Questa recensione, a firma di Ugo Costamagna, è stata pubblicata sulla bella rivista elettronica “Hugomagia no-magazine” il 7 aprile 2014 ed è qui riprodotta su gentile concessione dell’autore.

Questa mattina ho terminato di leggere il magnifico libro di Mariano Tomatis e Ferdinando Buscema L’arte di stupire (Sperling&Kupfer 2014). In realtà non l’ho letto tutto di un fiato come faccio di solito ma l’ho centellinato come si fa con i buon whisky – che non si bevono ma si assaporano. Diviso in nove sale tematiche, illustra attraverso un percorso che a tratti appare casuale l’esperienza magica che può venir indotta da chiunque al solo scopo di provocarla, magari per la gioia di chi la prova, ma anche per una forma di autocompiacimento.

Molti i capitoli e gli aneddoti divertenti e altrettanto profonde alcune riflessioni sociologiche e risvolti psicologici. A pag. 166 ho trovato un’idea che mi ha fatto venir in mente una montagna di effetti. Da questo libro i maghi possono apprendere un concetto fondamentale per l’arte: la vera magia avviene quando sa davvero sorprendere e apparentemente non c’è alcun trucco, ovvero quando cessa di essere intrattenimento per diventare esperienza.

Una cosa curiosa: ho acquistato questo libro in via Po a Torino, dopo averlo invano cercato in altre due librerie. Era l’ultima copia. Ho accettato di comperarlo nonostante avesse alcune macchie in copertina. Arrivato a casa mi munisco di un batuffolo di cotone imbevuto di alcool e mi accingo a pulirlo scoprendo così che le macchie erano stampate! È cominciato così lo stupore. Poi oggi, finito il libro, sono uscito per strada guardando la festa della mia via con occhi differenti e deciso a creare un’esperienza magica a qualcuno: ho incontrato in mezzo alle bancarelle due ragazzini, decenne uno e sei/sette anni la sorellina che vendevano una ventina di libri i cui titoli erano derivati dal filone Potter&fantasy e... ma questa è un’altra storia. Magari un giorno ve la racconto. Per ora, leggetevi il libro di Mariano e Ferdinando!

Voto da 1 a 10? Undici!

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