Il Prestigiatore che voglia onorarsi di tale titolo deve possedere attrezzi d’ogni genere tra i suoi strumenti, e prima di ogni altra cosa deve avere tre coppe o bussolotti, siano essi di ottone o di latta. Tali bussolotti devono esser tutti della stessa dimensione; nella seguente immagine sono ben rappresentati la loro forma e misura, indicati con la lettera B.

Inoltre deve avere quattro biglie o palline fatte di sughero, della dimensione di piccole noci moscate. Dapprima dovrà allenarsi a maneggiare tali palline due o tre alla volta e con una mano soltanto. La posizione migliore – e anche la più pratica – per tenere in mano una pallina è tra la base del pollice e il palmo della mano; maneggiandone più d’una alla volta, vanno invece tenute alla base delle dita. La posizione con cui tenere una palla più grande è tra le due dita mediane. Durante l’esecuzione bisognerà sempre ricordarsi di tenere il palmo delle mani rivolto verso il basso, e una volta acquisita buona destrezza nel maneggiare tali palline si potranno eseguire molti prestigi strabilianti e dilettevoli.

Taluni si esibiscono seduti a gambe aperte, altri tengono una piccola borsa appesa in grembo, ma entrambi hanno lo stesso intento. Alcuni effetti si eseguono con più grazia stando in piedi piuttosto che seduti. La maniera con cui si maneggiano i bussolotti ha lo scopo di nascondere una quarta pallina tenuta nella mano. Così, se appare che una pallina venga lanciata in aria, in bocca o nell’altra mano, in realtà la si trattiene nascosta nella stessa, badando sempre di tenere il palmo rivolto verso il basso in modo che nessuno la possa scorgere.

Per cominciare, l’esecutore si mette dietro a un tavolo coperto da un panno, grazie al quale le palline non rotolano via né rimbalzano. Per la stessa ragione, l’esecutore tiene un cappello in grembo o si siede in modo da poter ricevere qualunque cosa tra le gambe, assicurandosi che gli spettatori rimangano seduti.

Quindi si prendono le quattro palline, se ne appoggiano tre sul tavolo (trattenendo segretamente la quarta nella mano destra) e si dice: «Signori, come vedete, qui ci sono tre palline: Meredin la prima, Benedict la seconda e Presto John la terza.» Si prendono poi i tre bussolotti, tenendoli nella mano destra e dicendo: «Qui ci sono pure tre bussolotti. Vedete che non c’è nulla al loro interno, né hanno il fondo truccato.» E ancora: «Osservate: li metto in fila tutti e tre capovolti.» Nel farlo, si introduce segretamente la pallina trattenuta nella mano destra sotto il bussolotto centrale, dicendo così: «Nulla qui, nulla lì e nullallà.» Poi si mostrano le mani e si aggiunge: «Guardate Signori: niente nemmeno nelle mie mani. E ora, cominciamo!»

Si prende con la mano destra una delle tre palline lasciate sul tavolo e si dice: «La prima è questa.» Si finge di metterla nella mano sinistra, chiudendola rapidamente, e poi battendola contro il proprio orecchio si dice: «È per schiarire la mente, Presto, ed è sparita!» Poi, con entrambe le mani, si sollevano i bussolotti rimanenti (indicati con A e B) dicendo: «Nulla qui e nullallà», e nel riporli capovolti si introduce segretamente la pallina tenuta nella mano destra sotto il bussolotto indicato con B.

Poi con la mano destra si prende la seconda pallina e si finge di metterla nella sinistra (ma in verità la si trattiene segretamente) chiudendo la mano a tempo debito. Quindi si batte la mano sulla propria bocca fingendo di ingoiare la pallina e facendo una smorfia, come se la si avesse ingoiata davvero, e si dice: «Presto, e vedete: è sparita!» Poi con la mano destra si solleva il bussolotto indicato con A, dicendo: «Qui non c’è», e nel riporlo capovolto si introduce segretamente la pallina tenuta nella mano destra, così che ci sarà una pallina sotto ogni bussolotto.

