieme a un esercito di coetanei sorridenti. A partire da Alice, tutti sono vestiti di blu e arancio. La t-shirt di quest’anno ha sul dorso un grandissimo Gramsci:

Alle 13.15 di oggi e domani è in programma un laboratorio di scienza e magia. Dietro le quinte c’è Andrea Vico, autore e divulgatore scientifico torinese, coordinatore di ToScience. E’ stato lui a coinvolgermi, insieme a sei giovani volontari dell’associazione: Eleonora, Laura, Alessandro, Gabriele, Michele e Pietro. Sono loro a gestire i gazebo allestiti nel cortile di Castel Sismondo, storico edificio nel centro di Rimini. I cento partecipanti sono divisi in quattro gruppi, per ottimizzare le attività. Ad accoglierli siamo io e Andrea: spieghiamo loro che stanno per incontrare una scienza insolita, apparentemente lontana da quella studiata sui banchi di scuola; una materia che – una volta tanto – non annoia ma è una fonte di meraviglia.

Racconto loro il mio percorso di studi: quando un mago fa il liceo scientifico, non può non percepire un fil rouge tra le materie scolastiche e l’arte dell’illusione. Da qui l’idea di sfruttare ogni principio fisico, chimico o geometrico per iniettare stupore nella vita di tutti i giorni. Ma trattandosi di un festival letterario, la mia ultima fatica editoriale – La magia dei libri (Editrice Bibliografica 2015) – si sente a casa: sarà lei il filo conduttore del pomeriggio. Sfoglio un flick book in bianco-e-nero, che con un soffio si colora (vedi qui). Mostro il libro magico scritto da Mark Setteducati e Anne Benkovitz (vedi qui): inspiegabilmente, le palline rosse in copertina diventano verdi (e viceversa). Aprendo The Magic Show di Richard Fowler e David Wood, al centro di due pagine appare la cassa di un mago. Con una sega di carta, tagliamo in due la sagoma di un bambino, ma – come accade in teatro – il piccolo non ne patisce alcuna ferita (vedi qui). La ghigliottina di carta di Matt Johnstone e Richard Fergusson attraversa il dito di un bambino senza fargli alcun male (vedi qui).

I libri possono essere magici, quando si sfruttano i giusti princìpi. Ma un conto è fare gli spettatori passivi, un conto è salire sul palco e diventare protagonisti: oggi sono cento i “book hacker” pronti a manomettere libri ed evocare incantesimi di carta. Domani ne attendiamo altrettanti: il doppio evento è da tempo sold out (ma il termine è impreciso, perché l’ingresso è gratuito; ora e sempre, magia al popolo!)

Per i ragazzi appassionati di magia, il cortile del castello è un tripudio di occasioni didattiche. Su tutto vegliano le attente volontarie riminesi: ad aiutarci sono Francesca Mattei, Eleonora Rovetti, Giada Galassi e Michela Cerqua. Domani le sostituiranno Martina Ghinelli, Valentina Iacone, Emma Gabrielli, Emma Benzi e Martina Giovanardi.

Il primo gazebo

La prima tappa coinvolge le diverse squadre in tre esperienze magiche molto insolite. Pietro dimostra di riuscire a prevedere il futuro mettendo in scena un antichissimo gioco di prestigio, che Henri Decremps descrisse nel lontano 1783 (vedi qui).

Gabriele si esibisce in un sorprendente numero telepatico: scelto mentalmente un nome tra sedici, egli è in grado di leggerlo nel pensiero. Anche questo è un gioco antichissimo, tratto da un libro del Seicento: se non c’eri, puoi giocare anche tu a “Il passatempo” cliccando qui.

I giochi, che nascondono piccole astuzie matematiche, sono l’occasione per eseguire semplici operazioni, sviluppare il senso logico e mettersi alla prova con minuscole performance teatrali. Poi Pietro e Gabriele sfogliano un flick book, un albo a fumetti il cui colore compare e scompare a comando. Se non c’eri, riguarda la sorprendente performance cliccando qui.

Nel frattempo, in piazza Tre Martiri, dei tizi si oppongono ai matrimoni omosessuali; non sanno che, poco distante, noi li si sta spernacchiando: a Castel Sismondo basta un libro magico per ridicolizzare l’omofobia. Sfogliando un album bianco di metà Ottocento – e pronunciando la giusta parola magica (“Giovanardi!”) – appaiono due belle illustrazioni dell’odierna sfilata al Roma Pride.

Se non c’eri, ecco il flick book anti-omofobia:

Il secondo gazebo

Un altro angolo della corte è dedicato alle volvelle, ruote di carta che – a differenza dei normali dischi orari – cambiano aspetto durante la rotazione. Il laboratorio è gestito da Alessandro, che distrubuisce fogli e forbici, illustra le tecniche di taglio, aiuta a collocare i ferma-campione e suggerisce le più originali decorazioni delle ruote.

In una volvella-calendario, un paio di occhiali neri cambiano magicamente colore in occasione della Notte Rosa – quando le lenti acquistano una gioiosa tinta fucsia. Un’altra pare un traduttore automatico: scrivendo “Mare di libri” attraverso una fessura, inaspettatamente appare la sua traduzione “Sea of books”.

Una copia autografata del mio libro premierà la volvella più originale. Il tavolo è un tripudio di taglia-e-incolla – quando l’espressione si riferiva ancora alla carta.

Il vincitore si chiama Fabio, che ha creato un dispositivo di carta dotato di intelligenza artificiale. E’ in grado di rispondere a semplici domande – come “Fabio è furbo?” (rispondendo “Sì”) e “Fabio è scemo?” (rispondendo “No”). Ciò che stupisce è che la ruota utilizzata mostra una sola parola, che cambia aspetto a seconda che passi sotto una domanda o l’altra.

Ecco Fabio nel video che ne ritrae l’originale lavoro:

Il terzo gazebo

Un terzo spazio è gestito da Laura, che propone un’illusione ottica: al centro della mano dei partecipanti appare un buco. In un momento di nostalgia, mi torna alla mente il Mago Silvan che leggevo nel 1983 (diligentemente scannerizzato e condiviso qui).

E’ l’ormai famosa terapia ipnotica che in val di Susa da tempo si oppone alla linea ad Alta Velocità.

Sotto lo stesso gazebo, un Michele apprendista stregone manipola provette, beute e strane bottigliette: i liquidi cambiano colore tra le sue mani come le palline sulle volvelle – ma questa volta sono in azione principi di chimica.

Il quarto gazebo

L’ultimo spazio è curato da Eleonora, che con una bilancia illustra la resistenza della pelle alla pressione di un chiodo... di quattro chiodi... fino a sfoderare un intero letto da fachiro: i più coraggiosi lo sperimentano dal vivo, trasformandosi in novelli asceti indiani. Andrea supervisiona sulla precaria ascesi, illustrando le necessarie procedure di sicurezza. Nessuno si ferisce, e il clima è piuttosto gioioso: impazzano i selfie fachireschi – perché chiunque può fotografarsi sul lettino di una spiaggia, ma il letto di ToScience è notevolmente più trendy!

Quando l’ora di magia è finita, una foto ricordo immortala l’evento.

Con i ragazzi di ToScience ci allontaniamo sudati e felici. Domani si replica.

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