La rivista del Club Arte Magica di Milano Verba Tayko mi dedica la copertina dell’ultimo numero. Raul Cremona racconta il nostro primo incontro, presenta una panoramica dei miei libri e ospita il mio articolo riprodotto di seguito.

La magia di Prudence Bernard

Il correttore automatico di Gmail si arrabbia se scrivi “un’illusionista” con l’apostrofo: l’algoritmo non immagina che esistano le prestigiatrici! Vivendo a Torino, una di loro mi è particolarmente cara. Si chiamava Prudence Bernard ed è grazie a lei che nel 1850 il mentalismo è arrivato nel nostro Paese.

Due anni prima ci aveva provato Charles Lafontaine, ma senza successo; era stata una pessima idea fissare il tour durante i moti rivoluzionari del 1848 – quelli per cui ancora oggi l’espressione “che Quarantotto!” è sinonimo di “che macello!”. Sui giornali, la magia non aveva trovato spazio e l’illusionista se n’era andato sconsolato.

Prudence era riuscita dove il predecessore aveva fallito: portare in teatro i poteri della mente, dimostrare che esiste un misterioso fluido magnetico che apre il Terzo Occhio e rende possibili i poteri paranormali. Ad attivare le sue doti mistiche era il marito, un prestigiatore di Tolosa che la seguiva dappertutto. Il teatro delle “serate magnetiche” torinesi è oggi un anonimo garage, ma per ricreare l’atmosfera che si respirava nell’elegante Wauxhall ho elaborato tre strategie.

La prima: ammirare l’incisione dell’epoca che ritrae lo spettacolo, dove la donna è in stato di trance e fissa un punto nel vuoto; tutto intorno, il pubblico esterrefatto sa di assistere a qualcosa di mai visto prima.

La seconda: raggiungere la bella piazzetta Maria Teresa, il cui giardino cinto dai bagolari non ha mai dimenticato Prudence; nel punto in cui è stato potato, uno degli alberi ha un occhio spalancato verso il Wauxhall – una memoria vegetale dell’ingresso del mentalismo nella “città magica” par excellence.

La terza: rimettere in scena un numero basato sulla tecnica più sottile usata dall’illusionista francese – un trucco che gli inglesi chiamano miscall. Tutto il mentalismo si basa su stratagemmi verbali, parole ambigue e frasi infarcite di messaggi nascosti. Nell’Ottocento, i manuali di “stenologia” erano veri e propri trattati di linguistica al servizio delle imbonitrici magnetiche: lunghe liste di parole in codice consentivano di comunicare informazioni al partner di scena, tutto all’insaputa del pubblico.

Procurati un foglio ingiallito e scrivi con una bella grafia il testo di questa lettera:

Mi chiamo Prudence Bernard e sono una mentalista.
Mio marito Auguste faceva il prestigiatore, ma dopo avermi conosciuta, il suo spettacolo si è arricchito con un numero sensazionale; per questo ho preteso che il mio nome apparisse sulla locandina e negli annunci sui giornali. Usando il magnetismo animale, Auguste muove le mani davanti ai miei occhi e mi addormenta. Il sonno magnetico attiva le mie percezioni extrasensoriali e, in stato di sonnambulismo, riesco a vedere le cose nascoste. Anche al di là dello spazio e del tempo. Sono nata nel 1824 e non so per quanto tempo ancora potrò esibirmi. Lascio questa lettera per dare prova dei miei poteri a chi verrà dopo di me. Questo è uno dei giochi che presento durante i miei spettacoli. Solleva un po’ di carte da un mazzo e fa in modo di averne lo stesso numero nelle due mani; se sono dispari, elimina quella di troppo. Conta le carte che hai messo nella mano destra e annuncia a voce alta quante vuoi trasferirne nella sinistra, poi esegui lo spostamento annunciato. Conta le carte rimaste nella destra e trasferiscine lo stesso numero dalla sinistra alla destra. Elimina tutte le carte che hai nella mano destra e concentrati su quelle rimaste nella sinistra.
Proiettando lo sguardo magnetico tra le tue dita, vedo che ti sono rimaste in mano * carte.
Se ho indovinato, non credi che io meriti un applauso?

Al posto dell’asterisco nella penultima frase, fai un qualunque segno confuso che non dia nell’occhio.

Per presentare al pubblico il gioco, prendi a prestito un mazzo di carte (o metti a disposizione il tuo) e mostra la lettera. Nessuno si accorgerà che un carattere è illeggibile – ma se la cosa ti preoccupa, usa una mano per tenere il foglio dal lato in basso, coprendo con un dito il segno grafico sospetto.

Leggendo la pagina, fa le giuste pause per consentire alla persona coinvolta di eseguire le varie azioni. In particolare, quando dirà a voce alta un numero, tienilo a mente. Quando arrivi a leggere la frase cruciale, quella che contiene la rivelazione finale, al posto del segno grafico pronuncia il doppio del numero che hai memorizzato. Se la persona ha detto CINQUE, pronuncia il numero DIECI senza esitazione e senza cambiare tono di voce, leggendo la frase come se ci fosse scritto: “…vedo che ti sono rimaste in mano dieci carte”. Nessuno dovrà controllare la lettera: quando hai finito di leggerla, toglila dalla vista e sposta l’attenzione sulle carte rimaste in mano.

La tecnica si chiama miscall – un verbo che significa “chiamare con un nome sbagliato”: se leggessi in modo onesto la lettera, quando arrivi al segno confuso dovresti dire che manca qualcosa, oppure schiarirti la voce o lasciare un vuoto; usandolo all’insaputa del pubblico come un jolly, quell’asterisco può valere qualsiasi numero – e l’astuzia consiste nel pronunciare il doppio di quello annunciato a voce alta da chi partecipa al gioco. Invece del segno illeggibile puoi scrivere “6”: il gioco resta identico (e dovrai trattare il 6 come se fosse un jolly) ma se il pubblico dovesse scegliere il tre – ed è la scelta più frequente, se i due mazzetti sono piccoli – non servirà nessun miscall; potrai far leggere le ultime frasi a qualcun altro, senza preoccuparti di nascondere la lettera alla fine del gioco.

Il miscall è già descritto nei libri di magia del Settecento, ma gli episodi in cui si affaccia nella vita quotidiana senza volerlo sono all’ordine del giorno. Al termine di una lunga e affettuosa giornata trascorsa fuori, mi è capitato di abbracciare la persona con cui mi trovavo sussurrandole – con una punta di tristezza per l’ora tarda: “Andiamo?”. Sentendomi rispondere “Ti amo anch’io”, non ho mai osato obiettare che aveva capito male: sarebbe stata una forma di debunking molto idiota! Assai meglio il miscall, per quanto inaspettato e non voluto.

Questo effetto magico è semplice perché funziona automaticamente, puoi leggere il testo senza doverlo memorizzare e l’unica attenzione che dovrai avere è raddoppiare il numero scelto dal pubblico: pronunciando quel doppio al momento giusto, sarai complice di un’illusionista (con l’apostrofo!) con la quale il mentalismo italiano ha un grosso debito.

Verba Tayko, n. 4, Club Arte Magica, Milano 2023.

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