A questo punto, con la mano destra si prende la terza pallina e si finge di metterla nella sinistra (ma invece la si trattiene segretamente) chiudendo la mano a tempo debito. Poi la si allontana dal corpo pronunciando le parole: «Vade, couragious», e la si riapre soffiandoci sopra e guardando verso l’alto, come se fosse volata via, aggiungendo: «Passa couragious, ed è sparita!» E infine si sollevano i bussolotti uno dopo l’altro, concludendo così: «Signori, ecco la prima, la seconda e tutte e tre nuovamente!»

Si capovolgono ancora i bussolotti sulle palline e si ricomincia col dire: «Guardate Signori: le copro di nuovo.» Con la mano destra si prende il primo bussolotto e con la sinistra la pallina che si trova sotto, dicendo: «Vedete, la tiro fuori», e nel riporre capovolto il bussolotto vi si introduce segretamente la pallina tenuta nella mano destra. Quindi con la stessa mano destra si prende la pallina dalla sinistra, si finge di metterla nella borsa (ma invece la si trattiene segretamente) e si dice: «Vade, e vedete: è andata nella mia borsa.» Poi si prende con la mano destra il secondo bussolotto e con la sinistra la pallina che si trova sotto, dicendo: «L’ho tirata fuori chiaramente», e nel riporre capovolto il bussolotto vi si introduce segretamente la pallina tenuta nella mano destra. Quindi con la stessa mano destra si prende la pallina dalla sinistra e si finge di metterla nella borsa (ma invece la si trattiene segretamente) dicendo: «Jubeo, ed è finita nella mia borsa.» Poi con la mano destra si prende il terzo e ultimo bussolotto e con la sinistra la pallina che si trova sotto, dicendo: «Ora prendo l’ultima», e nel riporre capovolto il bussolotto vi si introduce segretamente la pallina tenuta nella mano destra. Quindi, con la stessa mano destra si prende la pallina dalla sinistra e, fingendo di rimetterla nella borsa (ma invece trattenendola segretamente), si dice: «Vade, è finita nella mia borsa.»

Infine si sollevano i bussolotti in sequenza, concludendo così: «Signori, ecco di nuovo la prima, la seconda e tutte e tre.» E nel riporre capovolto l’ultimo bussolotto indicato con la lettera A, vi si introduce segretamente la pallina tenuta nella mano destra.

A questo punto si prende una delle tre palline con la mano destra e si finge di metterla sotto il bussolotto B (ma invece la si trattiene segretamente) e si pronunciano le parole: «Per virtù della polvere miracolosa, Jubeo, sparisci da questo bussolotto!» Quindi si solleva B dicendo: «Vedete Signori, non vuole sostare sotto questo bussolotto, ma si intrufola volentieri sotto quest’altro!» Quindi si solleva il bussolotto A e ci si chiederà come vi sia finito sotto. Quindi si dice: «Signori, qua non ne vedete che una soltanto», e nel riporre capovolto il bussolotto si introduce segretamente la pallina tenuta nella mano destra.

Quindi con la destra si prende la seconda pallina e si finge di metterla nella sinistra, chiudendola a tempo debito. Poi allontanando la mano dal corpo si pronunciano le parole: «Revoca stivoca (si apre la mano e la si agita) ed è sparita!» Poi si prende il bussolotto A dicendo: «Vedete, sono finite entrambe qua sotto. Ce ne sono due.» E nel riporre capovolto il bussolotto vi si introduce segretamente la pallina trattenuta nella mano destra.

Poi con la mano destra si prende la terza pallina e si finge di metterla nella mano sinistra, chiudendola a tempo debito, dicendo: «Questa è la mia ultima pallina, Vade Passa Couragious (si apre la mano agitandola e si prosegue) e vedete, è sparita!» Infine si solleva il bussolotto A e si conclude dicendo: «Eccole qua tutte e tre nuovamente.»

Si dispongono ancora i bussolotti tutti in fila e sotto uno di essi, indicato come D, si introduce la quarta pallina tenuta nella mano destra lasciando le altre tre al loro posto.

Quindi con la mano destra si prende la prima pallina e si finge di metterla nella sinistra, chiudendola a tempo debito, poi come al giuoco dei dadi, si finge di lanciarla verso il bussolotto D e vi si soffia sopra, dicendo: «Vade Pass, ed è sparita!» Poi si prende il bussolotto indicato con A e lo si mette sopra il bussolotto D e facendo questo si introduce segretamente la pallina tenuta nella mano destra sopra il fondo del bussolotto D.

