Lo scorso 21 settembre 2014, durante la “camminata spirituale” organizzata nell’ambito di Torino Spiritualità, due mentalisti – Vanni De Luca e Emanuele Spina – si sono esibiti sulla cima del monte Musinè presentando due effetti magici “a tema” (leggi il reportage).

Della bizzarra idea di associare magia e alpinismo è rimasta traccia su un numero de Il prestigiatore moderno del 1893. (1)  Ecco il reportage della curiosa impresa.

“Improvvisata alpestre”, Il prestigiatore moderno, Anno I, N. 18, 29.10.1893.

Improvvisata alpestre (29 ottobre 1893)

I prestigiatori, quando sono davanti al pubblico, raccontano volentieri le loro avventure artistiche, e per illustrare coi fatti tali racconti, da essi, ordinariamente, traggono occasione per fare qualche esperimento.

Così un illusionista di mia intima conoscenza, trovandosi in montagna, dalla numerosa comitiva di cui faceva parte fu invitato ad improvvisare dei giuochi, essendo stata la sua magica qualifica di prestigiatore svelata da una gentile signora alla compagnia.

Si stava riposando e bevendo il latte, per cui gli attrezzi disponibili erano: un sedile piuttosto rustico, dei bicchieri usuali da latte, e qualche cappello.

E con questo l’illusionista ne ebbe abbastanza per improvvisare un giuoco che fece molto effetto, e che qui riproduco:

Empito un bicchierone di latte, e trovato un cappello il più voluminoso possibile, fece constatare che mettendovi dentro il bicchiere, questo lo occupava quasi interamente.

Ed ecco lo svolgimento del giuoco.

Il cappello venne deposto sul sedile, il prestigiatore domandò un prestito un gran fazzoletto, o foulard, tolse dal cappello il bicchiere di latte che mise sulla palma della mano sinistra, lo coprì col fazzoletto, lì in mezzo al circolo formato dagli astanti, e dopo un momento ridistese il fazzoletto suddetto, scuotendolo; le mani apparirono vuote ed il bicchierone si trovò invisibilmente ritrovato nel cappello, dove si rinvenne senza che vi mancasse una sola goccia di latte.

Spiegazione

Due sono i bicchieri: il primo, naturale, è ripieno di latte.

Il secondo è senza fondo, e un po’ più grande del primo, tanto da poterlo giustamente contenere nel suo interno, come dentro un tubo. Questo bicchiere senza fondo deve essere dipinto in bianco, per rappresentare bene l’altro bicchiere ripieno di latte, e deve anche simulare lo spessore del suo fondo.

Prima di cominciare si infila la mano sinistra in questo tubo, e lo si fa discendere nel braccio come un polsino, nascondendolo sotto la manica.

Appena avuto il cappello, nell’introdurre la mano in esso per far verificare che è vuoto vi si lascia destramente sdrucciolare il finto bicchiere, che resta diritto nel fondo, quando si depone il cappello sul sedile.

Allora si prende per l’orlo il vero bicchiere e si mette nel cappello, calandolo con precauzione nell’interno del finto bicchiere. E portando in giro per un momento a vedere il cappello, per far notare che è quasi tutto riempito, il pubblico non vedrà che un solo bicchiere e la superficie del latte, perché le due pareti di vetro non sembreranno formare che una sola.

Si prepara sul braccio sinistro un fazzoletto piuttosto ampio (quei fazzoletti da testa o da collo) e fingendo di levare il bicchiere dal cappello, in realtà si prende solo quello esterno, procurando di lasciarlo il meno possibile scoperto sulla mano, e di maneggiarlo come se realmente fosse pieno.

Sotto al fazzoletto, senza che nessuno se ne avveda, si infila la mano sinistra nel bicchiere senza fondo e coll’aiuto della destra che agisce opportunamente all’esterno del fazzoletto, lo si fa rientrare nel polso e sotto la manica, precisamente nel modo su detto, e cioè, come se fosse un polsino.

Così avviene la sparizione di un grosso bicchiere di latte, senza l’aiuto di alcun mobile o “servente”: sparizione che produce il passaggio della mano all’interno del cappello.

Tratto da “Improvvisata alpestre”, Il prestigiatore
moderno
, Anno I, N. 18, 29.10.1893, pp. 138-139.

Questo reperto storico proviene dalla biblioteca del Circolo Amici della Magia di Torino, che ringrazio per averne concesso la riproduzione.


Note

1. “Improvvisata alpestre”, Il prestigiatore moderno, Anno I, N. 18, 29.10.1893, pp. 138-139.

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