E dire che soffro di vertigini. Ho quasi raggiunto la sommità dell’edificio, ma c’è qualcosa che mi fa aderire con sicurezza alla parete. Nessun morso di ragno radioattivo: si tratta della forza di gravità. Sto strisciando sul pavimento, dove Leandro Erlich ha installato la facciata di un edificio tardo ottocentesco: la Dalston House. Un enorme specchio a 45 gradi proietta la mia immagine lassù, dove i presenti mi vedono mentre mi arrampico come Spiderman.

L’installazione sorge nel quartiere londinese di Dalston, ed è stata commissionata all’artista argentino dal Barbican nell’ambito del Festival dell’Architettura Londinese 2013. Per costruire la facciata, Erlich si è ispirato all’architettura vittoriana degli edifici circostanti, rafforzando ulteriormente l’illusione.

Erlich è noto per la capacità di trasformare situazione ordinarie in esperienze eccezionali, attraverso meccanismi illusori semplici ma sorprendenti.

Leandro Erlich, Dalston House (2013)

Cita Hitchcock, Polanski e Lynch come fonti di ispirazione, per aver

fatto uso della quotidianità come scenario per realizzare la finzione ottenuta attraverso il sovvertimento psicologico degli spazi quotidiani.

Perdo l’equilibrio e rischio di cadere. Il mio amico Ferdinando, intanto, fa equilibrismo sul pomello di una porta.

Catturo con il telefonino due turiste orientali. Duplico la fotografia e ne ruoto una. Sembrano uscite da un quadro di Escher.

Le superfici riflettenti sono ormai un elemento classico della poetica di Erlich. Nell’opera El Living, lo spettatore non vede il proprio riflesso in uno specchio – come capita solo ai vampiri. L’effetto sfrutta due stanze arredate in modo speculare, separate da un vetro incorniciato. Chi entra in una stanza è l’unico a non riflettersi nel falso specchio.

Leandro Erlich, El Living (1999)

La stessa sensazione si ha di fronte al suo Broken Glass, un tipico bagno che presenta un lavandino, una mensola e quello che sembra uno specchio incrinato. Impossibile usarlo per farsi la barba: anche in questo caso si tratta di un vetro trasparente, dietro il quale c’è un’altra stanza. L’incrinatura e la presenza di due spazzolini da denti speculari sulla mensola rende irresistibile l’illusione.

Leandro Erlich, Broken Glass (2005)

Se non si era capito, amo Erlich alla follia. Per le contaminazioni che propone e per la fede che esprime nelle sue opere:

Credo che l’arte e la scienza si alimentino a vicenda. Entrambe le discipline necessitano della creatività per fare i conti con il mistero.

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