Poi si prende la seconda pallina con la mano destra e si finge di metterla nella sinistra, chiudendo la mano a tempo debito come fatto in precedenza. Quindi si finge di farla sparire con una formula ad arte, si prende il bussolotto C e lo si mette sopra il bussolotto A, e nel farlo si introduce segretamente la pallina tenuta nella mano destra sul fondo del bussolotto indicato con A.

Così facendo ci sarà una pallina sotto ogni bussolotto. Infine si prende la terza pallina e si finge di farla sparire come le due precedenti, ma invece la si trattiene, e se ne mostra una sotto ogni bussolotto, cosa che apparirà davvero prodigiosa.

A questo punto si prende un bussolotto nella mano destra e lo si mette capovolto sopra a un altro, dicendo: «Vedete Signori, metto un bussolotto sopra l’altro», e nel farlo si introduce segretamente la pallina tenuta nella mano destra sopra il fondo del bussolotto inferiore: si osservi la figura seguente.

Poi si prende una pallina, si finge di lanciarla in aria e continuando a guardarla si dice: «Vade, ed è sparita!» Quindi con la mano destra si solleva il bussolotto superiore, dicendo: «Vedete, si è intrufolata tra i miei bussolotti» e nel riporlo capovolto vi si introduce segretamente la pallina tenuta nella mano destra.

Poi con la mano destra si prende la seconda pallina e si finge di metterla nella sinistra, chiudendo la mano a tempo debito. Quindi si riapre la mano agitandola e dicendo: «Vade, ed è sparita!» Infine con la mano destra si solleva il bussolotto superiore e si dice: «Vedete Signori? Si sono appartate come due amanti in un’alcova», e nel riporlo capovolto vi si introduce segretamente la pallina trattenuta nella mano destra.

Quindi con la mano destra si prende la terza pallina e si finge di metterla nella mano sinistra, mentre la si trattiene segretamente, chiudendo la mano a tempo debito. Poi, tenendola distante dal corpo, la si riapre agitandola e si mostra stupore dicendo: «Montefilede, ed è sparita!» Dunque si solleva il bussolotto dicendo: «Eccole qui tutte e tre nuovamente. La compagnia di una è poco…», e coprendole nuovamente con il terzo bussolotto si conclude con: «…ma con due è tutta un’altra cosa!»

Dunque sembrerà che le palline di sughero, dopo esser state tolte da sotto i bussolotti, spariscano una dopo l’altra, come è stato sufficientemente spiegato, prodigio che si compie per mezzo di quella sola pallina tenuta segretamente nella mano destra.

Per finire si prende il bussolotto superiore e lo si mette da parte, e facendo scivolare gli altri due uno sull’altro con scioltezza, tenendoli con entrambe le mani in modo da non far cadere le palline, sembrerà che queste siano sparite dai bussolotti. Potrei insegnare a eseguire tali giuochi in un centinaio di modi diversi, ma lascerò che chi intende proseguire nel mestiere dell’arte li impari da sé. (1) 

Note di Mauro Ballesio

Le istruzioni dell’antico gioco dei bussolotti (“cups and balls” nel testo originale) sono inedite fino alla pubblicazione di questo libro. La trattazione proposta sorprende per essere già assai coerente ed elaborata. Si tratta di una vera e propria “routine magica” intesa in senso moderno, che scorre fluida e senza discontinuità in ogni sua fase, in cui la conclusione di ciascuna è il punto di partenza della successiva. La routine consiste quindi di sei effetti magici consecutivi:

1) le palline spariscono dalle mani e vengono ritrovate sotto ogni bussolotto;
2) le palline vengono messe nella borsa e ricompaiono sotto ogni bussolotto;
3) le palline spariscono dalle mani e ricompaiono tutte e tre sotto lo stesso bussolotto;
4) simile alla sequenza 1 ma i bussolotti sono ora impilati;
5) simile alla sequenza 3 ma i bussolotti sono ora impilati;
6) le palline spariscono definitivamente.

I passaggi salienti sono accompagnati da affabulazioni giocolatorie, formule pseudo latine e momenti di misdirection. Il testo insiste su due concetti basilari: tenere il palmo delle mani rivolto verso il basso e rispettare i tempi d’esecuzione nel chiudere la mano sinistra durante la falsa presa. Tuttavia vi è un’importante lacuna didattica: la “falsa presa” – passaggio fondamentale nel gioco dei bussolotti, con cui si finge di mettere la pallina nella mano sinistra trattenendola invece segretamente nella destra – non è spiegata compiutamente.

