Ogni 7 gennaio a Roma l’anniversario dell’agguato di via Acca Larentia attira centinaia di persone nostalgiche del ventennio fascista – ma per chi ha mancato l’appuntamento, il tour letterario del generale Roberto Vannacci ne è la versione itinerante. Presenziare a quegli eventi, condividere sui social estratti da Il mondo al contrario e rilanciarne le parole d’ordine è un gesto identitario: definisce un “noi” tenuto insieme dall’odio per le minoranze, le diversità e le istanze libertarie.

È davanti alla fiamma di un accendino che Valentina Mira coglie l’urgenza di un contrattacco:

Faccio scorrere il polpastrello sulla piccola ruota in metallo. Penso alla necessità di un “noi” netto contrapposto a quel “loro” mentre osservo il fuoco. (1) 

Il libro Dalla stessa parte mi troverai (SEM 2024) è il suo più recente contributo alla costruzione di quella comunità: un luogo dove l’insoddisfazione si cura attraverso la lotta:

quella di genere, quella di classe, quella antirazzista, quella antiabilista, quella ecologista – e quella antifascista, naturalmente. (2) 

L’autrice lo spiega con la semplicità di chi sta stilando un “manifesto” intorno a cui riconoscersi e unire le forze: se i fascisti di Acca Larentia e i sostenitori di Vannacci teorizzano e praticano

la legge del più forte schiacciando chi sta sotto, quello in cui crediamo noi è l’esatto opposto di questa forma di vigliaccheria rivendicata: la legge del più forte va ribaltata. In questo crediamo. (3) 

Mettendo a frutto (e a disposizione della comunità) le sue doti da romanziera, Valentina Mira riparte dal pluriomicidio di via Acca Larentia per seguirne un filo interrotto: la sospetta morte in carcere di Mario Scrocca, ingiustamente accusato dell’agguato e trovato impiccato in una cella a prova di suicidio. Ad aiutarla nella ricostruzione del caso, una cronaca dallo stile letterario punteggiata da frequenti deviazioni autobiografiche, è la moglie di Mario, Rossella Scarponi. Nei brevi capitoli si alternano la tenerezza di un amore troncato troppo presto, la rabbia per il senso di ingiustizia, le domande per i troppi punti lasciati in sospeso da un’indagine frettolosa e inconcludente, l’analisi impietosa del vittimismo dei fascisti, lo struggente impegno a tenere vivo lo spirito dell’amore per il marito, «un pischello che lotta per le cose pratiche, che per qualcuno potrebbero risultare piccole mentre per un quartiere intero – per la tua gente – sono il mondo»; uno spirito battagliero, perché per Rossella e Mario

di amore è fatta la lotta, di lotta è fatto l’amore. (4) 

Avendo al centro quel “noi” da contrapporre a “loro”, Dalla stessa parte mi troverai non è soltanto un reportage che si legge come un romanzo ma anche uno strumento di autoanalisi: uno specchio attraverso cui individuare in sé le larve con cui il fascismo e la cultura reazionaria hanno parassitato la nostra anima – in una quotidiana pratica di possessione tipica della magia nera (devo l’immagine ad Aph Ko che ne scrive in Racism as Zoological Witchcraft, 2019). Valentina Mira non dispensa verità da un piedistallo ma racconta l’accidentato percorso di emancipazione da quelle mostruosità, respirate negli ambienti neofascisti che ha frequentato negli anni della crescita. Sono le pagine che hanno agito più in profondità su di me, avendo vissuto immerso nella stessa cultura patriarcale e suprematista e avendo introiettato sin dalla più tenera infanzia i più beceri criteri di mascolinità: dove lei racconta le pratiche violente di un fidanzato fieramente fascista, rivedo la pressione a misurare il mio valore sulla disponibilità ad agire quella stessa violenza.

Rinnovando l’incanto che mi ha già provocato con il precedente X (2021), l’autrice usa la scrittura per aprirsi una via d’uscita da quelle orrende incrostazioni psichiche – un approccio che spiega senza giri di parole:

Tutto quello che posso fare è spurgare anche qui, su queste pagine, le stille di quel veleno fascista che mi sono rimaste dentro. Di nuovo, il mio desiderio è che, fronteggiando ciò che di fascista alberga in me, venga voglia anche ad altre persone di farlo. (5) 

Valentina Mira mette a nudo le fragilità che l’hanno portata a compiere le scelte sbagliate, sferrando un ulteriore colpo all’orgoglio celodurista di chi – proclamandosi lontano da ogni macchia e paura – promuove la logica violenta del più forte:

Ci tengo a questo concetto. Uscire da una dinamica di oppressione, che sia individuale o collettiva, vuol dire anche analizzare come ci sei finito dentro. (6) 

Per chi, come me, si trova al vertice della catena alimentare dell’oppressione etero patriarcale, è un vero e proprio indirizzo creativo, una cornice preziosa per ogni atto di scrittura al servizio dell’antifascismo: analizzare le lusinghe di un sistema che offre a noi uomini la supremazia in cambio di un’obbedienza alle logiche dell’oppressione è il modo più fertile per strapparci dalla carne il richiamo della violenza e il gusto amaro della sopraffazione.

Per provare a fornire anticorpi. Tentare di dare strumenti per salvarsi alle altre [e agli altri] “te” che ci stanno in giro per il mondo. (7) 

Questa forma di militanza letteraria è al centro del lavoro dell’autrice, «il motivo per cui» – sono le sue parole – «mi sono impelagata nella storia di Rossella Scarponi e di Mario Scrocca» (8) ; un’azione non disgiunta da

un senso di sorellanza, […] un restituire l’accoglienza mai scontata che Rossella, e la collettività di cui fa parte da tanti anni, mi hanno permesso di trovare [e] un senso di giustizia, in risposta al senso d’ingiustizia profonda che mi dà pensare alla vicenda di Mario. (9) 

Incarnando questa molteplice prospettiva, Dalla stessa parte mi troverai rifiuta la dinamica narcisistica e ombelicale di tanta autofiction, consapevole che

il mondo è al contrario solo per chi lo guarda riflesso in uno specchio d’acqua. O a testa in giù. (10) 


Note

1. Valentina Mira, Dalla stessa parte mi troverai, SEM, Milano 2024, p. 224.

2. Mira 2024, p. 54.

3. Ibidem.

4. Mira 2024, p. 39.

5. Mira 2024, p. 151

6. Mira 2024, p. 203.

7. Mira 2024, p. 191.

8. Ibidem.

9. Ibidem.

10. Mira 2024, p. 205.

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