Nel nostro libro L’arte di stupire (Sperling & Kupfer 2014) io e Ferdinando Buscema abbiamo citato Michael Carbonaro tra gli ispiratori dell’espressione magic experience design. Michael ha portato la magia fuori dai teatri, esplorandone l’impatto nel contesto della vita quotidiana.

Nel 1867 La Gazzetta Piemontese raccontò un’esperienza dello stesso tipo, progettata in un negozio di confezioni torinese:

Giorni sono un elegante signore entra in uno dei principali nostri negozi di mode e domanda al giovane, che stava dietro al banco, dei nastri, questi gliene mostrò parecchie pezze, il signore ne sceglie una, e chiede al merciaio quante braccia contiene.
- Venticinque, risponde il mercante.
- Badate che vi sbagliate.
- Non signore, tutte le pezze sono eguali: venticinque braccia l’una.
- Ebbene misuratela, soggiunge il compratore.
Il giovane si mette all’opera, misura, misura, venticinque... cinquanta... cento... e il nastro cresce sotto la mano del merciaio meravigliato; ma il suo stupore scemò allorché venne a rilevare che quel compratore era Eugenio Bosco. (1) 

Il magic experience designer Eugenio Bosco era il figlio del più celebre Bartolomeo Bosco, uno dei più influenti e celebrati illusionisti di sempre.


Note

1. La Gazzetta Piemontese, 31 agosto 1867.

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