V’è poi una sostanziale incongruenza tra l’immagine che sul retro del frontespizio raffigura il prestigiatore nell’intento di eseguire il gioco dei bussolotti e la descrizione che qui ne viene fatta: costui è rappresentato con una bacchetta in mano; di per sé tale strumento è utile all’esecutore per operare la misdirection, nascondere l’impalmaggio delle palline o depositarle segretamente nella borsa o in una servente. Ma questo oggetto tipico dell’iconografia magica non viene mai menzionato in questo libro, né qui né altrove nel testo, ed è piuttosto sostituito da un comune coltello per azioni di misdirection equivalenti.

Il predicatore e scrittore austriaco Johanne Ulrich Megerle (1644-1709), figlio di un oste, entrato in convento ed ordinato sacerdote presso gli agostiniani scalzi (e dunque meglio conosciuto con il nome religioso di Abramo di Santa Chiara), si riferirà a questo esercizio artistico con l’espressione “Hokus-Spiel” (Giuoco dell’Hokus) spendendo parole di benevola ammirazione – contrariamente alla tendenza dell’epoca che esortava a tenersi lontani da tale pratica da bagatelliere. Sarebbe interessante comprendere se con il termine Hokus egli intendesse riferirsi ai bussolotti o allo stesso prestigiatore che lo esegue.

La frase di apertura:

Il Prestigiatore che voglia onorarsi di tale titolo deve possedere attrezzi d’ogni genere tra i suoi strumenti, e prima di ogni altra cosa deve avere tre coppe o bussolotti, siano essi di ottone o di latta.

colpirà in modo particolare Harry Houdini, che ne farà eco affermando:

Non considero un prestigiatore degno di questo nome chi non sappia eseguire adeguatamente il gioco dei bussolotti.

A proposito dell’espressione “seduti a gambe aperte”, una nota in margine riporta questo abituale modo di disporsi:

Ho visto alcuni seduti con il proprio “codpiece” aperto.

Il codpiece era un indumento intimo atto a coprire i genitali maschili, una specie di sospensorio dell’epoca. La posizione indicata è equivalente a stare seduti a terra con le gambe aperte. Più di frequente il gioco era eseguito in piedi dietro un tavolo, poiché la posizione favoriva l’esecuzione di alcune manipolazioni e movimenti segreti.

La “borsa appesa” è la pratica servente in cui scompaiono rapidamente gli oggetti o da cui essi vengo estratti alla bisogna. Nell’iconografia magica del XVII e XVIII secolo la borsa appesa alla cinta diventò un dettaglio caratteristico del costume e dell’attrezzatura scenica del prestigiatore. Da questa costumanza deriva l’espressione tedesca Tasché-Spieler che compare nel titolo dell’edizione tedesca dell’Anatomie, e che letteralmente fa riferimento al “giocare in tasca” dei maghi-giocolieri che in tale borsa e nelle sue tasche nascondevano i loro segreti.

Curiosamente l’autore battezza le tre palline con tre nomi, due femminili e uno maschile: Meredin, Benedict e Presto John. L’assegnazione dei nomi non ha una rilevanza pratica nell’immediato e sembra inconcludente, ma appare utile in seguito, quando le palline spariscono dai bussolotti e vengono fatte ritrovare prima in coppia sotto lo stesso bicchiere “appartati in un alcova come un giovane con la sua fanciulla” (un maschio e una femmina) e poi tutte e tre assieme (un maschio e due femmine): a quel punto la metafora viene chiarita in modo ammiccante dall’autore spiegando che “la compagnia di due amanti è meglio di una sola”.

Riferendosi alla “polvere miracolosa”, l’autore parla di powder of experience, espressione mutuata dai ciarlatani che spacciavano improbabili medicine, bevande tonificati, unguenti, pomate e polveri dai poteri miracolosi e medicamentosi. Qui l’affabulazione con cui si compie il miracolo prestigiatorio fa riferimento a una improbabile “polverina magica” assai comune nell’immaginario fiabesco e soprannaturale la cui tradizione è sopravvissuta al tempo e al disincanto, arrivando ai nostri giorni. Il gesto di gettare un’immaginaria polvere magica sull’oggetto che subisce una magia è dunque un gesto prestigiatorio molto antico. Famosa fu la “polvere magica di PirlimPimPim” nel XVIII secolo.

