In un articolo (1)  dedicato a Jean-Eugène Robert-Houdin, padre dell’illusionismo moderno, Joshua Landy mette in luce la frattura creata dal prestidigitateur nella storia della magia. (2)  Egli fu il primo illusionista ad abbandonare gli abiti cerimoniali e le formule rituali della Tradizione esoterica. Si presentava in eleganti abiti borghesi, rivendicando il dominio della scienza e della ragione sul ciarlatanesimo. I suoi libri svelavano i misfatti di fattucchieri e bari, e la sua arte era esplicitamente intesa a

proporre nuovi esperimenti spogliati da ogni forma di ciarlataneria. (3) 

Come spiega Joshua Landy,

egli si considerava un attivista del disincantamento, portatore di luce in una lotta senza fine contro la credulità. (4) 

Nonostante ciò, Robert-Houdin è ricordato come uno dei più raffinati reincantatori della sua epoca. Come poteva conciliare le due cose?

Landy illustra il paradosso descrivendo uno degli effetti magici più noti del prestigiatore francese – la sospensione eterea (1847) – così annunciata sul palcoscenico:

Signore e signori, ho appena scoperto una nuova, incredibile proprietà dell’Etere: inspirato da un essere umano al suo massimo grado di concentrazione, questo liquido rende il corpo leggero come un palloncino.

Dopo tale introduzione, il figlio di Robert-Houdin veniva sollevato in posizione orizzontale, retto su un lato da un semplice bastone, dimostrando la possibilità che un essere umano potesse levitare.

Jean-Eugène Robert-Houdin, Confidences d’un prestidigitateur (Vol. 2), Librairie Nouvelle, Parigi 1859 (vedi qui).

Commenta Landy:

Per essere affascinato, il pubblico non doveva credere che Robert-Houdin possedesse poteri mistici [...] Era sufficiente che credessero ai misteri della scienza.

Sommando (1) il racconto che Robert-Houdin offriva in apertura, (2) la previa conoscenza da parte del pubblico di alcuni rudimenti scientifici e (3) l’esecuzione perfetta dell’esperimento (che comprendeva l’uso di boccette profumate che riempivano i salotti di odore di Etere), l’illusione che si creava era impeccabile.

In qualche modo, il prestigiatore francese dimostrava che, presentata nel modo giusto, la stessa scienza illuministica che aveva contribuito a disincantare il mondo – relegando religione e occultismo a forme di superstizione – era in grado di reincantarlo, evocando con successo il senso di meraviglia. Aggiunge Landy:

Artisti come Robert-Houdin, pur demistificando le vecchie superstizioni, al contempo le sostituivano con nuove fonti di meraviglia – mirando così al disincanto attraverso il reincanto. (5) 

C’è però un punto chiave che a Landy non sfugge. L’illusionista non contribuiva al reincanto del mondo usando la scienza, ma usando un’illusione della scienza; non dobbiamo dimenticare che nelle sue boccette non c’era Etere, ma un’essenza colorata che lo imitava, né la levitazione era prodotta davvero con una sostanza chimica. Egli diceva di usare una scienza (l’Etere) ma ne usava un’altra (quale? segreto!) – e da tale scarto emergeva l’incanto.

Il pubblico ideale di Robert-Houdin doveva sviluppare un’abilità sofisticata: quella di lasciarsi ingannare in modo volontario e consapevole. Tale capacità non ce l’avevano né gli individui troppo religiosi (che attribuivano gli effetti magici al Maligno), né quelli dotati di un bagaglio scientifico insufficiente (che attribuivano la levitazione all’Etere), né ancora i cinici scettici di professione (che interpretavano le sue esibizioni come offese all’intelligenza).

Secondo Landy,

solo gli spettatori che, con un’agilità mentale pari alla sua destrezza manuale, erano in grado di accendere e spegnere la propria consapevolezza durante lo show, potevano reagire nel modo più appropriato alla sospensione eterea. [...] Quella che Robert-Houdin richiedeva la potremmo definire una “sospensione eterea dell’incredulità”. (6) 

Mirando a creare questo tipo di spettatori, l’illusionista sapeva di offrire degli stimoli preziosi: i suoi spettacoli erano occasioni per affinare l’attitudine a una credulità distaccata – un atteggiamento che, riportato nella vita quotidiana, consentiva di reincantarla nella sua interezza. Landy definiva la sospensione eterea “un modello per la costruzione di un sistema di credenze cosciente della propria natura illusoria” (7) .

Tra i mentalisti contemporanei, Derren Brown è tra i pochi a coltivare una consapevolezza del genere negli spettatori. Ateo e umanista militante, tra le pagine del suo libro Il mentalista rivolge un attacco a tutto campo alle religioni, alle medicine alternative e allo spiritismo, ma anche alla PNL e all’ipnosi (8)  – inimicandosi il mercato del self-help e costringendo la sua casa editrice italiana MyLife a insistere su altri meriti del libro. Allo stesso tempo, il suo ampio uso di narrative pseudoscientifiche solleva l’indignazione degli scettici di professione – come il matematico Roger Heath-Brown, così poco dotato di “credulità distaccata” da etichettare il suo abuso dei numeri per scopi spettacolari come forma di disinformazione. (9) 

Le posizioni intermedie sono scomode da mantenere, ma il prezzo che si paga per coltivarle è pienamente ripagato dalla risposta del pubblico in grado di coglierne il valore. (10) 

Il neuroscienziato David Eagleman ha recentemente illustrato (nel suo libro Sum) un’affascinante posizione filosofica intermedia, che si colloca tra la fede e l’agnosticismo. Definendosi “possibilista”, Eagleman non aderisce ad alcuna fede religiosa specifica – ammettendo che mancano sufficienti dati razionali per scegliere l’una o l’altra. Tale mancanza, che porta l’agnostico a fermarsi e sospendere il giudizio, non è per lui un ostacolo: i possibilisti ritengono interessante coltivare molteplici ipotesi sulla natura del trascendente, in un gioco creativo che incarna appieno la “credulità distaccata”. Avendo fatto sua la lezione di Michael Saler, le proposte di Eagleman trasudano ironia – l’ingrediente fondamentale per facilitare nel lettore un sano distacco.

Tra gli spettatori ingenui e quelli sentimentali, ogni artista è libero di mirare al pubblico con cui preferisce relazionarsi. Educare il proprio pubblico al sofisticato equilibrio della “credulità distaccata” è la sfida più ambiziosa che possa porsi il mentalista moderno.


Note

1. Joshua Landy, “Modern Magic: Jean-Eugène Robert-Houdin and Stéphane Mallarmé” in Joshua Landy e Michael Saler, The Re-Enchantment of the World: Secular Magic in a Rational Age, Stanford University Press, Stanford, 2009.

2. Vedi anche il capitolo dedicato a Robert-Houdin in Mariano Tomatis, La magia della mente, SugarCo, Milano 2008.

3. Cit. in Joshua Landy, op. cit., cap. 1.

4. Joshua Landy, op. cit., cap. 2.

5. Joshua Landy, op. cit., cap. 2.

6. Joshua Landy, op. cit., cap. 3.

7. Joshua Landy, op. cit., cap. 3.

8. Qui i suoi claim riuniti in una sola pagina.

9. Cit. in Paul Revoir, “OK Derren, now tell us how you REALLY did it: Experts pour scorn on illusionist’s explanation of lottery stunt” in Mail Online, 12.9.2009.

10. Anche Penn & Teller hanno impostato l’intera carriera sulla creazione di un pubblico altrettanto sofisticato.

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