A proposito della strana formula magica revoca stivoca, nel 1898 George Francis Legge (1844-1919) ipotizza che la formula sia corruzione del latino “Revocasti Voces” (traducibile come “parole che richiamano”). Il commento si inserisce in un dibattito sul modo con cui formule antiche erano riportate nei libri di invocazioni: il mago spesso trascriveva formule che conosceva a memoria ma di cui ignorava il significato. Legge conclude l’articolo commentando che

l’autore raccomanda ai suoi lettori che nell’esecuzione di trucchi di destrezza si usino imbonimenti o formule come le parole “hocus-pocus” (hoc est corpus), “hiccius Doctius” (hic est doctius), “vade couragius” (vade cor ejus?), “revoca stivoca” (revocasti voces?) e molte altre, senza apparentemente la minima idea che stava corrompendo le parole di qualche rituale latino. (2) 

La formula pseudo latina corrotta per rima e assonanza potrebbe anche alludere alla manovra di inversione a U con cui si guida l’aratro (stivus) su un solco di ritorno nel terreno (revoca). In entrambi i casi la formula ha dunque il senso di richiamare le palline e comandar loro di “tornare indietro” in modo magico dalla mano al bussolotto da cui erano state apparentemente prelevate.

Con altrettanto beneficio del dubbio, la formula “Montefilede” potrebbe significare “Riunitevi”: “Monte” – come nel gioco di carte – può fare riferimento alla pila – in questo caso di bicchieri – formatasi impilando i tre bussolotti uno sull’altro, mentre “filede” (o “filed”) indica un raggruppamento ordinato, “in fila”. Per cui la formula potrebbe alludere al fatto che dopo la sparizione dell’ultima pallina, queste finiscono tutte ordinatamente in fila sotto un bussolotto della pila, come rappresentato dalla figura stessa che le ritrae nel manuale.

Per approfondire

- Uno dei più antichi riferimenti al gioco dei bussolotti si trova in una lettera dello scrittore greco Alcifrone. Difficile da collocare temporalmente (su di lui esistono pochissime notizie: la maggior parte degli studiosi lo colloca nel II secolo d.C.), della sua produzione letteraria sono sopravvissute 118 lettere. Ecco il brano in cui parla di un prestigiatore:

Avevo caricato l’asino di fichi e mi ero diretto al mercato per venderli. Poi un amico mi accompagnò a teatro e dopo esserci seduti in una buona posizione, mi indicava le varie rappresentazioni da seguire. Però non mi ricordo bene di tutte; queste cose non sono capace ne di ricordarle e neppure di raccontarle. Devo però dirti che uno spettacolo in particolare mi fece rimanere a bocca aperta e ammutolito per lo stupore. Un tale fattosi avanti e messo bene in vista un tavolo con tre piedi vi collocò sopra tre piccole coppe. Poi sotto ognuna di queste mise dei sassolini, piccoli, bianchi e rotondi; proprio come quelli che si trovano lungo le rive dei torrenti. Quindi li nascondeva singolarmente sotto ogni coppa, poi, non so come, li faceva trovare tutti riuniti sotto una sola. A un certo punto fece sparire i sassolini dalle coppe e li fece riapparire sulle sue labbra. E non basta. Se li inghiottì e, invitando gli spettatori più vicini a mettersi accanto a lui, li estrasse di nuovo: uno dal naso, un altro dalle orecchie, un altro dalla testa di ognuno di essi. Quindi, dopo essersi ripresi i sassolini, li fece ancora una volta sparire dalla nostra vista. Quell’uomo ti fa sparire gli oggetti con grande facilità, più di quel ladro famoso: Euribate di Ecalia. Non vorrei avere nei miei campi un simile personaggio. Nessuno lo coglierebbe sul fatto. E dopo aver rubato tutto quello che ho in casa, si prenderebbe anche il frutto dei miei campi. (3) 

- Il gioco dei tre bussolotti: le dieci varianti più curiose


Note

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